L'8 ottobre 1967, a La Higuera (Bolivia), il grande rivoluzionario argentino venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell'esercito – assistito da forze speciali statunitensi – e il giorno successivo venne ucciso da Félix Rodríguez, l'agente della CIA che aveva guidato la caccia. Il Che avrebbe accolto così il suo uccisore: «Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo».
Le emissioni filateliche dedicate al più famoso guerrigliero del XX secolo sono innumerevoli, soprattutto da parte delle poste di Cuba in memoria di uno dei protagonisti della rivoluzione contro il dittatore Fulgencio Batista.
Per ricordarlo abbiamo scelto la serie di due valori che proprio la Bolivia emise nel 2007, in occasione del 40° anniversario della morte. I francobollo da 30 bolivianos mostra la firma del Che, mentre quello da 50 bolivianos lo raffigura in un policromo mosaico di poster, fra i quali si nota in varie versioni la celeberrima foto di Alberto Korda, vera e propria icona dei nostri tempi.
Argentino di nascita, Ernesto “Che” Guevara (1928-1967) partecipò giovanissimo a manifestazioni antiperoniste. Laureatosi in medicina a Buenos Aires (1953), abbandonò l’Argentina per insofferenza della dittatura e viaggiò a lungo in America meridionale e centrale.
Nel 1954 collaborò in Guatemala con il colonnello progressista Jacobo Arbenz e venne in contatto con i rivoluzionari latino-americani. L’anno dopo, in Messico conobbe i fratelli Fidel e Raul Castro, esiliati da Cuba, e ne divenne amico: con loro organizzò il gruppo di 82 uomini che il 2 dicembre 1956, sbarcato sulle coste cubane, iniziò dalla Sierra Maestra la guerriglia contro la dittatura di Batista.
Guevara, soprannominato “Che” dai compagni per il suo intercalare argentino, diede con Cienfuegos un apporto determinante alla liberazione dell’Avana. Ottenuta la cittadinanza cubana, Guevara fu nominato, nel momento delicatissimo della riorganizzazione interna e della crescente frizione con gli USA, direttore della Banca centrale (novembre 1959) e ministro dell’Economia e poi dell’Industria. Egli si impegnò per il superamento della monocultura zuccheriera, per la nazionalizzazione dei settori fondamentali e per la rapida industrializzazione del Paese. Importante fu inoltre il suo apporto alla trasformazione in senso marxista del movimento rivoluzionario e del regime cubano. Coerentemente con l’impegno internazionalista verso i Paesi sottosviluppati, Guevara lasciò Cuba per “lottare contro l’imperialismo dovunque si trovi”, come scrisse nella lettera di commiato a Fidel Castro. Le suggestioni del “guevarismo” segnarono la conferenza tricontinentale dell’Avana (gennaio 1966) e le sue filiazioni operative: l’Organizzazione di solidarietà dei popoli dell’Africa, Asia e America Latina (OSPAAAL) e l’Organizzazione latinoamericana di solidarietà (OLAS), propugnatrici di una strategia d’attacco che faceva perno, in opposizione anche ai partiti comunisti ufficiali, sui continenti contesi dal vecchio e dal nuovo colonialismo. E dal segretariato dell’OSPAAAL venne diffusa il 16 aprile 1967 la lettera-manifesto Crear dos, tres, muchos Vietnam!, trasmessa dal “Che” da una località sconosciuta.
In quel momento Guevara era in Bolivia; fu catturato in uno scontro con le forze regolari e ucciso il 9 ottobre dello stesso anno.
Se volete approfondire la vita avventurosa di Che Guevara potete farlo sfogliando il 14° volume de La Storia – Dalla guerra fredda alla dissoluzione dell’Urss nella biblioteca dell’Antica Frontiera.