Il 13 luglio 1936 l'assassinio di José Calvo Sotelo, politico conservatore ucciso da alcuni componenti della milizia repubblicana della Guardia de Asalto, fu la causa scatenante dell'insurrezione nazionalista guidata da Francisco Franco contro il governo del Fronte Popolare che poi sarebbe sfociata nella Guerra civile spagnola. Feroce e sanguinosa, precorse la Seconda guerra mondiale sia per i suoi aspetti di guerra totale sia soprattutto come scelta concreta tra democrazia e fascismo per tutta l'Europa. Benché combattuta esclusivamente su territorio spagnolo, coinvolse tutto il mondo, sollevando un'ondata di solidarietà internazionale verso la repubblica, che in Italia intaccò perfino il consenso di cui godeva in quel momento il regime fascista. Alla guerra parteciparono infatti anche migliaia di volontari antifascisti stranieri inquadrati nelle Brigate internazionali. Anche la Germania nazista e l'Italia inviarono massicci aiuti in truppe e materiali ai rivoltosi, mentre i governi democratici, dietro dichiarazioni antifasciste di facciata, rimasero tentennanti, finendo per abbandonare la repubblica al suo destino, soprattutto in seguito all'Anschluss e al patto di Monaco. Solo l'Urss si impegnò fino all'ultimo in aiuti, pur scarsi, nella speranza che una vittoria della repubblica condizionata dai comunisti le permettesse di alleggerire l'accerchiamento di cui si sentiva vittima. Il trionfo della dittatura franchista in Spagna fu senz'altro un ulteriore incoraggiamento alla politica aggressiva dell'Asse Roma-Berlino.
Non ci sono francobolli dedicati all'assassinio di José Calvo Sotelo. Per ricordare l'inizio della Guerra civile abbiamo scelto le tre emissioni spagnole dedicate all'"alzamiento nacional", la sollevazione dell'esercito nazionalista capeggiato da Francisco Franco contro il governo repubblicano. Di ognuna di esse abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
La scintilla della rivolta scoccò nel luglio 1936, quando un tenente degli asaltos – la guardia repubblicana – fu assassinato dai falangisti. Per rappresaglia uomini della guardia uccisero José Calvo Sotelo, un leader conservatore alle Cortes. La sollevazione ebbe inizio il 17 luglio in Marocco, dove Franco giunse il 19. Il 18 luglio Franco aveva radiodiffuso dalle isole Canarie il manifesto della ribellione e in quel giorno, in tutta la Spagna, i comandanti delle guarnigioni uscirono nelle strade alla testa delle proprie truppe. Ma un gran numero di spagnoli reagì con una vigorosa azione di sostegno del governo legale. A Barcellona, Madrid, Toledo e in una quantità di altre città il governo distribuì armi alla popolazione, e la milizia dei lavoratori e la guardia repubblicana guidarono le masse popolari all’attacco delle guarnigioni dell’esercito. Nel giro di pochi giorni il governo aveva riconquistato il controllo dei due terzi del Paese. Gli equipaggi delle navi si ammutinavano agli ufficiali che parteggiavano per i cospiratori. Il 30 luglio i ribelli nazionalisti costituirono un contro-governo a Burgos. Per un certo tempo Azaña ritenne di poter domare la ribellione, guidata, dopo la morte di Sanjurjo, da Franco: la maggioranza della popolazione si trovava nel territorio controllato dalla Repubblica; i centri industriali in Biscaglia e attorno a Barcellona erano al sicuro; la ricca riserva d’oro della Banca di Spagna era in mano al governo e, di fronte al mondo, i repubblicani erano i legittimi rappresentanti del Paese.
Ma le forze di Franco stavano ricevendo aiuti dall’estero: erano giunti in Africa aerei da trasporto tedeschi e italiani per trasferire in Spagna, superando il blocco posto dai repubblicani, le truppe marocchine e spagnole della Legione straniera.
Azaña scoprì che la Repubblica non era in grado di acquistare le armi necessarie alla propria difesa. Le leggi internazionali avevano sempre permesso la vendita di armi a un governo legittimo, mentre la vietavano ai ribelli: ma la Francia, per quanto simpatizzasse con la causa della Repubblica spagnola, teneva una posizione attendista e non voleva rischiare una spaccatura politica interna vendendo armi alla Spagna, né intendeva porsi come antagonista di Hitler e Mussolini. La Gran Bretagna sostenne con forza l’embargosulle armi nei riguardi sia dei repubblicani sia dei nazionalisti, e gli Stati Uniti, secondo le clausole della loro dichiarazione di neutralità (maggio 1937), rifiutavano di vendere armi a qualsiasi nazione belligerante. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti definirono di “non intervento” la loro politica. Germania e Italia aderirono, nell’agosto, al non intervento (tanto più che ciò equivaleva di fatto a porre i ribelli fascisti sullo stesso piano del governo legale), ma continuarono a inviare aiuti a Franco.
Inevitabilmente, la bilancia della situazione militare cominciò a spostarsi a sfavore della Repubblica, non appena le forze di Franco, avanzando da sud, si congiunsero con le truppe del generale Mola nei pressi di Badajoz. Il pronunciamiento era ora diventato una vera e propria guerra civile e la violenza dietro le linee si fece vero terrorismo. Nella Spagna repubblicana contadini e lavoratori uccisero preti, proprietari di fabbriche e soldati assediati nelle loro caserme. Nel territorio in mano nazionalista dirigenti sindacali e ufficiali repubblicani vennero fucilati senza processo e le truppe di colore di Franco furono incoraggiate a compiere massacri e saccheggi.
Quando fu evidente che Gran Bretagna e Francia non avrebbero aiutato la Repubblica, Azaña si rivolse all’Unione Sovietica. L’aiuto sovietico (viveri e medicinali, cui seguirono armi e consiglieri militari) cominciò ad affluire in Spagna. Ne risultò un maggior numero di adesioni al Partito comunista spagnolo. Nel settembre 1936 fu formato un nuovo governo dal sindacalista Francisco Largo Caballero: era un governo molto speciale, perché ne facevano parte anche due comunisti: ed era la prima volta che un governo dell’Europa occidentale comprendeva anche comunisti. Poche settimane più tardi, il 1° ottobre 1936, il generale Mola proclamò Franco capo dello Stato nazionalista.
Cominciavano ad arrivare volontari da altri Paesi per formare le brigate internazionali: uomini sfuggiti a Hitler e a Mussolini e liberali, antifascisti, comunisti, anarchici provenienti da Gran Bretagna, Canada, Francia, Messico, Stati Uniti e altri Paesi. Le brigate internazionali entrarono in azione per la prima volta in un momento disperato: nella difesa di Madrid nel novembre 1936. In seguito, insieme con le brigate d’assalto spagnole, organizzate e guidate da consiglieri sovietici, divennero le truppe più sicure che la Repubblica potesse mettere in campo mentre cercava di addestrare i suoi cittadini per trasformarli in soldati.
Il campo nazionalista disponeva di un numero assai più grande di truppe straniere. All’inizio del 1937 circa 30.000 camicie nere italiane presero parte alla battaglia di Guadalajara, dove furono peraltro sconfitte dalle brigate internazionali. In seguito, i “volontari” italiani arrivarono a 70.000. I Tedeschi erano in numero minore, ma la loro Legione Condor disponeva di artiglieria pesante, carri armati e dell’80% delle forze aeree dei rivoltosi, che aiutarono Franco a progettare i suoi decisivi attacchi aerei. Forti di questi aiuti, i nazionalisti riuscirono a impadronirsi, nella primavera del 1937, delle isolate provincie basche, sulla costa settentrionale della Spagna. Bombardieri della Legione Condor rasero al suolo la città di Guernica, provocando 2.500 tra morti e feriti e anticipando i bombardamenti sulle popolazioni civili della Seconda Guerra mondiale.
Nel maggio 1937 scoppiò in Catalogna una rivolta anarchica. Largo Caballero, sottoposto a forti pressioni dai comunisti, utilizzò truppe repubblicane e squadre d’assalto per abbattere le barricate erette nelle strade dagli anarchici. Dopo di ciò i comunisti esercitarono un controllo crescente sul governo; a metà maggio del 1937 divenne primo ministro il socialista Juan Negrìn legato al comunismo sovietico.
Durante l’inverno del 1937-38 i repubblicani si impadronirono di Teruel, ma ne furono scacciati di nuovo dopo due mesi. Franco lanciò in primavera un’offensiva che portò le truppe nazionaliste fino al Mediterraneo alla fine dell’aprile 1938, separando la Catalogna dal resto della Repubblica. Cominciarono per Barcellona i bombardamenti notturni cui Madrid era stata sottoposta per più di un anno. Un attacco dei repubblicani attraverso il fiume Ebro fece riguadagnare una piccola parte del territorio perduto, ma la pressione del superiore armamento e addestramento avversario era inesorabile e durante l’inverno del 1938-39 le truppe nazionaliste spinsero il nemico verso il confine francese. Barcellona cadde il 26 gennaio e centinaia di migliaia di repubblicani si rifugiarono in Francia. Molte migliaia di rifugiati non fecero più ritorno in patria.
Madrid fu l’ultimo centro della resistenza repubblicana. Dopo l’incruento trionfo di Hitler a Monaco, Negrìn e il suo Gabinetto non potevano sperare più a lungo in un mutato atteggiamento dei Francesi, dei Britannici e degli Americani. Negli ultimi giorni del marzo 1939 quattro armate nazionaliste circondavano la capitale. Circolavano voci persistenti (e, come apparve più tardi, ben fondate) di una “quinta colonna” di simpatizzanti pronti ad accogliere Franco a Madrid.
Se volete potete approfondire il contesto storico della sanguinosa guerra civile spagnola leggendo il libro Ventesimo secolo – i grandi avvenimenti che gli hanno dato un volto nella biblioteca dell’Antica Frontiera.