Nato a Sighișoara, nella regione rumena della Transilvania, fu membro della Casa dei Drăculești, e per questa ragione è molto conosciuto anche con il suo nome patronimico di Dracula.
Venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d'Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio, il soprannome 'l'Impalatore' deriva dalla sua pratica di impalare i nemici.
Vlad III fu celebre fonte d'ispirazione per lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo.
Per ricordare questo personaggio storico abbiamo scelto le emissioni che la sua madrepatria gli ha dedicato nel corso degli anni.
Il primo francobollo riguardante il principe Vlad III venne emesso dalla Romania nel 1959. Si tratta di un valore grigio-blu da 20 bani che fa parte della serie di sei esemplari emessa in occasione del quinto centenario della città di Bucarest e che raffigura Vlad con un documento del 1459. A completamento della serie venne stampato in soli 30 mila esemplari un raro foglietto violaceo da 20 lei, anch'esso raffigurante il principe con un documento risalente alla fondazione della capitale rumena.
Nel 1976 le poste di Ceaușescu vollero commemorare il quinto centenario della morte di Vlad III con un francobollo policromo da 55 bani appartenente a una serie di quattro valori dedicata ad anniversari diversi. Anche in questo caso il soggetto rappresentato è il solito ritratto del principe.
L'ultima emissione dedicata all'impalatore risale al 1997. Si tratta di una coppia di due esemplari con rispettive vignette facente parte dei francobolli di Europa CEPT legati quell'anno al tema delle saghe e delle leggende. Il valore da 400 lei ritrae il personaggio storico, mentre quello da 4250 lei il personaggio letterario di Dracula (le due vignette mostrano i rispettivi castelli).
2 Novembre 1431 : nasce Vlad Tepes ( Dracula )
Che sia una coincidenza puramente casuale, oppure un segno del destino, sta di fatto che la nascita di Vlad III Principe di Valacchia ( Romania ), comunemente conosciuto comeDracula, uno dei personaggi più sinistri e sanguinari che la storia ricordi, coincide con il Giorno dei Morti. E difatti tutta la vita di quest’ uomo spaventoso si svolse all’ insegna della morte, la morte violenta elargita a piene mani, con una ferocia ed una crudeltà tali da farlo diventare una leggenda nera quando ancora era vivente, in un’ epoca storica che pure considerava la crudeltà e la ferocia come pratiche assolutamente normali nella gestione del potere, nella conduzione della guerra e nella amministrazione della giustizia. Dracula è entrato nella storia e nella leggenda come un mostro letteralmente assetato di sangue, tanto che non a caso nel XIX° Secolo il suo personaggio ispirò lo scrittore irlandese Bram Stoker, che nel suo romanzo omonimo lo trasfigurò nell’ archetipo del Vampiro. Come ora vedremo, la storia del vero Dracula storico è incomparabilmente più orribile di quella del personaggio letterario, a suo modo espressione sia pur morbosa di una sensibilità comunque romantica. E’ tuttavia interessante notare come nella sua terra natale, la Romania, la figura di Dracula sia ricordata ancora oggi come un mito patriottico, dato che la cultura romena vede in lui, con buone ragioni, il campione della lotta per l’ indipendenza nazionale contro il dominio dell’ Impero Turco Ottomano. Da questo punto di vista, il paragone non scandalizzi, la figura storica di Vlad Tepes potrebbe per certi versi essere accostata a quella del nostro Giuseppe Garibaldi.
Le diverse fonti sono sostanzialmente concordi nel precisarne le fondamentali caratteristiche somatiche : lungo naso aquilino, lunga e fluente capigliatura e foltissimi baffi neri. Il ritratto originale da cui derivano tutte le altre raffigurazioni è l’ immagine in basso a destra, un quadro del XV Sec. conservato nel Castello di Ambras, nel Tirolo Austriaco.
Nonostante il mito letterario originato dal romanzo di Stoker abbia indissolubilmente legato la figura di Dracula alla regione romena della Transilvania, nella realtà storica la figura di Vlad III non è particolarmente connessa con questa regione, con l’ eccezione significativa che fu la Transilvania a dargli i natali, nella città di Sighisoara, appunto il giorno 2 Novembre 1431. La vita di Dracula fu invece strettamente connessa alla regione dellaValacchia, di cui già suo padre Vlad II era stato Voivoda ( principe ), e per la cui signoria egli lottò ferocemente per tutto il corso della sua esistenza. In quei tempi la situazione politica della Romania, che allora ovviamente non esisteva ancora come stato unitario ed era frazionata in una pluralità di principati, era molto delicata e pericolosa, dato che il suo territorio si trovava preso in mezzo tra il Sacro Romano Impero cristiano a nord ed il potente Impero Turco Ottomano musulmano a sud, nel momento in cui questo aveva già iniziato una decisa politica espansionistica nei Balcani. Il controllo degli “ stati cuscinetto “ come la Valacchia assumeva quindi per ambedue le grandi potenze una fondamentale valenza strategica, e chi, come Vlad II e dopo di lui suo figlio Vlad III, aveva a cuore soprattutto l’ indipendenza del proprio regno, era costretto dalla forza delle cose ad una politica necessariamente ambigua, tesa a barcamenarsi tra le pressioni di forze molto più potenti, e nella quale i voltafaccia, i cambiamenti di alleanza e di schieramento ed i tradimenti reciproci erano all’ ordine del giorno.
Il padre di Dracula, Vlad II Dracul, era diventato Voivoda di Valacchia nell’ anno1436. Il soprannome del Principe derivava dal fatto che egli apparteneva all’ Ordine delDrago, un Ordine Cavalleresco creato dall’ Imperatore Sigismondo IV nel 1408, la cui missione era la difesa della Cristianità dalla crescente minaccia turca. In romeno la parola “ Drac “ significa drago, ma significa anche diavolo ( del resto la stretta parentela tra i due è ben nota fin dai tempi della Bibbia, ed anzi risulta curioso che un Imperatore Cristiano abbia scelto questa simbologia per un Ordine votato a difendere la religione di Cristo ).
Il suffisso “ ul “ ha in romeno la funzione del nostro articolo il, e quindi Vlad II, che non doveva nemmeno lui essere un soggetto particolarmente raccomandabile, era stato popolarmente denominato “ il Diavolo “. Poiché l’ altro suffisso “ ea “ significa di, ne risulta che il termine “ Draculea “ ( o Draculia, secondo altre fonti ), poi contratto in Dracula, assume il significato di “ Figlio del Diavolo “. Non vi è alcun dubbio che Vlad III abbia tenuto fede a questo inquietante epiteto in maniera spettacolare.
Vlad II stabilì la sua capitale nella città di Targoviste, ma già l’ anno successivo al suo insediamento entrava pesantemente in urto con Giovanni Hunyadi Principe di Transilvania, e per preservare l’ indipendenza del suo regno minacciato da Hunyadi che era spalleggiato dal potente Regno di Ungheria, non esitò a stringere patti di alleanza con ilSultano Ottomano Murad II, nonostante fosse Cavaliere dell’ Ordine del Drago, votato alla lotta ai Turchi. Fino al 1442 Vlad Dracul riuscì a barcamenarsi tra Ungheresi e Turchi, ma in quell’ anno il Sultano, non fidandosi di lui, lo invitò ad Adrianopoli e lo fece imprigionare. Prontamente Hunyadi occupò la Valacchia , mettendo un suo protetto sul trono. Allora il Sultano fece liberare Dracul, che con l’ appoggio di truppe ottomane riuscì nel 1443 a riconquistare il suo regno. Tuttavia, per garantire al Sultano la sua dubbia fedeltà, egli dovette impegnarsi a mandare alla Corte di Costantinopoli in qualità di ostaggi i suoi due figli minori, Vlad ed il piccolo Radu, detto “ il Bello “, trattenendo invece con sé in patria il figlio maggiore Mircea. In un’ epoca di incerte e malfidate alleanze, era questa una pratica abbastanza comune, che tendeva a garantirsi lealtà minacciando rappresaglie.
In qualità del loro rango, i due giovani principi erano trattati con ogni riguardo ( perlomeno fintanto che il loro genitore si comportava come doveva … ). Essi furono educati alla cultura ed alla religione musulmana, ed istruiti nelle lettere e nell’ arte della guerra. Ma alla Corte degli Ottomani il futuro Dracula doveva imparare anche cose molto meno simpatiche. Fu infatti durante il suo soggiorno forzato presso i Turchi che egli imparò a conoscere il terribile supplizio del Palo, che gli Ottomani comunemente infliggevano ai criminali, e che successivamente egli avrebbe sistematicamente riservato a tutti i suoi nemici, prigionieri, ed in genere a chiunque ritenesse degno di una punizione esemplare. E fu proprio la sua maniacale predilezione per questo infame supplizio che gli fece meritare l’ altro soprannome con cui è passato alla storia, e cioè per l’ appunto Vlad Tepes, che significa “ l’ Impalatore “. Gli stessi Turchi, quando se lo trovarono di fronte come nemico ed ebbero avuto modo di sperimentare quale ineluttabile destino attendesse quelli che cadevano nelle sue mani, lo chiamarono Kaziglu Bey ( Principe Impalatore ).
Nel 1447, Giovanni Hunyadi aggrediva nuovamente la Valacchia, liquidando una volta per tutte Vlad II Dracul e il suo figlio maggiore Mircea. Hunyadi nuovamente sistemò uno dei suoi fedeli sul trono, e l’ anno successivo intraprese una offensiva contro i Turchi, nella quale doveva però risultare sconfitto. Dal canto suo, il Sultano liberò Dracula, che all’ epoca aveva diciassette anni, e lo fornì di truppe per tentare la riconquista del suo regno. Le strade dei due fratelli ostaggi si separavano : mentre Vlad negli anni a venire sarebbe diventato il più implacabile nemico dell’ Impero Ottomano, Radu il Bello sarebbe invece rimasto alla Corte Ottomana, si sarebbe convertito alla religione musulmana, e sarebbe diventato ascoltato consigliere, ed alcune fonti dicono anche amante, del nuovo Sultano Maometto II. Il tentativo di Vlad ebbe successo, e nella tarda estate del 1448, per la prima volta Dracula entrava in Targoviste come Voivoda di Valacchia. Il successo doveva però rivelarsi effimero : già nel dicembre di quello stesso 1448 veniva sconfitto, spodestato, e costretto nuovamente a prendere la strada di un lungo esilio, che per otto anni lo avrebbe condotto da un paese danubiano all’ altro, presso le Corti di Moldavia, Transilvania ed Ungheria. Dracula fu rieducato al Cristianesimo, venne istruito nell’ arte della guerra, entrò come suo padre a far parte dell’ Ordine del Drago, ed infine accettò di unirsi al seguito proprio di quel Giovanni Hunyadi che era stato la causa della fine di suo padre e di suo fratello maggiore. Alla Corte Ungherese di Buda, nel mentre iniziava a distinguersi come guerriero praticando incursioni di guerriglia in territorio turco, Vlad ebbe occasione di conoscere e stringere amicizia con il figlio di Giovanni Hunyadi, il futuro Re di Ungheria Mattia Corvino. Intanto, gli avvenimenti precipitavano : nel 1453 i Turchi passarono all’ offensiva, e Costantinopoli venne conquistata dal Sultano Maometto II. Nel 1454 passarono all’ attacco dell’ Ungheria, ma vennero sconfitti da Hunyadi nellaBattaglia di Szendro. Vlad combatté in quella occasione al fianco degli Ungheresi, ed ottenne in premio del suo valore la restituzione alla corona valacca delle cittadelle di Almas e Făgăraş, sulle falde dei Carpazi meridionali.
Nella estate del 1456, Giovanni Hunyadi sconfisse nuovamente gli Ottomani nella Battaglia di Belgrado, solo per morire poco dopo di peste. Dracula approfittò delle circostanze per occupare la Valacchia e riprendersi il trono, e venne incoronato Principe dal Metropolita Valacco nella chiesa di Curtea de Argeş, fatta erigere da suo padre. Bisognoso di appoggi contro gli Ottomani, allacciò relazioni stabili con i suoi vicini, e prestò giuramento di fedeltà alla Corona Ungherese. Vlad non era però ancora abbastanza forte per contrastare apertamente Maometto II, così dovette inizialmente pagare il tributo stabilito dagli accordi presi da suo padre con Murad II, presentarsi annualmente alla Sublime Porta per il formale omaggio al Sultano e, nel 1458, permettere il transito delle forze turche che attaccarono gli Ungheresi alla rocca di Turnu Severin, sul territorio romeno. Nei primi anni del suo regno, Dracula dovette infatti fronteggiare la sfida per il trono valacco di un altro pretendente, Dan III di Valacchia, che era appoggiato da molti nobili valacchi. Nel 1460, Vlad lo sconfisse definitivamente nella Battaglia di Rucăr , lo uccise in battaglia e passò a poi a sterminarne senza pietà i seguaci, innalzando vere e proprie foreste di impalati. Rinsaldato il suo potere all’ interno del regno, Dracula stipulò una alleanza anti ottomana con il nuovo Re di Ungheria Mattia Corvino. Nel 1462 il conflitto tra Maometto II e Vlad III esplose. Il Voivoda catturò e fece impalare i messi del sultano, poi attraversò il Danubio gelato e penetrò per ben 800 chilometri all’ interno del territorio ottomano. Il resoconto della spedizione, spedito da Dracula all’ alleato Mattia, parla di 23.883 morti, « senza contare quelli che sono stati bruciati vivi nelle loro case o le cui teste non sono state mostrate ai nostri ufficiali ».
Mattia Corvino non si unì però alla crociata promossa da Dracula, lasciando il Voivoda da solo contro le ritorsioni turche. Peggio ancora, il Re di Moldavia Ştefan cel Mare tradì Vlad e si alleò a Maometto per riconquistare la fortezza moldava di Chilia, occupata dalle truppe valacche. Costretto a dividere le sue forze ( circa 30.000 uomini in tutto ) tra Chilia ed il Danubio, Vlad venne investito dall’ esercito del sultano ( forte di 60.000, forse 80.000 uomini ) e costretto a ripiegare mentre gli invasori passavano il Danubio ( 4 Giugno ). Vlad attaccò nottetempo il campo ottomano con forse 10.000 uomini, cercando di uccidere Maometto in persona ( 17-18 giugno ). Il famoso attacco notturno di Dracula, passato alla storia come la Battaglia delle Torce, scompaginò le file ottomane e costò all’ esercito turco ben 15.000 morti, ma mancò il suo obiettivo principale, e cioè l’ eliminazione fisica di Maometto II.
Il 18 giugno Vlad si diede alla fuga, sfuggendo un nuovo confronto diretto e lasciando Targoviste al nemico. Mentre il fuggiasco Dracula si arroccava tra i monti nella Fortezza di Poenari, da lui fatta costruire, il Sultano nominava suo fratello Radu il Bello nuovoVoivoda di Valacchia, e lasciava a lui l’ onere di proseguire la lotta contro l’ Impalatore. Radu, ottimamente rifornito dal Sultano, nel frattempo prudentemente rientrato in patria, di un incessante flusso di uomini e mezzi, riuscì anche a coalizzare contro Dracula una buona parte dei nobili valacchi, che in molti non sopportavano il regime dispotico a cui il Principe assoggettava il territorio, e che fortemente limitava i loro privilegi. Nel Settembre del 1462, nonostante le crescenti difficoltà, Vlad era riuscito a conseguire altre tre significative vittorie, in una incessante guerriglia condotta con i mezzi più spietati, nella quale ogni prigioniero turco veniva senza indugio implacabilmente infilzato sopra un palo. I soldati ottomani, che pure erano in larga parte truppe scelte, tra cui primeggiava il famoso corpo dei Giannizzeri, erano terrorizzati dall’ Impalatore, e quando se lo trovavano davanti in battaglia, venivano spessi presi dal panico, come se davvero avessero di fronte il diavolo in persona. E di certo non mancavano ottime ragioni per giustificare o quanto meno scusare questo loro atteggiamento.
Le cronache riportano che in una occasione un esercito turco si ritirò in preda allo sgomento quando, entrato in una valle, si trovò di fronte a ciò che restava di un convoglio di truppe e salmerie che Dracula aveva sorpreso e distrutto. Una vera e propria foresta di impalati, nella quale migliaia di corpi ormai putrefatti ammorbavano l’ aria per chilometri, innalzati a mezz’ aria sui legni che li trafiggevano. Vlad aveva fatto impalare non solo ogni soldato, ma anche ogni donna e bambino, e perfino ogni cane che avesse avuto la disgrazia di accompagnare lo sventurato convoglio di rifornimenti.
Tuttavia Dracula era ormai ridotto allo stremo, avendo consumato tutto il denaro di cui disponeva per pagare le sue truppe mercenarie. A malincuore prese nuovamente la via dell’ esilio, riparando in Ungheria alla Corte del suo alleato Mattia Corvino, per chiedere l’ aiuto ed il supporto di questi nella sua lotta contro gli Ottomani. Le speranze di Vlad andarono deluse nel modo più amaro; in quel particolare frangente, il Re di Ungheria non intendeva in alcun modo impegnarsi a fondo contro i Turchi, dato che anch’ egli versava in ristrettezze finanziarie che non gli avrebbero consentito di organizzare una spedizione che avesse speranze di successo. Ritenendo che Dracula fosse un pericolo per la sua politica, ma rifiutando di eliminarlo in virtù dei vincoli di parentela, dato che Vlad ne aveva sposato la cugina, alcune fonti addirittura dicono la sorella, Mattia Corvino decise di fare imprigionare il Principe Valacco. La prigionia di Dracula in Ungheria, che lo vide ospite forzato in successione delle fortezze di Oratia, Visengrad e Buda, non fu particolarmente severa, tanto è vero che poté condividerla con la moglie, ma durò molto a lungo. La sua esatta durata è controversa e quindi oggetto di dibattito, ma diverse fonti la descrivono come un periodo di ben dodici anni, dal 1462 al 1474.
Tuttavia, con il passare degli anni, il fatto che la Valacchia sotto il governo di Radu entrasse stabilmente a far parte della sfera di influenza ottomana non era cosa che il Re di Ungheria e gli altri Principi Cristiani dei Balcani potessero vedere di buon occhio; quello stesso Ştefan cel Mare Re di Moldavia, che come abbiamo visto si era a suo tempo alleato ai Turchi contro Dracula, ora che la pressione degli Ottomani sul suo stesso territorio si faceva via via più minacciosa, si faceva paladino della causa del suo vecchio nemico e ne perorava la liberazione. Nel 1475, Radu morì per una malattia improvvisa, e nel 1476 Dracula venne liberato e si reimpossessò del suo Regno con l’ aiuto ungherese. Egli proclamò in modo ufficiale per la terza volta la sua signoria sulla Valacchia il giorno 26 Novembre di quello stesso anno, ma questa volta il suo dominio doveva rivelarsi estremamente effimero. Durò infatti neanche due mesi, dopodiché Vlad venne assassinato a tradimento da alcuni cavalieri del suo seguito, forse prezzolati dal Sultano o forse timorosi di vendette. La data esatta della sua morte è incerta, la maggior parte delle fonti la collocano nel Dicembre 1476. Similmente incerto è il luogo esatto del suo assassinio, che dovrebbe collocarsi in un qualche punto della strada che conduce da Bucarest a Giurgiu. In ogni caso è certo che Dracula era sicuramente morto entro la data del 10 Gennaio 1477. La sua testa venne portata a Costantinopoli come trofeo, ed il corpo seppellito senza cerimonie dal suo rivale per il trono Basarab Laiota, forse nel Monastero di Comana, di cui Vlad stesso era stato il fondatore nell’ anno 1461. Questo Monastero venne in seguito demolito, e poi ricostruito nell’ anno 1589.
Nel corso del XIX Secolo, alcuni storici romeni vollero sostenere, sulla base di una tradizione popolare non supportata da nessuna documentazione storica evidente, che Dracula fosse stato sepolto nel Monastero di Snagov, che si erge al centro di un’ isola a poca distanza da Bucarest. La leggenda sosteneva che anche di questo Monastero Vlad fosse stato il fondatore, e che per questo motivo vi fosse stato sepolto dopo la sua morte. Ricerche archeologiche condotte nell’ anno 1933 dimostrarono in modo incontrovertibile che la fondazione del Monastero risaliva al tardo XIV Secolo, un’ epoca quindi sensibilmente anteriore all’ epoca dell’ Impalatore. Ma soprattutto, gli scavi condotti nella Chiesa del Monastero rivelarono che non c’ era alcuna tomba sotto la lastra senza iscrizioni che la tradizione indicava come il luogo del riposo eterno del Principe. L’ archeologo Dino V. Rosetti dichiarò al riguardo : “ Sotto la lastra di pietra attribuita a Dracula non c’ era nessuna tomba. Solo molte ossa e mascelle di cavalli. “ Tuttavia, nonostante le smentite della ricerca storica ufficiale, la tradizione resiste e persiste : ancora oggi la lastra senza iscrizioni sul pavimento della Chiesa del Monastero di Snagov viene indicata come la “Tomba di Dracula “, e pare addirittura che ogni giorno i monaci recitino orazioni per l’ anima inquieta del poco raccomandabile defunto, in modo che se ne resti tranquillo nell’ oltretomba; ma forse anche questa è una leggenda. Quel che è certo, è il fatto che la “ Tomba di Dracula “ rappresenta una interessante attrattiva turistica, al pari della sua casa natale a Sighisoara, oggi in parte adibita a ristorante …
Esegesi delle Fonti Storiche su Vlad Tepes
La Tradizione Tedesca
La figura di Vlad Ţepeș fece la sua formale apparizione sulla scena letteraria europea nel1463, quando Mattia Corvino Re d’ Ungheria fece circolare presso la corte del suo alleato e rivale, l’ Imperatore Federico III d’Asburgo, un pamphlet intitolato Geschichte Dracole Waide ( ” Storia del Voivoda Dracula ” ), successivamente messo in scena alla corte dell’ Imperatore con l’ opera Von ainem wutrich der hies Trakle waida von der Walachei ( ” Storia del folle chiamato Dracula di Valacchia ” ) del poeta Michel Beheim.. Pretesto per la diffusione del materiale fu la sigla del Trattato di Wiener Neustadt tra i due sovrani. Nessun esemplare dell’ incunabulo originale, un opuscolo di sei foglietti con il ritratto di Vlad in prima pagina, si è conservato fino ai giorni nostri. Esistono quattro copie realizzate negli anni seguenti ( 1475-1500 ) e conservate nel Monastero di Lambach in Austria, nella Abbazia di San Gallo in Svizzera, nella Biblioteca Municipale di Colmar in Francia, e nella British Library in Inghilterra; il manoscritto della British Library è l’ unico completo. Disponiamo inoltre di 13 pamphlets databili dal 1488 al 1568. Otto deipamphlets sono incunaboli stampati prima del 1501.
La tradizione germanica su Vlad l’Impalatore è composta da un totale di 46 aneddoti. Tutte le storie cominciano nel momento in cui Giovanni Hunyadi elimina Vlad II Dracul ed il giovane Vlad III rinuncia alla sua religione per difendere la vera fede cristiana. Da questo punto in avanti, tutte le narrazioni divergono ma è chiaro che tutta questa bibliografia tedesca è stata redatta con il chiaro intento di distruggere la credibilità morale e politica del Voivoda Valacco. La prima versione del testo germanico venne molto probabilmente redatta da un chierico sassone di Braşov, a suo tempo testimone oculare, o rogatorio delle memorie di testimoni oculari, delle atrocità perpetrate da Dracula contro i cittadini di Braşov e Sibiu dal 1456 al 1460. La narrazione dei fatti è però in diversi casi adulterata da evidenti esagerazioni. Gli altri aneddoti possono essere divisi in due categorie : quelli che riportano fatti precisi, anche se la loro presentazione non obbedisce a nessuna regola, né cronologica né geografica : le spedizioni in Transilvania, la decapitazione del principe Dan III, etc.; e quelli che non comportano nessuna precisazione di date luoghi e persone. Ciò che colpisce nella letteratura di questo testo è l’ assenza di ogni causalità, di ogni legame logico tra i vari episodi. L’ unico punto in comune è Vlad, il quale sembra spinto da una furiosa rabbia omicida contro il mondo intero, senza alcuna logica né riflessione. Il materiale bibliografico distribuito per ordine di Corvino era stato quasi certamente redatto nel 1462, prima dell’arresto di Dracula per ordine del sovrano ungherese, e divenne un vero e proprio bestseller dell’ epoca. I motivi per cui Mattia Corvino incentivò la diffusione di questo materiale anti-Dracula sono abbastanza comprensibili. Impegnato in un conflitto contro Federico III, il Re di Ungheria aveva dirottato alla sua causa i fondi ammassati presso Venezia e Roma con la promessa al Papa di dichiarare guerra al Turco. Vlad, presentato come un mostro e, tramite una lettera contraffatta, come un vassallo di Maometto II, divenne lo spauracchio e la giustificazione cui Corvino ricorse per placare le ire dei suoi avversari : il re era stato costretto ad intervenire contro Dracula invece che agire direttamente contro gli Ottomani.
Tra il 1488 ed il 1568 la ” Storia del Voivoda Dracula ” venne ristampato in Germania per tredici volte, e sempre nelle tipografie delle grandi città imperiali : cinque a Norimberga ( 1488, due edizioni; 1499; 1520 circa, 1521 ), tre ad Augusta ( 1494, 1520-1542, 1559-1568), e una a Lubecca ( 1488-1493 ), a Bamberga ( 1491 ), a Lipsia ( 1493 ), a Strasburgo ( 1500 ) e ad Amburgo ( 1502 ). Dopo il 1490 la Storia del Voivoda Dracula perse la sua attualità politica per diventare un libro popolare, la lettura prediletta di un pubblico avido di storie nelle quali i tiranni e i mercanti la facevano da padroni. Dracula divenne unexemplum: l ‘ incarnazione stessa del male, un tiranno come Erode, l’ assassino degli innocenti, o come i persecutori dei cristiani Nerone e Diocleziano. Lo vediamo raffigurato nei quadri nelle vesti di Ponzio Pilato che giudica Gesù, oppure intento a condannare Sant’Andrea Apostolo ( un messaggio iconico fortissimo questo, se si considera il peso che il culto del santo ha sempre avuto nei Principati Danubiani ). Theodor Zwinger, autore di un Theatrum vitae humanœ ( Basilea, 1571) , pose Dracula tra i Principi malvagi nei capitoli ” Crudeltà di Principi verso i loro sudditi “, ” Interrogatori e torture dolorose ” e ” Disumanità contro i malati “. Il carattere sacro del pranzo e la sua deturpazione attraverso i crimini si trovano nel poema Flőhhaz di I. Fischer ( 1573 ), che rievoca il pranzo di Dracula sotto i cadaveri degli impalati, una scena che si poteva ammirare nell’ edizione di Strasburgo del 1500. Nel 1581 Zaccaria Rivader descrisse le crudeltà di Dracula nel capitolo Historien und Exempel von bősen und Gottlosen Regenten und Oberkeitein von Tyrannen und ihren bősen unlőblichen und tyrannischen Thaten und Wercken della sua raccolta di exempla. Nel 1596 Giorgio Steinhartelencò i misfatti del crudele tiranno «selvaggio», salvandolo in extremis con un riferimento alla sua comprovata fede cristiana.
La Tradizione Russa
Presumibilmente tra il 1481 ed il 1486 venne redatto, in lingua russa o in lingua slava, loSkazanie o Drakule voevode ( ” Il racconto del Voivoda Dracula ” ). L’ opera venne copiata ripetutamente dal XVI al XVIII Secolo. L’ esemplare più antico, datato 1490, reca la scritta conclusiva : ” Scritto nell’ anno 6994 del Calendario Bizantino ( i.e. 1486 ), il 13 Febbraio, poi trascritto da me, il peccatore Elfrosin, nell’ anno 6998 ( i.e. 1490 ), il 28 Gennaio “. L’ opera, priva di un consistente costrutto cronologico, è una raccolta di aneddoti bibliografici e storici inerenti Vlad Ţepes. I 19 aneddoti contenuti nello Skazanie sono più lunghi e consistenti rispetto alla tradizione bibliografica germanica. I primi tredici episodi sono privi di un filo conduttore cronologico, e ben testimoniano il rapido emergere di una tradizione folkloristica intorno alla figura di Vlad III. Gli ultimi sei episodi sono ritenuti il frutto del lavoro di uno studioso che ha curato di presentarli in buon ordine cronistorico : partono con la narrazione dei ” turbanti inchiodati ” e si concludono con la morte di Vlad e delle informazioni sulla sua famiglia. Tra i 19 aneddoti russi, dieci presentano delle evidenti similitudini con i racconti della tradizione germanica, ma se ne discostano nettamente per ciò che concerne la caratterizzazione del personaggio. Nei testi russi, la figura di Vlad appare certamente più positiva che non nei testi tedeschi : Dracula è presentato come un grande governante, un valoroso guerriero ed un sovrano giusto. Le atrocità da lui commesse paiono in questi testi un semplice scotto da pagare nella vita di un forte e risoluto sovrano.
Tra i tanti, solo quattro dei 19 aneddoti paiono riportare esagerazioni di violenze e massacri. Alcuni elementi delle storie su Dracula vennero poi ripresi nella tradizione folkloristica russa sviluppatasi intorno alla figura dello Zar Ivan IV di Russia, passato alla storia come “ Ivan il Terribile “. La vera identità dell’ autore dello Skazanie o Drakule voevode è ancora oggetto di discussione. Le ipotesi principali sono che l’ autore fosse un monaco transilvano, un prete romeno o un uomo, romeno o moldavo che fosse, della corte di Ştefan cel Mare Re di Moldavia. Secondo un’ altra teoria, l’ autore della raccolta sarebbe invece stato il diplomatico russo Fëdor Kuricyn.
La Tradizione Romena
Nel paese di Dracula, e fin dalla seconda metà del XVI Secolo, la memoria del Voivoda cadde presto nell’ oblio. I cronisti valacchi lo menzionano appena e lo confondono con altri principi del XV Secolo, le sue efferatezze e le sue gesta passarono sotto il silenzio e gli venne accreditata solo la costruzione della fortezza di Poenari. Solo nel 1804, parallelamente al risveglio indipendentista delle popolazioni romene contro turchi ed austriaci, la figura di Dracula riemerse dall’ oblio. Spinta da chiare motivazioni politiche, la memoria popolare romena dimenticò l’ orrore per le atrocità commesse da Vlad, in favore dell’ ammirazione per le sue virtù guerriere, per il suo spirito di libertà, per le coraggiose gesta compiute in difesa della sua terra contro i Turchi.
Si addussero ad attenuanti delle crudeltà di cui si era macchiato motivazioni fatalistiche : la guerra era di per sé stessa crudele, il nemico faceva altrettanto, non esistevano altri modi per fronteggiare il terrore ottomano. Era stato ” un sovrano terribilmente severo, s’ intende, ma la sua ira funesta l’ aveva principalmente rivolta contro coloro che osavano mentire o maltrattare la povera gente ” ( gli studi folcloristici romeni sono pieni di testimonianze come questa, resa nel 1910 da una vecchia contadina del distretto di Muscel ). Ne convennero ingenuamente gli stessi Sassoni, vittime abituali di spietate persecuzioni da parte di Dracula, ammettendo nel manoscritto di San Gallo che « quando qualcuno rubava, mentiva o si macchiava di qualsiasi ingiustizia nelle sue terre, non aveva nessuna possibilità di salvarsi, sia che fosse un nobile, un prete o un suddito qualunque».
Il mito del patriota temerario e quello del savio governante concorsero insieme a consolidare nella memoria storica popolare l’ immagine di un principe esemplare, in grado di salvaguardare non solo l’ indipendenza del regno ma di assicurare all’ interno l’ ordine, la legalità, la stessa laboriosità degli abitanti. Ne venne fuori una sorta di eroe nazionale, pronto ad esercitare nel modo più tremendo ogni potere se fosse stata in gioco l’ integrità della sua terra. Il dittatore romeno Nicolae Ceauşescu tentò di sfruttare fino in fondo a proprio vantaggio la popolarità di Dracula. Egli infatti non mancò mai di ostentare il suo coinvolgimento emotivo in tutto ciò che la figura di Vlad rappresentava, fino a scegliere il lago di Snagov come propria residenza estiva. Come tutti sanno, anche Ceausescu, così come Dracula, non morì tranquillamente nel suo letto …
Alcuni Aneddoti su Vlad Tepes
Riportiamo di seguito alcuni degli aneddoti che più frequentemente compaiono, con alcune varianti e discrepanze, nelle diverse tradizioni tedesca, russa e romena.
Il Ritorno di Dracula
Quando nel 1456 Dracula riuscì a stabilire il suo dominio sulla Valacchia, era assetato di vendetta verso i nobili del suo paese, che avevano congiurato con Giovanni Hunyadi per spodestare suo padre Vlad Dracul ed assassinarlo, insieme con il suo fratello maggiore Mircea, che era stato addirittura seppellito vivo. Fingendo una volontà di riconciliazione e pacificazione, Dracula invitò i nobili ad un grande banchetto. Durante la festa, il Principe chiese ai convenuti quanti monarchi di Valacchia riuscissero a ricordare. Nessuno tra i commensali fu in grado di menzionarne più di sette. A quel punto Dracula dette ordine alle sue guardie di arrestare tutti i nobili, uomini e donne di ogni età. Quelli più anziani e deboli furono impalati senza indugio, in numero di circa cinquecento; gli altri, quelli più giovani e forti, li fece mettere in catene e li costrinse a ricostruire col lavoro forzato la diroccata Fortezza di Poenari, che divenne poi la sua roccaforte principale. I lavori durarono mesi, e la gran maggioranza dei prigionieri morì di fatica e di stenti; quelli che riuscirono a sopravvivere vennero infine impalati alla conclusione dei lavori.
La Coppa d’ Oro
Dracula odiava la disonestà, e puniva implacabilmente con la morte sul palo chiunque nel suo regno si macchiasse di furto, frode o spergiuro. Egli era grandemente temuto, perché era terribilmente severo ed inflessibile. Esisteva nella piazza principale della sua capitale Targoviste una fontana che dispensava ai viaggiatori assetati le acque dolci e fresche di una fonte. Dracula aveva fatto collocare sul bordo della fontana una meravigliosa coppa d’ oro finemente cesellata, a disposizione di chiunque passando di lì volesse dissetarsi. Per tutto il tempo del suo regno nessuno osò mai rubare la coppa, che rimase sempre a disposizione dei viandanti, che avevano così l’ occasione di trovare ristoro e nel contempo di riflettere sui metodi governo del Principe.
Il Nobile dal Naso delicato
Un giorno Dracula banchettava di buon appetito in mezzo ad un gruppo di condannati che aveva fatto impalare. Venne a trovarlo un nobile che doveva discutere con lui una certa questione. Dracula lo fece sedere alla sua tavola, ma vide che il suo ospite dava evidenti segni di disagio. Il Principe allora gli chiese che cosa lo disturbasse, ed il nobile rispose che non riusciva a sopportare il fetore che promanava dai corpi dei suppliziati. Dracula allora ordinò alle sue guardie che venisse impalato all’ istante, ma su un palo lungo il doppio degli altri; e mentre il suo ordine veniva eseguito, canzonò beffardamente lo sventurato con queste parole : “ In questo modo, sarai ben sollevato in alto al di sopra degli altri, e il loro odore non ti disturberà più “.
I Turbanti degli Ambasciatori Turchi
Un giorno giunsero alla corte di Dracula alcuni notabili ottomani, latori di una ambasceria del Sultano. Quando il Principe li vide entrare al suo cospetto, si incupì, dato che i messi, secondo il loro costume, portavano in testa i loro caratteristici turbanti. “ Come osate “ disse “ presentarvi davanti a me con il capo coperto ? Che cosa ho fatto per meritare una simile mancanza di rispetto ? Parlate ! “. Gli sciagurati rimasero interdetti : “ Principe “ balbettarono “ questo è il nostro costume tradizionale, e non ci togliamo mai il turbante “. Dracula sorrise sinistramente : “ Ah, davvero ? E’ davvero lodevole questo vostro attaccamento alle tradizioni. Faremo in modo di rinsaldarvi in questo convincimento nel più efficace dei modi, affinché le vostre idee, così come i vostri copricapi, vi rimangano ben ferme in testa “. E diede ordine alle guardie di afferrare gli sventurati, e di inchiodare a martellate i turbanti ai loro crani. L’ ordine venne prontamente eseguito.
L’ Ambasciatore Polacco
Un giorno si presentò alla corte di Dracula un nobile polacco, che recava un messaggio di Mattia Corvino Re di Ungheria. Il Principe volle metterlo alla prova, ed invitò il cavaliere alla sua tavola. Quando l’ ospite arrivò, venne preso da una comprensibile inquietudine quando vide che poco distante dalla tavola si ergeva un palo di legno la cui punta era stata rivestita di una lamina d’ oro. Dopo che l’ ambasciatore si fu sistemato a tavola, e dopo aver pranzato discutendo delle questioni di stato, Dracula chiese amabilmente al suo ospite che cosa pensasse di quell’ oggetto sinistro. Sudando freddo, il Polacco rispose che doveva evidentemente trattarsi dello strumento per il supplizio di un colpevole di alto rango, che in qualche modo aveva fatto cosa sgradita al Principe. “ Hai indovinato “ disse Dracula “ sappi che è stato preparato per te. Ora che ne dici ? “ Con il coraggio della disperazione, l’ infelice giocò il tutto per tutto. “ Tutti sanno che sei un Principe crudele ma giusto. Se hai deciso che io debba morire, la responsabilità è soltanto mia, perché sicuramente ho commesso una qualche azione meritevole di questa fine “. Dracula allora scoppiò a ridere : “ Hai detto la sola cosa sensata che potevi dire. Mi compiaccio, sei un bravo diplomatico che sa come si deve trattare con i grandi sovrani. Vai in pace con la mia benedizione “. E lo congedò dopo averlo colmato di ricchi doni.
Il Mercante derubato
Un giorno giunse a Targoviste un mercante, che tornava a casa da un lucroso giro di affari. Si fermò a pernottare alla locanda, e ben conoscendo la severità implacabile di Dracula verso i ladri, non si preoccupò di riporre in luogo sicuro il forziere con il denaro che aveva guadagnato, e lo lasciò incustodito sul suo carro durante la notte. Grande fu dunque il suo disappunto quando, contando il denaro la mattina dopo, si accorse che mancavano all’ appello ben centosessanta ducati d’ oro. Il mercante corse da Dracula a lamentarsi del furto subito. Il Principe lo tranquillizzò : “ Non ti preoccupare “ disse “ il denaro che ti è stato rubato ti sarà restituito entro ventiquattro ore, ed il colpevole sarà punito come merita “. Il mercante se ne andò, e Dracula ordinò che una borsa con centosessanta ducati tratti dal suo tesoro personale fosse collocata nel carro del derubato. Ma volle mettere alla prova il mercante, e comandò che alla somma mancante fosse aggiunta una moneta in più. Nel contempo fece spargere la voce che il ladro doveva saltare fuori entro il tempo che aveva indicato, altrimenti avrebbe messo a ferro e fuoco l’ intera città. La mattina dopo, il mercante trovò nel carro la borsa con il denaro, lo contò e ricontò più volte, e risultò infine evidente che c’ era una moneta in più; allora si recò a corte, e trovò Dracula in compagnia del ladro, che nel frattempo era stato ovviamente scovato, e che ora si avviava verso il suo infame supplizio. Il mercante si profuse in ringraziamenti per la prontezza con cui era stato risolto il suo caso, e per sua fortuna ebbe il buon senso di dichiarare al Principe che nella somma restituita vi era un ducato in eccedenza. Dracula allora gli disse : “ Ti è convenuto essere onesto. Sappi che se tu non avessi detto nulla della moneta in più, ti avrei fatto impalare al fianco di questo ladro. “
I Due Monaci
Un giorno giunsero alla corte di Dracula due Monaci, che stavano effettuando un pellegrinaggio nei diversi monasteri della Valacchia. Il Principe li accolse affabilmente, li invitò a pranzo e fece loro visitare il suo palazzo, concludendo la visita con un passaggio per la corte di giustizia dove, come di consueto, almeno una dozzina di disgraziati agonizzavano sui pali. Dracula interpellò allora i Monaci, chiedendo loro che cosa ne pensassero di quel macabro spettacolo. Il primo monaco rispose : “ Dio ti ha fatto Principe di questa terra, e ti ha quindi conferito il potere di decidere della vita e della morte dei tuoi sudditi. Se hai deciso in questo senso, è sicuramente giusto, perché è Dio che ti ha dato il potere di farlo “. Il secondo monaco invece disse : “ Questo è uno spettacolo orribile. Qualunque colpa abbiano commesso questi sventurati, il modo atroce ed inumano con cui li hai messi a morte li rende comunque dei martiri “. A questo punto, la conclusione della storia si svolge in modo radicalmente opposto nelle tradizioni tedesca e romena; nella versione tedesca, Dracula ricompensa il monaco adulatore e fa prontamente impalare il monaco pietoso, dicendogli che se la pensa in quel modo non gli dispiacerà diventare egli stesso un martire; al contrario, nella versione romena Vlad fa impalare il monaco adulatore per punirlo della sua vigliaccheria, e ricompensa invece il monaco pietoso, che viene lodato per il suo coraggio e la sua onestà.
Dracula di Bram Stoker
Ci sembra doveroso concludere questa ricostruzione della figura storica di Dracula con qualche parola sullo scrittore che con il suo romanzo omonimo diede al Principe di Valacchia la definitiva immortalità letteraria, sia pure trasfigurandolo profondamente rispetto all’ originale. Bram Stoker nacque a Clontarf in Irlanda nel 1847, ed ebbe una infanzia estremamente infelice, dato che fino all’ età di otto anni raramente riusciva ad alzarsi dal letto in conseguenza del suo cagionevole stato di salute. Poi guarì, in modo apparentemente miracoloso, e per il resto dei suoi giorni condusse una vita normale, riuscendo addirittura ad eccellere nelle specialità sportive durante gli anni trascorsi allaUniversità di Dublino, dove studiò storia, letteratura, matematica e fisica presso il famoso Trinity College, e dove si laureò a pieni voti in matematica. Intraprese la carriera del giornalista e del critico teatrale, e nel 1876 conobbe il famoso attore Henry Irving, con cui strinse una amicizia destinata a durare tutta la vita, e di cui divenne in seguito confidente e segretario. Nel1878 si sposò con Florence Balcombe, trasferendosi a Londra dove assunse la carica di Direttore Economico del Lyceum Theatre, di proprietà dello stesso Irving. Nel contempo si era dato anche alla scrittura di romanzi e racconti, ed il successo gli arrise in modo clamoroso quando pubblicò “ Dracula “ nel 1897. Sembra che la ispirazione per il suo romanzo sia stata fornita a Stoker dalla conoscenza nel 1890 del professore unghereseArminius Vambéry, dal quale avrebbe appreso le leggende concernenti la figura di Vlad Tepes. Usiamo il condizionale perché la parentela del Dracula letterario con il sanguinario principe di Valacchia, per quanto universalmente accettata, non è tuttavia documentata in modo inoppugnabile; i fatti certi sono che la stesura del romanzo richiese a Stoker sette anni di tempo, in gran parte impegnati nello studio della cultura e del folklore balcanico, e tuttavia nelle carte e negli appunti dello scrittore, che pure era noto per essere persona molto precisa, non sono stati trovati accenni espliciti all’ Impalatore. Così come manca qualunque riferimento esplicito alla figura del Dracula storico nelle pagine stesse del romanzo, nel quale anzi il personaggio viene da Stoker “ declassato “ dal rango di Principe a quello ben più modesto di Conte. Non vi è alcun dubbio che per una simile mancanza di riguardo il vero Dracula, con il carattere suscettibile che aveva, avrebbe fatto impalare lo scrittore irlandese all’ istante …
Bram Stoker morì invece tranquillamente a Londra nel 1912, mentre la fama del personaggio da lui creato entrava nel mito; dalla sua prima pubblicazione nel 1897, il libro è stato ristampato innumerevoli volte vendendo milioni di copie, ed ha generato una altrettanto innumerevole schiera di filiazioni, nel campo della letteratura, del teatro, del cinema e del fumetto. Soprattutto la crescente diffusione del mezzo cinematografico ha dato alla figura mitica di Dracula una nuova popolarità di portata planetaria. In questo ambito è doveroso ricordare le figure di Friedrich Wilhelm Murnau, regista tedesco di “ Nosferatu, eine Symphonie des Grauens “ ( Nosferatu, una Sinfonia del Terrore ), del 1922, il primo film che nell’ epoca del cinema muto rese popolare la figura di Dracula; dell’ attore ungherese Bela Lugosi, che fu una delle grandi “ Star “ dell’ orrore nella Hollywood degli anni ruggenti, e che intossicato dagli stupefacenti finì per impazzire, identificandosi così totalmente nel suo personaggio da uscire soltanto la notte e dormire dentro una bara avvolto in un mantello di seta nera; dell’ attore inglese Christopher Lee, memorabile protagonista di una serie di films prodotti dalla casa di produzione britannica Hammer negli anni ’60 del secolo scorso. In tempi più recenti, si sono distinti per meriti artistici e originalità i film “ Nosferatu, il Principe della Notte “, girato nel 1978 con Klaus Kinski nella parte del protagonista per la regia di Werner Herzog, e “ Dracula di Bram Stoker “, del 1992, con Gary Oldman nella parte del Conte Vampiro per la regia di Francis Ford Coppola.
Questo articolo è stato scritto dall’amico prof. Pier Luigi Menegatti, al quale va come sempre la nostra gratitudine.