Non ci sono francobolli dedicati alla grande battaglia campale che il 1° ottobre del 331 a.C. Alessandro Magno combatté contro Dario III di Persia sconfiggendolo e spaccando in due il suo impero.
Per celebrare il grande condottiero macedone abbiamo scelto le otto emissioni che la Grecia gli ha dedicato a partire dal 1937.
Il primo francobollo bruno-oliva da 6 dracme fa parte della serie ordinaria dedicata alla storia greca e mostra Alessandro alla battaglia di Issos, combattuta due anni prima di quella di Gaugamela.
Le seguenti due emissioni, la prima da 1000 dracme del 1954 e la seconda da 2,50 dracme del 1959, rappresentano una decadracma macedone con il volto del conquistatore.
Sempre del 1959 è il valore da 70 lepta che mostra il volto del macedone su un'antica moneta del 4° secolo a.C.
Nel 1968 si tenne in Grecia un'esposizione intitolata alle "Lotte degli Elleni per la civilizzazione". Tale evento fu accompagnato da una serie di otto valori, uno dei quali, quello da 50 lepta, mostra un particolare dell'altorilievo del sarcofago marmoreo di Alessandro risalente al 310 a.C. e ritrovato a Sidone, nell'attuale Libano.
La serie alessandrina più imponente è senz'altro quella del 1977, emessa in occasione del 2300° anniversario della morte e con ben sette esemplari dedicati al grande macedone. I francobolli raffigurano rispettivamente: una moneta romana con il Faro di Alessandria (0,50 dracme), l'affresco di Raffaello "Alessandro Magno che depone le opere di Omero sul monumento sepolcrale di Achille" (1 dracma), la miniatura fiamminga "Alessandro Magno che si immerge nelle profondità marine" (1,50 dracme), il piatto indiano "Alessandro Magno che cerca l'acqua della vita" (3 dracme), il tappeto copto "Alessandro Magno a cavallo" (7 dracme), il manoscritto bizantino "Alessandro Magno riceve l'oracolo della sua morte imminente" (11 dracme) e la miniatura persiana "morte di Alessandro Magno" (30 dracme).
Nel 1992, dopo la dissoluzione della Yugoslavia, la Grecia diede alle stampe una serie di propaganda intitolata "La Macedonia era ed è greca". Uno dei sette valori che ne fanno parte, quello da 60 dracme, mostra ancora una volta il re macedone impegnato nella battaglia di Issos.
L'ultimo francobollo legato al grande personaggio storico di cui ci occupiamo oggi è uscito nel 2008 e fa parte della serie dedicata alle favole di tutto il mondo. L'esemplare da 0,10 euro raffigura Alessandro Magno con la gorgone, un mito del folklore greco tuttora molto in voga.
A questo punto, dopo aver conquistato l’Asia Minore, la Siria e l’Egitto, Alessandro era giunto nel cuore dell’impero persiano e poteva affrontare nello scontro finale le forze di Dario, attestate a nord del fiume Tigri, nella grande pianura di Gaugamela, vicino al sito dell’antica Ninive, circa 115 chilometri a ovest di Arbela (l’odierna Arbil). Era il 331 a.C. Alessandro aveva a disposizione circa 40.000 fanti e 7.000 cavalieri, contro l’esercito persiano comandato da Dario, composto da forse 12.000 cavalieri, non più di 40.000 combattenti a piedi, parte dei quali opliti mercenari, rinforzati da carri falcati (sembra 200) e da una quindicina di elefanti. Le altre cifre fornite dagli storici antichi sembrano destituite di fondamento: l’analisi dei movimenti di Dario e Alessandro, le condizioni del terreno e lo stesso ordinamento della società persiana portano a escludere che le province sottomesse a Dario fossero in grado di fornire un così largo numero di combattenti dotati di un qualche interesse dal punto di vista militare. Comunque, anche a voler riconoscere all’esercito di Dario un maggiore potenziale umano, è fuori di dubbio che eventuali ulteriori contingenti di soldati non specializzati non ebbero alcun ruolo nella battaglia.
Privo della maggior parte dei suoi mercenari greci, il re persiano mise in campo nuove armi, come i carri falcati, nonché alcuni elefanti, destinati a un effetto più che altro psicologico. L’arma principale restava la cavalleria, ed è per questo che Dario non contrastò ad Alessandro il passaggio del Tigri, sperando che i propri cavalieri potessero avvalersi degli ampi spazi della piana di Gaugamela senza che ci fosse bisogno, come alcuni affermarono, né di cospargere il terreno di ostacoli per scompaginare la falange né di livellarlo artificialmente per favorire la manovra dei carri falcati. In effetti sarebbe stato sufficiente che questi ultimi disordinassero e frenassero la falange macedone, lasciando alla cavalleria persiana il compito di sconfiggere i cavalieri nemici, mentre la fanteria e i tiratori avrebbero completato l’opera. Di fronte a questa minaccia, Alessandro raddoppiò la profondità della sua formazione di fanteria e organizzò una seconda linea di difesa in modo da fronteggiare un attacco alle spalle; quindi collocò fanteria leggera e cavalleria sui fianchi dell’esercito, in posizione angolata, facendo assumere alla sua armata l’aspetto di una mezzaluna. Così, in caso di attacco frontale del nemico, le formazioni laterali si sarebbero portate avanti allungando l’estensione dell’esercito; in caso di attacco sui fianchi avrebbero bloccato la strada ai persiani; infine, in caso di rottura del fronte della falange avrebbero potuto riempire i varchi convergendo verso il centro della mezzaluna. Al fianco destro, particolarmente rafforzato, prese posto lo stesso Alessandro, mentre sul fianco sinistro il comando fu affidato a Parmenione.
Controllare una formazione così complessa non dev’essere stato facile e sicuramente si dovette procedere a passo molto lento. D’altra parte la manovra dei carri falcati fu subito impedita da numerosi arcieri scelti che trafissero i conduttori dei carri e da altri combattenti leggeri che buttarono letteralmente i conduttori giù dai loro veicoli. Quando alcuni carri riuscirono ad arrivare alla falange, le file si aprirono per lasciarli passare e il danno prodotto fu veramente minimo. Nel frattempo la cavalleria persiana combatté invano contro l’ala destra della formazione ellenica, finché non fu costretta a ripiegare, costringendo Dario a distaccare contro i nemici avanzanti un altro grosso reparto di cavalleria. A quel punto Alessandro ordinò un attacco a fondo sull’ala sinistra persiana, mentre la falange al centro avanzava direttamente sul varco lasciato aperto nel mezzo dello schieramento persiano. La combinazione di manovra avvolgente e attacco frontale costrinse i persiani alla fuga. Un loro contingente di cavalleria, che era riuscito a superare le difese sull’ala sinistra dei macedoni, avrebbe potuto rivelarsi pericoloso, ma la mancanza di disciplina indusse i persiani e i mercenari indiani che componevano il gruppo a spingersi verso il campo macedone per saccheggiarlo. Qui furono arrestati dalle truppe di guardia, attaccati dalla riserva e infine spazzati via dallo stesso Alessandro, che aveva già lanciato il resto della sua cavalleria all’inseguimento dei persiani.
E’ probabilmente corretto affermare che i greco-macedoni ebbero circa 500 caduti, senza contare i numerosi feriti. Le perdite persiane furono assai più alte e il caduto più illustre fu lo stesso Dario, ucciso da uno dei suoi comandanti, Besso, per ingraziarsi il nuovo sovrano.
L’effetto della vittoria di Gaugamela fu immenso. L’Oriente si aprì ai traffici dell’Occidente ellenico e numerose città ellenizzate sorsero nel giro di pochi anni nei territori dell’antico impero persiano, diventando i punti di riferimento di un mondo unificato dal punto di vista economico e culturale. L’unità politica, naturalmente, non poté essere mantenuta dopo la morte di Alessandro, ma i regni nei quali fu diviso il suo impero diedero vita a quell’inconfondibile commistione di tradizioni e stili orientali e occidentali che va sotto il nome di “ellenismo”. Una cultura forte – quella greca – aveva finito con il soggiogare i territori nei quali erano sorte le più antiche civiltà: un esito inevitabile, se si considera che l’assetto politico dell’impero persiano era troppo disomogeneo e le istituzioni militari troppo inadeguate per poter resistere più a lungo alle pressioni occidentali.
Se volete approfondire le conquiste di Alessandro Magno potete farlo sfogliando le pagine del libro di Sergio Masini Le battaglie che cambiarono il mondo – Da Maratona alla Guerra del Golfo prelevandolo dalla biblioteca dell’Antica Frontiera.