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Tre ore di volo assolato sul Brandeburgo e sulla Prussia… La prima visita di Stauffenberg, dopo l’atterraggio, è per il generale Erich Fellgiebel, anello importante della congiura poiché deve, subito dopo l’attentato, isolare il quartier generale del defunto Führer. Attraversando parecchi posti di controllo, che verificano le identità, ma non si occupano dei bagagli, la macchina inviata all’aeroporto depone Stauffenberg davanti all’accampamento di Keitel. Il colonnello discende, portando a fatica la sua borsa con le tre sole dita dell’unica mano. L’altra bomba resta nella macchina con Haeften. Essa costituisce un duplicato inutile poiché Stauffenberg non può, fisicamente, entrare da Hitler con due borse. Del resto gli artificieri della congiura non hanno garantito che un solo ordigno, esplodendo in uno spazio chiuso, non lascerà sopravvissuti… Con Keitel, Stauffenberg accenna all’oggetto della sua visita a Rastenburg: le nuove divisioni formate dall’Ersatzeer, reclute di terzo bando alle quali Hitler ha dato il nome altisonante di Volksgranadieredivisionen. Quando Keitel prende il suo berretto per uscire, Stauffenberg va nel vestibolo, si isola e con la pinza spezza la capsula contenente l’acido che deve liberare il percussore. Niente può impedire che la bomba esploda dieci minuti più tardi.
Fuori, il feldmaresciallo si spazientisce. Il tempo disponibile non è molto, a causa di una visita di Mussolini, che, dopo aver ispezionato quattro divisioni italiane in formazione in Germania, all’inizio del pomeriggio deve arrivare alla stazione di Rastenburg. Stauffenberg esce scusandosi. Keitel si offre di portargli la borsa. Egli rifiuta con un grazioso sorriso. Civetteria di mutilato.
Il rapporto ha luogo nella Lagebaracke, come tutte le volte che la regione non è in stato di allarme aereo. E’ una costruzione di legno, protetta da un leggero strato di cemento armato, rischiarata da dieci finestre e preceduta da una centrale telefonica sorvegliata da un sottufficiale. Stauffenberg, con voce molto chiara, dice a questi che attende una comunicazione urgente da Berlino, poi, dietro a Keitel e al generale Buhle, penetra nella sala delle conferenze. Sono le 12.30 passate, la seduta è aperta da qualche minuto, il generale Heusinger sta esponendo gli ultimi avvenimenti del fronte orientale. Keitel lo interrompe per spiegare la presenza di Stauffenberg. Unico seduto in mezzo a una ventina di persone in piedi, Hitler indirizza un piccolo saluto al colonnello mutilato, quindi chiede a Heusinger di ultimare la sua relazione. Stauffenberg depone la sua borsa contro uno dei robusti travicelli incrociati che sostengono il tavolo, dalla parte interna, cioè rivolta verso il Führer. Indietreggia di un passo, aspetta alcuni secondi, esce.
Keitel non lo ha visto uscire, ma ne constata l’assenza. A sua volta esce, con l’intenzione di dire a Stauffenberg che sta per giungere il suo turno di prendere la parola e che quindi deve tenersi pronto. Il colonnello non è nell’anticamera. Keitel, perplesso, rientra.
In questo istante, ore 12.42 la bomba esplode. Stauffenberg e Haeften avevano già lasciato lo Sperrkreis I, cioè il recinto del Führer. Essi aspettavano, fumando una sigaretta, nel secondo recinto, davanti all’ufficio di Fellgiebel. La detonazione che odono è pari a quella di una granata da 150. Vedono le fiamme, odono grida di dolore. Il lavoro è fatto.
Se volete continuare a leggere il racconto dettagliato della fallita Operazione Valchiriapotete farlo sfogliando il 2° volume de La seconda guerra mondiale di Raymond Cartier nella biblioteca dell’Antica Frontiera.