Signore di Firenze, ove vi nacque il 1° gennaio 1449, finanziere, mecenate e poeta, fu una delle figure più rappresentative del Rinascimento. Figlio di Piero di Cosimo, resse il governo fiorentino dal 1469. Sormontata la crisi del 1478, quando nella congiura diretta dai Pazzi perì suo fratello Giuliano, fece di Firenze l'ago della bilancia nella politica italiana, in alleanza prima con gli Sforza contro Venezia, in mutevoli legami poi con il papato e il regno di Napoli. All'interno, istituì il Consiglio dei settanta (1480) e affidò la cancelleria privata a propri fedeli più che a figure dell'oligarchia urbana. Con lui i Medici si trasformarono definitivamente da famiglia fondata sulla ricchezza economica in dinastia signorile. Lorenzo fu al contempo grande organizzatore della cultura umanistica fiorentina: sia come datore di lavoro del Poliziano e protettore di Pico della Mirandola sia come autore (La Nencia del Barberino, Canti carnascialeschi). Morì a Firenze l'8 aprile 1492 per una peritonite, a soli 43 anni.
Per ricordare il grande statista e umanista fiorentino abbiamo scelto i due francobolli che le poste italiane gli hanno dedicato nel 1949 e nel 1992. Di entrambi abbiamo pubblicato le immagini e una breve descrizione sopra.
Tra il 1469 e il 1492, gli anni in cui Lorenzo de’ Medici governa la città, Firenze vive una stagione artistica eccezionalmente felice, grazie all’attività degli scultori-pittori Andrea del Verrocchio e Antonio del Pollaiolo e a quella di un gran numero di pittori, da Botticelli a Leonardo. […] E’ soprattutto ad un dipinto di Botticelli che è legata, nell’immaginario collettivo, quella stagione culturale e la figura stessa del Magnifico. Si tratta della Primavera, un’opera generalmente datata al 1478 circa, e sul cui significato la critica non cessa di interrogarsi. La Primaveraoccupa un posto eccezionale nella storia della pittura occidentale: si tratta infatti del primo importante dipinto di grandi dimensioni che raffigura un soggetto mitologico-allegorico non basato, sembra, su una fonte testuale antica. Sebbene, cioè, tutte le figure siano facilmente identificabili (da destra, nell’ordine, il vento Zefiro, che insegue la ninfa Cloris, e probabilmente Flora, la donna che sparge fiori; al centro Venere, e poi il gruppo delle tre Grazie e Mercurio; in alto, in volo, è Cupido), queste non prendono parte a un’azione riconducibile a un preciso episodio mitologico. Due sono i filoni in cui è possibile raggruppare le numerose ipotesi interpretative che sono state avanzate negli anni. Da una parte c’è chi crede che il dipinto debba essere letto in chiave neoplatonica, e cioè in relazione agli scritti di Marsilio Ficino e di Pico della Mirandola (1463-1494), figure chiave dell’Accademia che si riuniva nella villa di Lorenzo il Magnifico a Careggi. Il valore civilizzatore della bellezza, rappresentato da Venere, cui l’anima deve aspirare per distaccarsi dai piaceri terreni, sarebbe quindi il significato ultimo del dipinto. Dall’altra parte c’è chi giudica queste letture delle sovrainterpretazioni, e invita ad un sano scetticismo. Il dipinto, ad esempio, potrebbe più semplicemente raffigurare i tre mesi della Primavera: da destra marzo, il mese dei venti freddi (il gruppo Zefiro-Cloris-Flora), poi aprile, a cui da sempre è associata Venere, e infine maggio, con Mercurio (figlio di Maia, da cui derivava il nome stesso del mese) che disperde con il caduceo le nuvole.
Se volete approfondire la vita di Lorenzo il Magnifico e dei tanti artisti che lavorarono per lui potete continuare a leggere gli ultimi 3 volumi dell’enciclopedia Il Medioevo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.
Se invece volete restare abbagliati dalla bellezza della Primavera di Botticelli potete raggiungere gli Uffizi, che sono a poco più di un’ora di auto dal b&b: sarà un’esperienza indimenticabile!