Imperatore romano nato a Roma il 26 aprile 121, figlio di Annio Vero, fu adottato da Antonino Pio, di cui sposò la figlia Faustina. Condivise l'impero con il fratello adottivo Lucio Vero fino alla morte di questi (169). Combatté contro quadi e marcomanni, cercando di rafforzare la frontiera danubiana ove morì. Filosofo, scrisse i Ricordi. Morì a Vindobona, oggi Vienna, il 17 marzo 180.
Per ricordare il grande imperatore-filosofo abbiamo scelto il francobollo che le poste italiane emisero nel 1997 in occasione del 40° anniversario dei Trattati di Roma. La vignetta raffigura, in primo piano, la statua equestre di Marco Aurelio, contornata da stelle, su un fondo azzurro, i due elementi che caratterizzano la bandiera dell'Unione europea.
Antonino Pio morì nel 161 d.C. e fu sostituito sul trono da una diarchia, cioè da due sovrani: Marco Antonio Vero, che al momento dell’adozione aveva preso il nome di Marco Aurelio Cesare, e Lucio Vero. Forse tra i due il più grande gestiva un potere maggiore, ma indubbiamente i due fratelli adottivi non diedero luogo a momenti di forte contrasto, confermando che il sistema dell’adozione sembrava comunque funzionare, anche se in realtà Adriano, nell’indicare i due giovani a successori di Antonino, era sembrato voler costruire artificialmente una dinastia, tanto che il giovane Marco Aurelio dovette rompere il fidanzamento con la figlia di Elio, scomparso, e sposare quella del nuovo imperatore, Annia Galeria Faustina Minore. In quanto alla divisione del potere fra i due imperatori, questa trovava i suoi esempi migliori nella tradizione repubblicana dei consoli e prometteva quindi di funzionare.
Marco Aurelio aveva quarant’anni quando assunse la responsabilità dell’Impero. Uomo di grandissima cultura ed equilibrio interiore, era un seguace convinto della filosofia stoica, grazie alla quale sentiva i doveri istituzionali come un servizio che era chiamato a svolgere. Il potere e le ricchezze, anche se pertinenti alla sua carica, non incrinarono mai il distacco interiore che egli nutriva verso le cose del mondo. Egli era sinceramente amante della pace, ma le necessità di governo lo costrinsero, in diciannove anni di regno, ad affrontare ben diciassette guerre. La realtà è che grandi mutamenti avvenivano in Europa e ai confini dell’Impero romano, le grandi migrazioni asiatiche costringevano le popolazioni germaniche ad aumentare la pressione sui confini dell’Impero.
Marco Aurelio dovette affrontare una nuova guerra con i Parti, vittoriosa comunque tanto che i due imperatori, lo stesso Marco Aurelio e Lucio Vero celebrarono a Roma il trionfo. In quella occasione, Marco Aurelio assegnò il titolo di Cesare ai suoi due figli: Commodo, di cinque anni, e Annio Vero di tre, e con ciò egli espresse pienamente l’intenzione di ritornare, pur nel rispetto della diarchia, al sistema dinastico di successione. Quindi Marco Aurelio dovette recarsi sul Danubio per affrontare le invasioni dei Catti, dei Marcomanni, dei Longobardi e dei Sarmati. Questi riuscirono a entrare nell’Impero e a saccheggiare addirittura Verona e Aquileia, mentre i Costoboci penetravano in Grecia, saccheggiando Eleusi, a pochi chilometri da Atene. Marco Aurelio profuse grande impegno e l’esercito romano affrontò campagne militari estenuanti, finché tutti i barbari furono ricacciati fuori dai confini. A questo punto, Marco Aurelio permise ai barbari che lo chiedessero, di entrare a far parte dell’Impero, ricevendo in assegnazione terreni da coltivare. Contemporaneamente, Lucio Vero dirigeva le operazioni militari in Oriente, riportando la pace in Cappadocia e in Armenia e conquistando, contro i Parti, Seleucia e Ctesifonte.
Al ritorno a Roma con le truppe d’Asia, giunse in Italia un nuovo morbo che le fonti definiscono peste, ma che in realtà doveva trattarsi o di vaiolo o di tifo esantematico o proprio della più terribile peste bubbonica. Al morbo, disgraziatamente, si accompagnò un periodo di carestia e questa situazione fu la causa della ritardata partenza dei due imperatori per la Germania e dell’iniziale successo delle invasioni barbariche.
Respinti i barbari da Aquileia, Lucio Vero decise di rientrare a Roma con parte delle truppe, ma sulla via del ritorno morì all’improvviso, probabilmente di collasso. Marco Aurelio, intanto, doveva affrontare ancora una ribellione in Siria, guidata da Avidio Cassio, che si proponeva di farsi eleggere imperatore e che trascinò nella rivolta anche le province di Cappadocia e Bitinia. Marco Aurelio domò anche questa ribellione. Nonostante questi continui impegni militari, Marco Aurelio riuscì ad evitare il tracollo della finanza statale, sottoposta a dissanguanti spese e, nello stesso tempo, a rendere ancora più efficiente la burocrazia imperiale. Nel 177 d.C. egli si associò nell’Impero il figlio sedicenne Commodo.
Ritornò quindi con le truppe a Vindobona, oggi Vienna, dove riprese le operazioni militari contro i barbari, ma la pestilenza, anche se attenuata, non abbandonò l’Impero e lo stesso imperatore ne fu colpito e ne morì nel 180 d.C.
Questo brano è tratto dal libro Storia di Roma – Dalla fondazione all’inizio del terzo millennio. Se volete approfondire la storia millenaria dell’Urbe e dei suoi fasti imperiali il volume potete trovarlo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.