Scrittore boemo di lingua tedesca nato a Praga il 3 luglio 1883, figlio di un ricco commerciante ebreo, fu profondamente legato ai valori della cultura dell'ebraismo, ma subì contemporaneamente il forte influsso della cultura slava e tedesca. Tale pluralità di riferimenti, unita al rapporto conflittuale con il padre, incapace di comprenderne la personalità umana e artistica (Lettera al padre, 1919), si risolse tuttavia in una lucida coscienza di estraneità rispetto all'ambiente culturale circostante. Laureatosi in legge (1906), fu impiegato presso alcune compagnie di assicurazioni (1908-22), finché, malato di tubercolosi, fu costretto al ricovero nel sanatorio di Kierling, vicino a Vienna. Momenti particolarmente significativi della sua vita sentimentale e intellettuale sono rappresentati dalle relazioni, bruscamente interrotte, con Felice Bauer (1914-17), Julie Wohruzek (1919-20) e Milena Jesenskà-Pollak; più sereno fu invece il rapporto con Dora Dyamant. Mentre era in vita pubblicò soltanto alcuni racconti (La metamorfosi, 1915; La condanna, 1916; Nella colonia penale, 1919). mentre i romanzi principali, incompiuti, furono pubblicati soltanto postumi e contro la sua volontà testamentaria dall'amico M. Brod. Tra questi Il processo (1914-15, pubbl. 1925) narra la vicenda dell'impiegato di banca K. perseguitato da un tribunale immaginario e infine condannato a morte senza che egli possa conoscere le accuse; Il castello (1920-22, pubbl. 1926) descrive il vano tentativo dell'agrimensore K. per vincere la diffidenza e l'ostilità dei funzionari di un villaggio, organizzati in una rigida gerarchia, e della stessa popolazione, inerte spettatrice dei soprusi cui è da essi sottoposta. Il senso di un'oscura colpa e di un'incomprensibile condanna permea l'intera sua opera; in essa sono evidenti richiami autobiografici come pure profondi legami con lo chassidismo, ma è finora sfuggita a un'interpretazione complessiva univoca e ha stimolato al contrario letture in chiave allegorica del tutto differenti e talora contraddittorie fra loro, da quella religiosa, a quella esistenziale o psicoanalitica, a quella marxista. Fondamentali per la comprensione della personalità e dell'opera di K. sono il Diario scritto tra il 1912 e il 1920 (pubbI. 1951) e il ricco epistolario (partic. le Lettere a Milena, 1952). Altre opere: America (1912, pubbl. 1927); La costruzione della muraglia cinese (1918). Morì di tubercolosi a Kierling il 3 giugno 1924.
Per rendere omaggio a quella che è giustamente ritenuta una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo abbiamo raccolto i cinque francobolli che diverse nazioni hanno dedicato a Kafka nel corso degli anni. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po’ la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.
«Che cosa mi è capitato?» pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale camera d’abitazione, anche se un po’ piccola, gli appariva in luce quieta, fra le quattro ben note pareti. Sopra al tavolo, sul quale era sparpagliato un campionario di telerie svolto da un pacco (Samsa faceva il commesso viaggiatore), stava appesa un’illustrazione che aveva ritagliata qualche giorno prima da un giornale, montandola poi in una graziosa cornice dorata. Rappresentava una signora con un cappello e un boa di pelliccia, che, seduta ben ritta, sollevava verso gli astanti un grosso manicotto, nascondendovi dentro l’intero avambraccio.
Gregor girò gli occhi verso la finestra, e al vedere il brutto tempo – si udivano le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale – si sentì invadere dalla malinconia. «E se cercassi di dimenticare queste stravaganze facendo un’altra dormitina?» pensò, ma non potè mandare ad effetto il suo proposito: era abituato a dormire sul fianco destro, e nello stato attuale gli era impossibile assumere tale posizione. Per quanta forza mettesse nel girarsi sul fianco, ogni volta ripiombava indietro supino. Tentò almeno cento volte, chiudendo gli occhi per non vedere quelle gambette divincolantisi, e a un certo punto smise perché un dolore leggero, sordo, mai provato prima cominciò a pungergli il fianco.
Questo è l’incipit del famoso racconto di Franz Kafka La metamorfosi. Se volete continuare a leggerlo potete trovarlo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.