Il 4 novembre 1918 il documento firmato dal generale Diaz, comandante supremo dell'Esercito Italiano, annunciò che l’Impero Austro-ungarico si era arreso all’Italia, in base all’armistizio firmato a Villa Giusti nei pressi di Padova. Fu la fine della Prima Guerra Mondiale per Austria-Ungheria e Italia.
Per commemorare questo importante anniversario abbiamo scelto le emissioni italiane riguardanti l'argomento trattato.
La prima, risalente al 1921, è una serie di quattro valori da 5, 10, 15 e 25 centesimi ognuno dei quali raffigurante con un diverso colore la vittoria alata di Brescia, una scultura in bronzo eseguita nel 250 a.C. circa da un maestro greco e poi rielaborata in età romana imperiale probabilmente dopo il 69 d.C. I francobolli vennero emessi in occasione del terzo anniversario della vittoria e riportano la dicitura "Vittorio Veneto XXIV ottobre MCMXVIII".
La stessa serie venne poi riproposta durante il regime fascista, nel 1924, con una soprastampa da 1 lira su ognuno dei quattro valori.
Nel 1928 fu data alle stampe una serie di tredici valori dedicata a due anniversari diversi: il quarto centenario della nascita di Emanuele Filiberto e il decimo anniversario della vittoria. I quattro esemplari riguardanti quest'ultima - da 50 e 75 centesimi, da 1,75 lire e da 10 lire - ritraggono Emanuele Filiberto affiancato da un fante di guerra.
Nel 1938 fu la volta della serie della "Proclamazione dell'impero". Uno dei sedici valori, quello da 1,25 lire azzurro, fu scelto per ricordare la prima guerra mondiale e raffigura un soldato di guardia alla tomba del milite ignoto e la frase mussoliniana "Il sacrificio è stato grande, ma non è stato vano" con gli anni 1915-1918.
Le ultime due emissioni ricordate oggi sono del periodo repubblicano. La prima, del 1958, fu distribuita in occasione del 40° anniversario della vittoria. I tre valori mostrano rispettivamente i trionfi di Cesare (15 lire verde), gli stemmi di Trieste, Roma e Trento (25 lire grigio) e la campana dei caduti a Rovereto (60 lire viola). La seconda serie di sei valori venne stampata nel 1968 in occasione del cinquantenario della vittoria. I soggetti rappresentati sono i seguenti: mobilitazione di truppe (20 lire), scena di battaglia (25 lire), forze di mare (40 lire), forze aeree (50 lire), riscossa di Vittorio Veneto (90 lire) e il milite ignoto (180 lire).
Il 4 novembre 1918, alle ore 12, il giorno dopo l’armistizio di Villa Giusti, il comandante supremo delle forze armate, generale Armando Diaz, lesse il testo del bollettino della vittoria. Un testo che è entrato nella memoria collettiva nazionale di un evento che veniva rappresentato, e ciò affiora soprattutto dalle ultime righe, come la positiva conclusione della gloriosa parabola risorgimentale contro il nemico di sempre. Il conflitto, tuttavia, era costato all’Italia ben 645.000 morti.
«La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austro-ungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale del fronte avversario. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
Se volete rivivere i giorni dell’epilogo della Grande Guerra potete farlo sfogliando il 19° volume de La Storia d’Italia – La crisi di fine secolo, l’età giolittiana e la prima guerra mondiale nella biblioteca dell’Antica Frontiera.