Figlio di un commerciante, nel 1893 s'iscrisse alla facoltà di lettere di Firenze e vi si laureò con una notevole tesi di geografia trentina, di cui anche in seguito continuò a occuparsi. Si batté, nel Trentino austriaco, per l'autonomia amministrativa e per l'istituzione di un'università italiana. Diventato socialista, fu agitatore politico irredentista e deputato alla camera di Vienna (1911). Abbandonata l'Austria per l'Italia, fu ufficiale alpino e, catturato nel 1916, fu processato per alto tradimento e impiccato.
Per ricordare il patriota trentino abbiamo scelto il francobollo che le Poste italiane emisero nel 1966 per commemorare il 50º anniversario della sua morte insieme a quella di Damiano Chiesa, Fabio Filzi e Nazario Sauro, altre importanti figure della causa dell'irredentismo italiano. L'esemplare da 40 lire di colore grigio-verde mostra i ritratti dei quattro martiri in primo piano, sullo sfondo della vignetta il castello del Buon Consiglio a Trento e l’arsenale di Pola, luoghi dove gli irredentisti vennero giustiziati.
Damiano Chiesa, Cesare Battisti e Fabio Filzi: tre martiri irredentisti
Damiano Chiesa era figlio del segretario municipale di Rovereto, dove nacque nel 1894. Studiò ingegneria a Torino e Genova e rifiutò la chiamata alle armi nell’esercito austriaco.
Si arruolò volontario nel VI reggimento di artiglieria da fortezza dell’esercito italiano e combatté nella zona di Asiago; fu poi mandato in prima linea nelle montagne sopra Rovereto, ove risultò utile per le sue conoscenze balistiche e topografiche. Subì la violenta offensiva della Strafexpeditione venne subito catturato (16 maggio 1916). Riconosciuto, fu processato dal tribunale militare e condannato a morte per fucilazione. Divenne così il primo martire dell’irredentismo trentino. Due mesi dopo, sulle alture del monte Pasubio, furono catturati Cesare Battisti, la figura di maggior spicco del movimento irredentista , e Fabio Filzi.
Nato a Trento nel 1875 da una famiglia di commercianti, Battisti studiò a Graz e Vienna, e poi a Torino e Firenze, e fu un apprezzato geografo. Tra i fondatori del movimento socialista trentino, aderì alla politica delle nazionalità della socialdemocrazia austriaca. Fu deputato alla dieta tirolese di Innsbruck e al parlamento di Vienna, prima di espatriare e assumere un ruolo da protagonista nella campagna per l’intervento italiano. Instancabile agitatore, giornalista e pubblicista prolifico, all’atto dell’entrata in guerra dell’Italia si arruolò come volontario negli alpini e, insieme a Fabio Filzi, combatté sul Pasubio, nel Basso Trentino.
Fabio Filzi era originario di Pisino d’Istria, ove nacque nel 1884, ma presto si trasferì con la famiglia a Rovereto. Studiò a Vienna e a Graz dove si laureò in legge. Aderì presto all’irredentismo e lavorò nello studio dell’avvocato Piscel, roveretano, uno dei fondatori del socialismo trentino. Aderì alla chiamata alle armi nell’esercito austriaco, ma nel corso di una licenza scappò in Italia e si arruolò negli alpini. All’inizio dell’estate del 1916, i combattimenti sul Pasubio, baluardo montuoso che avrebbe consentito agli Austriaci, impegnati nella spedizione punitiva, di affacciarsi sulla pianura veneta, si inasprirono e portarono alla cattura di Battisti e Filzi. Trasferiti a Trento, furono processati dal tribunale militare e condannati a morte per impiccagione il 12 luglio 1916.
Se volete approfondire l’irredentismo italiano e la vita di Cesare Battisti potete farlo sfogliando il 19° volume de La Storia d’Italia – La crisi di fine secolo, l’età giolittiana e la prima guerra mondiale nella biblioteca dell’Antica Frontiera.