Pseudonimo di Nguyen Ai Quoc, detto anche Nguyen That Thanh, nato a Hoang Tru il 19 maggio 1890, politico vietnamita. Prestigioso esponente del movimento comunista internazionale, fondatore del Partito comunista indocinese e del fronte Viet Minh, fu presidente della Repubblica democratica del Vietnam dal 1945 al 1969. Lasciò il Vietnam nel 1911 e fu prima a Londra e poi a Parigi tra il 1917 e il 1923, dove frequentò gli ambienti socialisti e comunisti. Nel 1924 partecipò a Mosca ai lavori del quinto congresso dell'Internazionale comunista, prima di essere inviato a Canton con Borodin. Nel febbraio del 1930 fondò il Partito comunista indocinese. Arrestato a Hong Kong, fuggì e riparò a Mosca dove, nel 1935, partecipò ai lavori del settimo congresso dell'Internazionale. Ritornò in Asia alla fine degli anni trenta e, nel 1941, con il nome di Ho Chi Minh, fondò la Vietnam Doc Lap Dong Minh Hoi, la lega per l'indipendenza del Vietnam (il Viet Minh. Il 2 settembre 1945 proclamò l'indipendenza del Vietnam e guidò la resistenza alle forze francesi nella guerra di Indocina prima e all'intervento americano nella guerra del Vietnam poi, mantenendo una politica di equidistanza tra Urss e Cina. Morì ad Hanoi il 3 settembre 1969.
Esistono moltissimi francobolli dedicati a Ho Chi Minh (solo il Vietnam ne ha emessi più di cento). Per ricordare il grande politico vietnamita abbiamo scelto i francobolli dei Vietcong a lui dedicati. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
Ho Chi Minh è un uomo colto e cosmopolita. Durante la lunga prigionia in Cina ha scritto un Diario del carcere in versi classici cinesi. Parla molte lingue. Rifiuta le vesti dell’ideologo, è sinceramente uomo di sinistra, socialista, aderisce al congresso del Comintern del ’35 e crede nella politica dei fronti popolari. Il Vietminh (1942-’51) è uno di questi. Quando nel ’55-’56 si fa viva la resistenza contadina contro la collettivizzazione delle terre, Ho lascia la presidenza del Consiglio e assume la segreteria del Pc. Il suo comunismo tiene un po’ conto di Marx e Lenin, non idolatra Stalin né poi lo scomunica, rispetta Mao e lo stima ma cerca di averlo in casa il meno possibile. Lo “Zio Ho”, come lo chiama il popolo, disprezza i generali fantocci di Saigon, le prostitute e i lenoni dei marines, i terrieri e i commercianti che si arricchiscono con la guerra. Non è feroce. Vuole un progresso, un’industrializzazione, che si inseriscano nella società patriarcale, agraria, senza lacerarla. Ha la religione dell’istruzione popolare, anche femminile. Nei confronti di Bao Dai, nel ’25 imperatore dodicenne dell’Annam, abdicatario nel ’45, rimesso sul trono dai francesi nel ’48 e deposto nel ’55, ha un palese disprezzo, nessun odio. Ho non odia. Duro e deciso, coraggioso, amatissimo dai collaboratori, venerato dal popolo per la sua gentilezza d’animo, muore a Hanoi nel ’69. Ha proibito il culto della sua persona, ha combattuto per l’unità delle sinistre, per la pace e il rispetto fra il governo e il popolo, la tradizione e la modernizzazione.
Se volete approfondire la biografia di Ho Chi Minh potete farlo sfogliando le pagine del libro I miti del XX secolo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.