Stampatore tedesco, membro di una famiglia patrizia di Magonza, mise a punto la stampa di libri su matrici di metallo semi-mobili. Della sua vita e delle sue attività si sa assai poco anche perché non aveva l'abitudine di sottoscrivere i libri che stampava (ne è rimasto un solo esempio, del 1461). Esule a Strasburgo, si iscrisse fra il 1428 e il 1444 alla corporazione degli orafi e avviò i primi esperimenti tipografici. Tornato a Magonza, riuscì ad aprire una tipografia nel 1450 ma cinque anni dopo subì un processo per insolvenza e dovette abbandonarla; nell'ultimo decennio della sua vita aprì, grazie ai finanziamenti del sindaco di Magonza, una seconda officina tipografica che stampò bibbie, messali e trattati religiosi. L'inventore della stampa morì in povertà e quasi cieco il 3 febbraio 1468, a Magonza.
Per rendere omaggio al grande tipografo tedesco abbiamo scelto i cinque francobolli che la Germania Federale gli ha dedicato nel corso degli anni. Di ognuno di essi è possibile vedere l'immagine e leggere una breve descrizione sopra.
Johann Gutenberg, l’inventore della stampa
Johann Gutenberg nacque a Magonza nel 1400, dalla famiglia Gensfleisch, più nota però con il nome di Gutenberg, il nome del villaggio d’origine. Il padre lavorava presso la zecca cittadina e Johann prese la strada dell’orificeria, dal cui esercizio apprese quelle conoscenze tecniche poi alla base della scoperta del modo di «scrivere artificialmente con caratteri mobili».
I primi documenti per cui ci è noto risalgono al 1420, mentre quelli che per la prima volta fanno cenno – piuttosto oscuro – alla nuova arte sono del 1439. Questi ultimi si riferiscono a un processo che Gutenberg intentò a Strasburgo, dove si trovava esule almeno dal 1433, contro Nikolaus Dritzehn, fratello ed erede di Andreas Dritzehn, Johann Riffe e Andreas Heilmann, con i quali collaborava sin dal 1436 allo scopo di sfruttare dei procedimenti industriali da lui escogitati. Stipulato il contratto della società, si era posto il laboratorio in casa del Dritzehn. Non molto tempo dopo, Andreas morì e dall’officina scomparvero alcuni pezzi del materiale già preparato. Questo furto e la pretesa dei fratelli del defunto di succedergli nella società, provocarono la lite che finì in tribunale. Gli atti alludono, con un linguaggio forse volutamente misterioso, ai procedimenti di Gutenberg; si parla infatti di «specchi» (Spiegel, forse in riferimento a stampe tabellari oppure copie del volume Speculum humanae salvationis?) e poi di «pezzi» (Stücken) che si separano o che si fondono, «forme» (Formen) di piombo e di un torchio: tutti strumenti alla base della tipografia. Non si sa cosa accadde a Johann negli anni seguenti; di certo la società fu sciolta e pare che nel 1444 egli ritornasse a Magonza. In quest’epoca dai suoi torchi sarebbero uscite alcune opere, ma l’attribuzione è discutibile; sono infatti giunte a noi copie frammentarie e senza il nome di tipografo. Verso il 1450, Gutenberg si associò con un ricco compatriota, Johann Fust, che gli prestò 800 fiorini per la fabbricazione di certi utensili e successivamente altre somme per «l’opera dei libri», cioè per l’acquisto di carta, pergamena e inchiostro: sono gli anni di preparazione dal grande capolavoro, la Bibbia detta «delle 42 linee» o «Mazarina» dal nome della biblioteca dove venne scoperto nel sec. XVII un esemplare. Contemporaneamente, egli avrebbe dato altre prove delle sue capacità, pubblicando, sempre senza nome di tipografo, il Türkenkalender e almeno due edizioni delle Lettere d’indulgenza, contenenti una bolla di papa Niccolò V relativa alla raccolta di aiuti per il re di Cipro in lotta contro i Turchi. Per ragioni difficili da stabilire, il lavoro di stampa procedeva a rilento nonostante l’apporto tecnico di un nuovo socio, Peter Schoeffer, e reclamava sempre nuovi finanziamenti. La situazione di Gutenberg divenne sempre più pesante: non era più in grado né di far fronte al pagamento degli interessi né di restituire le somme avute (oltre 2000 fiorini d’oro). Fu intentato un processo e Fust ebbe, nel 1455, sentenza favorevole al sequestro di tutto il materiale giacente nella stamperia, compresi i fascicoli fino ad allora preparati dei duecento esemplari della Bibbia. Il lavoro fu in seguito ultimato dal Fust e dallo Schoeffer (1455-1456) e messo in vendita a loro esclusivo profitto. Gutenberg, estromesso dalla società, trovò un altro alleato in Corrado Humery, sindaco di Magonza, con l’aiuto del quale nel 1458 aprì una nuova stamperia: da essa si presume sia uscita, prima del 1461, un’altra Bibbia, detta «delle 36 linee». Gutenberg si ritirò dall’esercizio della professione verso il 1462 e morì verso il 1468. Non è possibile ricostruire con esattezza gli annali tipografici di Gutenberg, ma se la moderna critica tende ad abbandonare gran parte dei paleotipi a lui attribuiti in passato, è unanime il riconoscimento secondo il quale fu Gutenberg il primo ad aver intuito la possibilità di moltiplicare i testi mediante lo sfruttamento di tecniche già note combinate con la sua invenzione della forma, per la composizione tipografica.
La stampa a caratteri mobili
Il primo libro a stampa recante l’anno di edizione è datato 1457: venne pubblicato a Magonza da due editori, uno dei quali era stato socio di Johann Gensfleisch, conosciuto come Johann Gutenberg (ca. 1400-1468), l’inventore della tipografia moderna. Qualche anno prima, Gutenberg aveva dato alle stampe la cosiddetta «Bibbia delle 42 linee», considerata il primo lavoro tipografico in assoluto: esso tuttavia non reca data alcuna. È questa la ragione per cui è difficilissimo stabilire con precisione la data di nascita della stampa: del resto, la stessa «invenzione» di Gutenberg è piuttosto una efficace sintesi di competenze tecniche precedenti, destinata a durare per più di quattro secoli.
I precedenti che resero possibile la nascita della tipografia sono fondamentalmente quattro: la diffusione della carta fabbricata con la triturazione di materiali fibrosi (legno, lino, paglia, cotone: un’invenzione cinese, giunta in Europa nel sec. XI); l’utilizzo del torchio a vite, impiegato nelle cartiere per pressare la pasta da cui ricavare i fogli di carta, e ora anche per imprimere la stampa; l’imitazione della stampa xilografica (anch’essa un’invenzione cinese), ossia l’utilizzo di una tavola di legno incisa, inchiostrata e successivamente premuta su un foglio – una tecnica inizialmente adoperata in Europa per produrre carte da gioco e immagini; infine, l’introduzione dei caratteri mobili, imitando un procedimento dell’oreficeria: qui i caratteri erano costituiti da punzoni di acciaio, e gli orefici si servivano di questa tecnica per incidere scritte sui pezzi da loro fabbricati.
L’applicazione di caratteri mobili alla stampe garantiva la possibilità di apportare correzioni al testo stampato; inoltre diventava possibile riutilizzare gli stessi punzoni (ossia i medesimi caratteri), combinati diversamente, per comporre qualsiasi altro testo. La necessità di disporre di una grandissima quantità di caratteri, indispensabile per stampare un libro di centinaia di pagine, suggerì a Gutenberg anche un’altra innovazione: la fusione a ripetizione. In tal modo le matrici di acciaio venivano adoperate per produrre caratteri di piombo, metallo più tenero ed economico, allo scopo di ottenere con facilità migliaia di esemplari della stessa lettera.
Se volete approfondire l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la vita di Johann Gutenberg potete farlo sfogliando le pagine del 6° volume de La Storia – Dalla crisi del Trecento all’espansione europea nella biblioteca dell’Antica Frontiera.