In un'ansa del fiume Big Sand Creek il 29 novembre 1864, durante le Guerre indiane, i volontari del Colorado, guidati dal Colonnello John Chivington, uccisero indiscriminatamente almeno 150 Cheyenne e Arapahoe inermi, compresi donne e bambini.
I fatti di Sand Creek ebbero una vasta eco nelle opere di cultura dedicate al periodo delle guerre tra nativi e colonizzatori, venendo riprodotti e citati più volte nel cinema, nella letteratura e nella musica. Due gli esempi celebri: il film di Ralph Nelson Soldato Blu e il brano di Fabrizio De André Fiume Sand Creek.
Non esistono francobolli dedicati a questo orribile eccidio. Per ricordarlo abbiamo scelto simbolicamente un esemplare statunitense da 25 cents emesso nel 1990 e raffigurante un tipico copricapo Cheyenne.
Nessun avvenimento, nel corso delle guerre indiane, sollevò tanta perplessità e indignazione quanto quello che ebbe luogo a Sand Creek, nel Colorado, quando il colonnello John M. Chivington, alla testa dei suoi Volontari del Colorado, attaccò un villaggio di Cheyennes e di Arapahoes.
Strano personaggio questo ufficiale! Era prete e presiedeva ai destini della chiesa episcopale di Denver, ma, quando venne costituito il primo reggimento della Colorado Cavalry, lasciò la sua carica religiosa e chiese di prestar servizio nell’esercito. Ricevette il grado di maggiore. A Glorietta aveva attaccato a sorpresa un convoglio di rifornimenti, compiendo un’azione decisiva contro le truppe confederate che occupavano parte del Nuovo Messico. Era stato allora promosso colonnello, suscitando molte gelosie. In seguito egli propose la sua candidatura per rappresentare il Colorado al Congresso.
La situazione fra i bianchi e i Cheyennes era molto tesa nei dintorni di Denver. Il 9 agosto l’agente degli Affari Indiani di Fort Lyon ricevette da Black Kettle, un capo cheyenne molto influente, un messaggio in cui costui si augurava di poter raggiungere un accordo pacifico.
I visi pallidi tennero come ostaggi tre Cheyennes e un Arapaho e inviarono il maggiore E. W. Wynkoop ad assicurarsi della sincerità di Black Kettle. John Evans, governatore del Colorado, esigeva la totale sottomissione dei guerrieri cheyennes, altrimenti sarebbe stata la guerra.
Dopo esser stato ricevuto a Denver dal colonnello John M. Chivington, Black Kettle ritornò a Sand Creek, il suo villaggio. I quattro bianchi allora prigionieri degli Indiani furono, secondo l’accordo, rilasciati. Non cosi avvenne con i cinque Indiani trattenuti a Fort Lyon. Il generale Curtis, furibondo, tolse il comando al maggiore E. W. Wynkoop.
Per due mesi, il colonnello John M. Chivington rimase in febbrile attesa, poi un mattino scelse due compagnie armate di due howitzer e, al comando di queste, sotto una pioggia scrosciante, si mise in marcia. Il convoglio avanzò con infinite precauzioni e il 29 novembre fu davanti al villaggio di Black Kettle: Sand Creek. Si era appena levato il sole, quando il colonnello diede il segnale dell’attacco. I suoi uomini si spinsero subito in avanti, passando crudelmente a fil di spada vecchi, donne e bambini che scappavano dai loro “tipi”.
Fiero e solenne Black Kettle si fece incontro al nemico con una bandiera americana in una mano e un drappo bianco nell’altra. I soldati scaricarono su di lui le loro armi: la sposa del capo Cheyenne, gravemente ferita, si abbatté al suolo, ma sopravvisse.
Black Kettle propose allora di battere in ritirata, ma White Antilope, un capo di sessantadue anni, rifiutò e intonò un canto di morte che finì solo quando egli, crivellato di colpi, si abbatté morto al suolo.
Sand Creek fu allora teatro di scene atroci, indegne di uomini civili. I bambini ebbero la testa fracassata dalle pietre, le donne furono squartate a colpi di bowie-knife, i guerrieri uccisi e scotennati.
Su ottocento Indiani, centocinquanta rimasero sul terreno.
Di ritorno a Denver, il colonnello John M. Chivington si vantò del suo gesto e assicurò di aver ucciso più di ottocento Cheyennes. Quando la notizia giunse nell’Est, l’opinione pubblica ne fu sconvolta. Fu aperta un’inchiesta e il colonnello fu destituito.
Nella notte che seguì questo ignobile massacro, gli scampati riuscirono a fuggire.
Il 7 gennaio dell’anno successivo, i guerrieri di Black Kettle attaccarono un distaccamento di cavalleria a Camp Rankin, ma essi erano stati avvistati ed era stato dato l’allarme a Julesbourg. Lo stato di guerra durò parecchi mesi e costò al Tesoro americano più di tre milioni di dollari.
Se volete approfondire l’orribile massacro ricordato anche da Fabrizio De André nella canzone Fiume Sand Creek (dall’Album dell’indiano, 1981, scritta insieme a Massimo Bubola che pure la incise in seguito) potete farlo sfogliando le pagine del libro di George Fronval La vera storia dei Pellirosse nella biblioteca dell’Antica Frontiera.