Durante la seconda guerra mondiale, nelle notti tra il 13 e il 16 febbraio 1945, Dresda fu sottoposta a ripetuti attacchi da parte dei bombardieri americani. Si trattò di uno dei più sanguinosi bombardamenti aerei che la storia ricordi, con circa 200.000 morti. Il centro storico, splendido esempio del tardo Rinascimento e del barocco, venne quasi totalmente distrutto. Nel dopoguerra, la ricostruzione dei principali edifici storici di Dresda fu condotta con notevole impegno, anche propagandistico, da parte del governo della Repubblica democratica tedesca. La ricostruzione della Frauenkirche fu decisa solo dopo l'unificazione; la nota chiesa barocca venne quindi consacrata solo il 30 ottobre 2005, oltre sessanta anni dopo la sua distruzione.
Per ricordare questo terribile bombardamento che, come scrisse Kurt Vonnegut nel suo "Mattatoio n. 5", aveva trasformato la città nella «superficie della Luna», abbiamo scelto le due emissioni che Dominica e le Isole Marshall gli dedicarono nel 1995, in occasione del 50° anniversario. Di entrambe abbiamo fornito le immagini e una breve descrizione sopra.
La marea dei profughi della Slesia sommerge Dresda. I primi treni sono arrivati il 26 gennaio, provenienti da Trebnitz e dalle località vicine. Le ausiliarie dell’ Arbeitsdienst hanno assistito i vecchi e gli infermi, distribuito pasti caldi, trovato ricovero per tutti. La fiumana si è ingrossata e ha assunto toni drammatici nei giorni successivi. Nonostante la temperatura glaciale, sono arrivati lunghi convogli con vetture aperte i cui occupanti hanno fatto tutto il viaggio in piedi, stretti gli uni agli altri in una massa compatta. In seguito sono arrivati carri, slitte e lunghe file di gente appiedata. Su 4.700.000 tedeschi della Slesia, si calcola a più di 3 milioni il numero di quelli che hanno potuto sfuggire ai russi e alle loro atroci vendette. II 13 febbraio sera, a Dresda se ne contano circa mezzo milione, che ingombrano le stazioni, si accampano nei parchi, lungo le rive dell’Elba, intorno allo Zwinger e alla Hofkirche, a tutti i capolavori barocchi che fanno dell’antica capitale dei re sassoni una testimonianza incomparabile del XVIII secolo. Si sentono ormai fuori pericolo. L’agglomerato di Dresda ha subito due bombardamenti: il primo il 7 ottobre 1944, il secondo il 16 gennaio 1945. Tutte e due le volte erano stati presi di mira i sobborghi dove si trovavano le fabbriche di strumenti ottici e qualche altra industria. La città vera e propria, il centro storico e residenziale non hanno neppure una scalfittura. Si dice fra la popolazione che la sua bellezza è stata oggetto di un accordo: se gli Alleati risparmiano Dresda, la Luftwaffe non bombarderà Oxford …
La notte dal 13 al 14 febbraio è chiara e calma. Nonostante la tragedia dei profughi e la vicinanza dei russi, i ragazzi di Dresda hanno celebrato il martedì grasso. Al Circo Sarasini si sta svolgendo una rappresentazione di gala. Alle 22, la RAF fornisce l’illuminazione: gli alberi di Natale dei grandi razzi illuminanti strappano violentemente dall’oscurità i monumenti e le strade della vecchia città. Né gli abitanti di Dresda né le migliaia di fuggiaschi della Slesia hanno mai visto uno spettacolo simile, e molti non ne comprendono il significato. Alcun minuti prima, la radio ha annunciato che una massiccia formazione di bombardieri nemici si sta avvicinando a Dresda, e ha ordinato a tutta la popolazione di scendere immediatamente nei rifugi. Al Circo Sarasini l’annuncio è stato dato dai clowns, che lo hanno accompagnato con alcune delle loro buffonate. I ragazzi e gli adulti hanno riso. I piloti dei 245 Lancaster della RAF vedono sotto di loro una città serena, con le sue imponenti strutture architettoniche e i suoi graziosi ponti sull’Elba. Non un solo colpo della difesa contraerea li disturba nel loro lavoro di distruzione. Le prime bombe cadono alle 22.15. Si tratta di grossi proiettili da 2000 chilogrammi circa la cui potente deflagrazione è destinata soprattutto a frantumare i vetri perché gli incendi divampino più in fretta e si propaghino con maggior furore.
Gli Alleati hanno bombardato Amburgo nella notte dal 25 al 26 luglio 1943. Ma il bombardamento di Dresda è molto più spietato. La prima ondata è seguita, alla 1.30, da una seconda due volte più numerosa, 529 Lancaster, poi, a mezzogiorno, da 450 fortezze volanti dell’USAF. Bersaglio dei 650.000 ordigni incendiari è il centro della città, esattamente un triangolo che copre la totalità del quartiere storico, vie strette e vecchie case dalle travature in legno. La seconda ondata arriva quando la città è in un mare di fiamme da un’estremità all’altra, e il furore dell’incendio è di tale intensità che, racconta un pilota, “ho potuto redigere il mio resoconto alla luce che riempiva la carlinga”. Dodici ore dopo, le fortezze volanti si liberano del loro carico mortale alla cieca, fra immense colonne di fumo alte fino a 5000 metri. Questo bombardamento di Dresda è uno degli episodi più atroci di una guerra che ha generato tante atrocità. L’incendio assume la forma e le proporzioni di un ciclone di fuoco che si alimenta e si propaga da sé per la depressione barometrica che esso provoca, fino a quando il cielo, più misericordioso degli uomini, rovescia trombe d’acqua che arrestano le fiamme. Nessuna lotta, nessuna fuga sono possibili. Quelli che restano nei rifugi muoiono asfissiati. Quelli che ne escono vengono inghiottiti dal mare di fuoco. L’asfalto delle strade brucia. Nell’Altmarkt, una folla di persone si consuma collettivamente come una foresta. La Hauptbahnhof è stata risparmiata nella prima incursione; le migliaia di rifugiati che essa ospita si credono fuori pericolo, ma la seconda incursione arriva improvvisa compiendo un’orribile carneficina. I pompieri di Dresda sono stati uccisi nella furia dei bombardamenti e quelli delle città vicine, accorsi al richiamo disperato, sono stati mitragliati dai Mustang di scorta alle fortezze volanti della terza incursione. L’incendio divampa per quattro giorni, divora 20 chilometri quadrati di territorio, riempie la valle dell’Elba di macerie calcinate. Il cumulo dei cadaveri è allucinante. Si raccolgono oltre 20.000 anelli matrimoniali. Cinque grandi roghi funerari saranno preparati nell’Altmarkt e verranno interrati coi badili cumuli di cenere umana alti due metri. II numero delle vittime, impossibile a determinarsi esattamente, è dell’ordine di 135.000 unità: il bombardamento di Dresda è il più sanguinoso di tutta la guerra, compreso quello di Hiroshima.
Per quanto immerso nell’orrore, il mondo si scuote. Ai Comuni, il segretario di Stato per l’aviazione, sir Archibald Sinclair, deve rispondere a severe domande. La RAF esagera l’importanza industriale e strategica di Dresda per giustificarsi, ma nessuno osa dire la verità, cioè che il bombardamento è stato chiesto dai russi per disorganizzare le retrovie tedesche davanti al loro fronte di Slesia. A questo proposito, l’insuccesso è totale: la grande stazione di smistamento di Friedrichstadt, vicinissima al centro della città, è pressoché intatta e i treni ricominciano a circolare dal 15 febbraio. In compenso, ancor oggi la distruzione di Dresda continua a fornire ai comunisti russi e tedeschi argomento per requisitorie contro la barbarie degli occidentali.
Se volete approfondire il sanguinoso e devastante bombardamento aereo che incenerì Dresda e uccise la maggior parte dei suoi abitanti potete farlo sfogliando il 2° volume de La seconda guerra mondiale di Raymond Cartier nella biblioteca dell’Antica Frontiera.