Lo scontro cominciò il 23 novembre 1863, durante la Guerra di secessione americana. Le forze unioniste del generale Ulysses S. Grant si mossero a rinforzare le truppe a Chattanooga, nel Tennessee, contrattaccando i confederati.
La battaglia si concluse il 25 novembre con la sconfitta dell'esercito confederato condotto dal generale Braxton Bragg. Le perdite per l'esercito dell'Unione furono di 5.824 uomini (753 morti, 4.722 catturati e 349 dispersi) su circa 56.000 che presero parte alla battaglia; per i Confederati furono 6.667 uomini (361 morti, 2.160 catturati e 4.146 dispersi, in massima parte prigionieri) dei 46.000 che componevano l'armata difensiva.
Uno dei due maggiori eserciti confederati era in rotta; l'Unione non aveva perso Chattanooga, che divenne la base logistica e di rifornimento per la Campagna di Atlanta di Sherman nel 1864. Grant aveva vinto la sua battaglia finale nell'Ovest, prima di ricevere il comando di tutti gli eserciti dell'Unione nel marzo del 1864.
Curiosamente gli USA non hanno mai ricordato filatelicamente questa importante battaglia della Guerra di secessione. Per commemorarla abbiamo quindi scelto il francobollo che le isole Comore emisero nel 1976 in occasione del bicentenario degli Stati Uniti. L'esemplare mostrato fa parte di una serie di sei valori, ognuno dei quali descrive una battaglia della guerra di secessione e uno dei suoi protagonisti. Il valore di posta aerea da 200 franchi raffigura Chattanooga e un ritratto del generale Sherman.
Il generale George Thomas, comandante l’Armata del Cumberland, cui spettava di eseguire l’azione, destinò ad essa le Divisioni Sheridan e Wood, del IV Corpo d’Armata. Era il 23 novembre 1863 quando, verso mezzodì, le due Grandi Unità si schierarono per l’attacco. Cominciava la battaglia di Chattanooga.
I confederati si erano talmente abituati a pensare che le forze unioniste dislocate nella città fossero alla loro mercé ed avessero del tutto perso ogni spirito offensivo, che dapprima, vedendo chiaramente le divisioni nemiche spiegarsi, presero ciò per una delle quotidiane manovre di addestramento: ma quando le videro muovere avanti come in piazza d’armi, bandiere al vento e tamburi in testa, quando le videro varcare le trincee ed avanzarsi sulla «terra di nessuno», si resero conto di quanto stava accadendo, ed apersero il fuoco, cui le avanzanti fanterie nordiste non risposero subito con poderose raffiche.
Chiunque studi da vicino le vicende della battaglia, non riesce a liberarsi dall’impressione che (per quanto si riferisce ai confederati) ci si trovi qui di fronte ad un tipico caso di «feticismo della posizione». Il generale Bragg (e in certa misura anche i suoi avversari) sembrava essere stato ipnotizzato dalle scoscese pendici e dalle dominanti creste della Lookout Mountain e della Missionary Ridge. E invero esse costituivano, per dirla con linguaggio jominiano, une position magnifique. Come imprendibili baluardi, esse torreggiavano tutt’attorno a Chattanooga, chiudendo da ogni parte l’orizzonte: il generale Bragg doveva aver pensato che su simili posizioni la configurazione stessa del terreno lo poneva del tutto al sicuro da qualsiasi tentativo nemico, come Amilcare sul Monte Eircte.
In realtà sia la Lookout Mountain che la Missionary Ridge non erano tanto forti quanto sembravano. Tre anni di guerra avevano mostrato a sufficienza che le più formidabili posizioni difensive erano date non dalle alte montagne, ma dai dolci pendii scoperti, spazzati inesorabilmente dal fuoco micidiale delle armi rigate. Le formazioni montuose o collinose troppo alte, ricche di anfratti e di angoli morti, fornivano agli attaccanti una buona copertura contro il fuoco nemico. Esse avrebbero costituito posizioni fortissime ai tempi delle armi bianche o dei fucili ad anima liscia, quando effettivamente arrampicarsi su per i monti e venire a corpo a corpo con un nemico che teneva la cima era impresa difficilissima, ed in cui le masse umane impegnate per ogni chilometro di fronte erano infinitamente più dense che nel 1863: ma ora esse offrivano protezione all’attaccante contro quella che era in definitiva la più poderosa arma del difensore: il fucile rigato, mentre chi le difendeva non poteva ammassarvisi in gruppi sufficientemente densi, sotto pena di venire massacrato dalla nuova, poderosa artiglieria; ciò a prescindere dal fatto che il generale Bragg non aveva nemmeno il decimo delle forze che sarebbero state necessarie per tenere l’intera Lookout Mountain e la Missionary Ridge con masse tanto dense quanto quelle usate ai tempi in cui l’arma bianca dominava. In questa guerra in sostanza le catene montuose si erano rivelate formidabili come ostacolo passivo (cosi ad esempio in Virginia Occidentale e nella zona di Knoxville); ma non più.
Ma evidentemente il generale Bragg intendeva produrre il massimo sforzo sulle alture: per cui il pomeriggio del 23 novembre i suoi uomini opposero solo una parvenza di difesa alle Divisioni Sheridan e Wood, ritirandosi tosto quindi sulla Missionary Ridge, ove essi avevano scavato due ordini di trincee: l’uno immediatamente ai piedi, l’altro sulla cresta della dorsale.
Venne così il 24 novembre, giorno in cui doveva svilupparsi l’attacco unionista su entrambe le ali. Le vicende del giorno precedente avevano messo in guardia il generale Bragg circa il pericolo che poteva minacciare il centro della sua posizione: pertanto egli aveva ulteriormente indebolito le sue forze sulla Lookout Mountain spostando una divisione sulla Missionary Ridge. Ciò facilitò il compito del generale Hooker il quale mosse cominciando a risalire il grandioso spalto che forma la base del monte, da cui poi si innalza come un castello l’ammasso roccioso sommitale. Passando tra la vetta ed il corso del Tennessee, Hooker, facilitato anche da una densa nebbia che impedì ai confederati di scorgerne le mosse, si avanzò minacciando di aggirare da questa parte le difese sudiste sulla cima sinché, al discendere della sera, il generale Bragg, rendendosi conto che la montagna era troppo estesa per poter essere difesa con le poche truppe che egli vi poteva destinare, dette ordine alle sue unità di sgomberarla e di schierarsi nella valle del Chattanooga, difendendo la linea del fiumicello che ne percorre il centro.
Lo stesso giorno, all’alba, una brigata del generale Sherman, 3500 uomini, a bordo di 116 grosse chiatte, usci silenziosamente dal corso del North Chickamauga nel Tennessee, e discendendo con il favore delle tenebre e della nebbia il gran fiume, prese fulmineamente terra ai due lati dell’estuario del Chickamauga (propriamente detto) ricacciando gli avamposti confederati. Immediatamente un ponte di barche fu gettato attraverso il Tennessee e le divisioni del generale Sherman cominciarono ad affluire rapidamente sulla riva nemica, spiegandosi per muovere attraverso la breve piana verso la supposta Tunnel Hill. Ci volle comunque tutta la mattinata per trasportare l’Armata del Tennessee (un.) sulla base di partenza per l’attacco: se si pensa che si dovette lanciare un grande ponte di barche sul Tennessee in piena e traghettare l’intera Armata con tutta la sua artiglieria e munizioni, ecc., si deve concludere che l’operazione fu condotta in un tempo abbastanza breve. Nel primo pomeriggio il generale Sherman mise in movimento le sue divisioni, con l’ala sinistra protetta dal Chickamauga, e verso sera giunse ad insediarsi sulla supposta Tunnel Hill senza incontrare resistenza apprezzabile.
Scese la notte tra il 24 e il 25 novembre. Prima di sera un vento gagliardo spazzò via la nebbia e il cielo autunnale apparve carico di stelle scintillanti. Per la prima volta il minaccioso semicerchio che pareva serrarsi attorno a Chattanooga era stato rotto: entrambe le ali dello schieramento confederato erano state respinte.
Questo brano è tratto da Storia della guerra civile americana di Raimondo Luraghi. Se volete continuare a leggerlo potete trovarlo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.