L'ONU nacque dalla trasformazione dell'alleanza delle Nazioni unite, formatasi con la Dichiarazione delle ventisei nazioni (1942). Prefigurata alla conferenza di Dunbarton Oaks (1944), fu formalmente istituita alla conferenza di San Francisco il 26 giugno 1945 per sostituire la Società delle nazioni. Nel 1952 New York fu scelta come sede dell'organizzazione. Basata sul principio della sicurezza collettiva, suoi organi sono il Consiglio di sicurezza; l'Assemblea generale composta da tutti gli stati membri e che si riunisce una volta all'anno, alla quale possono essere sottoposte tutte le questioni che rientrano nell'ambito della Carta delle Nazioni unite promulgata il 24 ottobre 1945; e il Segretario generale, che rappresenta l'Onu in permanenza e ne coordina l'attività. Al mantenimento della pace internazionale si aggiungono la salvaguardia dei diritti umani, l'istruzione, la sanità, il commercio internazionale. Varie agenzie autonome (come l'Oms, la Fao, l'Unicef, l'Unesco, il Bit ecc.) si occupano di temi specifici quali la sanità, l'alimentazione, l'istruzione, il lavoro ecc. La Corte internazionale di giustizia dell'Aia costituisce il braccio giudiziario dell'Onu. Percepita, soprattutto in ambito americano, come una concreta possibilità di assicurare la pace mondiale, l'Onu trasse la sua ragione d'essere dal concetto della volontà di collaborazione e di pace delle grandi potenze, intendendo la guerra trasgressione occasionale commessa da qualche nazione spinta da debolezza o da circostanze eccezionali. Il diffondersi e acuirsi della guerra fredda compromise però gli scopi originari dell'organizzazione, che divenne sempre più un'arena per lo scontro fra i due blocchi e uno strumento che ciascuna superpotenza intendeva usare nel perseguimento dei propri interessi di politica estera e soprattutto di propaganda. Gli Stati Uniti, che negli anni cinquanta costituivano la principale fonte di sostegno finanziario e avevano un seguito maggioritario in seno all'assemblea, indussero le Nazioni unite a promuovere varie iniziative di aiuti multilaterali e ad approvare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), ma in genere l'azione di mantenimento della pace fu efficace nelle aree non direttamente coinvolte nello scontro tra blocchi. Nel 1950 gli Stati Uniti indussero il Consiglio di sicurezza a condannare l'aggressione della Corea del sud da parte della Corea del nord, e sotto l'egida delle Nazioni unite si svolse l'intervento americano nel paese. Tale esperienza e lo scarso successo dell'intervento in Congo nel 1961, oltre a minare la fiducia nel principio della sicurezza collettiva, provocarono un nuovo metodo di gestione delle crisi, in cui le Nazioni unite non erano più protagoniste dei negoziati ma soltanto garanti del loro corretto svolgimento. L'Onu fu quasi completamente esclusa dalle trattative sulle guerre di Indocina prima e del Vietnam poi e le interpellanze che le parti coinvolte a più riprese sottoposero all'assemblea finirono per essere usate solo a fini propagandistici: tanto la conferenza di Ginevra del 1954 che quella di Parigi del 1973 ignorarono del tutto l'organizzazione. Lettera morta rimase la risoluzione che, nonostante l'opposizione Usa, ingiungeva a Israele di ritirarsi dai Territori occupati (1967), più volte reiterata. Tutto questo indubbiamente ne lese il prestigio, che l'ingresso nel 1971 della Cina popolare al posto di quella nazionalista (Taiwan) non valse a restaurare. Analogamente, i veti incrociati ripetutamente opposti da Usa e Urss finirono per indebolire l'importanza del Consiglio di sicurezza. Tuttavia stabilì importanti principi, quali la condanna della segregazione razziale (1963) e dell'apartheid (1976). Il concetto ispiratore delle Nazioni unite passò dalla sicurezza collettiva al mantenimento della pace internazionale attraverso l'impiego di piccole unità non combattenti ("caschi blu") in qualità di osservatori del mantenimento dei patti stabiliti e operanti solo col consenso del governo delle nazioni interessate. In un certo senso dunque le azioni dell'Onu non costituivano più un'alternativa alla politica estera delle singole nazioni ma ne facevano parte, rispecchiando anzi al loro interno i conflitti della società internazionale e ciò è principalmente da ascriversi al continuo tentativo delle grandi potenze di servirsi dell'organizzazione per perseguire la propria politica estera. Crollata l'Urss (1990), sostituita dalla Russia nel Consiglio di sicurezza, si ripropose un ruolo più efficace d'intervento dell'Onu nei conflitti locali, sia pure individuati con metodo selettivo guidato principalmente dagli interessi planetari dell'unica superpotenza rimasta, gli Usa, come accadde nel 1991 con la guerra del Golfo e nel 1993 con quella in Bosnia e con la guerra civile in Somalia o ancora nel 1999 con la guerra nel Kosovo.
Per ricordare la nascita formale dell'ONU abbiamo scelto i tre foglietti che gli uffici di New York, Ginevra e Vienna emisero il 26 giugno 1995 in occasione del 50° anniversario dello Statuto.
Sul finire della Seconda Guerra mondiale, i rappresentanti di 50 nazioni alleate si riunirono a San Francisco per porre quelle che speravano diventassero le basi per una pace duratura. Il giorno in cui si iniziò la conferenza, il 25 aprile 1945, l’Unione Sovietica annunciava che Berlino era appena stata accerchiata dall’Armata rossa: la guerra, che aveva devastato l’Europa e l’Estremo Oriente per oltre cinque anni, era quasi alla fine. Elettrizzati per l’approssimarsi della vittoria, gli uomini riuniti a San Francisco dichiararono, con accenti di fiducia, che si dovevano creare le condizioni perché un olocausto simile non avvenisse mai più. Nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite, firmata il 26 giugno, proclamarono infatti la loro unanime determinazione “a salvare le generazioni future dal flagello della guerra (…) ad affermare la fiducia nei diritti umani fondamentali (…) a stabilire le premesse per il perdurare di giustizia e rispetto verso (…) la legge internazionale, e a promuovere il progresso sociale”.
Non era la prima volta, nel corso del secolo, che si dava avvio a un compito tanto ambizioso. Un organismo analogo, la Società delle Nazioni, era stata creata dopo la Prima Guerra mondiale, e per 20 anni i Paesi membri si erano battuti per la pace: con qualche successo parziale, ma, alla fine, invano.
Anche l’organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.) era frutto della guerra: prendeva nome dall’alleanza militare formalizzata nella dichiarazione delle nazioni che per la prima volta si definivano “unite”, pubblicata il 1° gennaio 1942. Tale dichiarazione, firmata a Washington da Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e altri 23 Paesi, riguardava ovviamente in primo luogo lo sforzo bellico contro la Germania e il Giappone. Ma anche quando, durante la guerra, le loro fortune militari toccarono il punto più basso, le tre grandi potenze diedero una marcata priorità alle dimensioni relative alla fondazione di un organismo mondiale per il mantenimento della pace. In preparazione alla conferenza di San Francisco, delegati dei tre Grandi e della Cina si incontrarono nel 1944 a Dumbarton Oaks, una villa, sede di un istituto universitario, nella capitale federale degli Stati Uniti, Washington, per redigere un piano per le Nazioni Unite. Le loro proposte, a parte poche eccezioni, fornirono la traccia per lo statuto della futura organizzazione.
Gli artefici dell’O.N.U. erano profondamente consapevoli dei difetti responsabili del fallimento della Società delle Nazioni. In primo luogo, l’insieme dei suoi membri non aveva mai veramente rispecchiato le realtà politiche del mondo. Benché Woodrow Wilson avesse messo in gioco il prestigio della propria presidenza nel tentativo di far accettare la Società delle Nazioni al Congresso americano, gli Stati Uniti non vi aderirono mai, avendo preferito evitare, secondo una tradizionale politica isolazionista, ulteriori coinvolgimenti in problemi di politica estera. Inoltre, i Paesi dell’Europa Occidentale, temendo la minaccia del bolscevismo, rifiutarono di ammettere nella Società l’Unione Sovietica fino al 1934, epoca in cui tanto il Giappone quanto la Germania, in risposta alle critiche al loro crescente militarismo, ne erano invece usciti.
La Società, inoltre, non era mai stata in grado di spalleggiare con una forza militare le proprie decisioni. Pur potendo esercitare un certo grado di pressione mediante censure verbali e sanzioni economiche, era impotente ad agire nei casi di clamorose aggressioni armate. Quando il Giappone si impadronì della Manciuria nel 1931, quando l’Italia nel 1935 invase l’Etiopia e, di nuovo, quando la Germania attuò l’annessione dell’Austria nel 1938, gli “addetti alla pace” poterono solo protestare da Ginevra.
Memori di questi difetti della Società delle Nazioni, i fondatori dell’O.N.U. cercarono di essere più pratici dei loro predecessori, che avevano ingenuamente sperato che la semplice esistenza di un’organizzazione del genere avrebbe garantito la pace. Un’eloquente nota cautelativa fu diramata dal comitato per le relazioni estere del senato statunitense, che, nel raccomandare l’approvazione della Carta dell’O.N.U., ammoniva che “né questa Carta, né alcun altro documento o formula che si possa escogitare può evitare la guerra (…) Le Nazioni Unite saranno, nel migliore dei casi, un punto di partenza per la creazione di quelle condizioni di stabilità in tutto il mondo che favoriranno pace e sicurezza”.
Se volete potete approfondire il contesto storico che vide la nascita dell’O.N.U. leggendo il libro Ventesimo secolo – i grandi avvenimenti che gli hanno dato un volto nella biblioteca dell’Antica Frontiera.