La storica messa in scena ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e terminò fra i fischi. A provocarli, secondo i pettegolezzi dell'epoca, sarebbero stati gli impresari di un teatro concorrente, il Teatro Valle; secondo altri, la colpa fu di alcuni seguaci di Paisiello e della sua versione dell'opera. Il solo annuncio che Rossini stava preparando una nuova versione del Barbiere di Siviglia aveva suscitato non poche polemiche, anche in considerazione del fatto che all'epoca Paisiello era ancora vivo. Il fiasco della prima fu però riscattato immediatamente dal successo delle repliche e l'opera di Rossini finì presto per oscurare la precedente versione di Paisiello, divenendo ad oggi una delle opere più rappresentate al mondo.
Per ricordare quel luminoso giorno della storia della lirica abbiamo scelto il francobollo che San Marino emise nel 1992 in occasione del bicentenario della nascita di Gioachino Rossini. L'esemplare da 1200 lire raffigura il grande compositore pesarese e una scena della sua celebre opera rappresentata al Teatro alla Scala di Milano nel 1982-83.
Le trasformazioni dei modi di espressione musicale fra i secc. XVIII-XIX sono difficili da rilevare. L’opera buffa e il melodramma persistono nella loro fortuna, sia nelle corti, sia nelle rappresentazioni popolari, con Giovanni Paisiello, di Taranto, e Domenico Cimarosa, di Aversa (di quest’ultimo, il diciassettenne Henri Beyle, non ancora Stendhal, ascoltò rapito il Matrimonio segreto in un teatro di Novara).
Librettista di Mozart per il Don Giovanni e altre opere fu l’avventuriero Lorenzo Da Ponte (di Ceneda, oggi Vittorio Veneto) e librettista, oltre che critico musicale e censore, fu l’austriacante Giuseppe Carpani (di Vill’Albese, Como): le sue Haydine furono allegramente saccheggiate da Stendhal nel 1817. Valenti musicisti furono Nicolò Piccinni, di Bari, e Antonio Salieri, di Legnago. All’estero godettero di maggior fama che non in Italia Luigi Cherubini e Gaspare Spontini: il primo fu direttore del conservatorio di Parigi e il secondo ebbe successi a Parigi e a Berlino. Immensa fu la fioritura operistica a metà dell’Ottocento: accanto a Verdi, fra i musicisti più prestigiosi vi furono il pesarese Gioacchino Rossini; Giuseppe Saverio Mercadante, di Altamura; il bergamasco Gaetano Donizetti. Nei lavori di Vincenzo Bellini, di Catania, appassionati accenti romantici si uniscono a motivi elegiaci di squisita fattura; così come bisogna ricordare il genovese Nicolò Paganini, violinista e compositore per violino.
Fra gli attori e gli interpreti teatrali del secolo meritano speciale ricordo la cantante lirica Giuditta Pasta (di Saronno) e Gustavo Modena (di Venezia), attore drammatico e patriota di sincera ispirazione. Celebri furono le scuole di danza, a cominciare dall’imperiale regia accademia di ballo annessa al teatro alla Scala. Coreografo apprezzato alla Scala – nel passaggio dal neoclassicismo al balletto romantico – fu il napoletano Salvatore Viganò. Compositori e coreografi furono Filippo Taglioni, di Milano, il fratello Paolo, di Vienna; Salvatore, di Palermo, e suo figlio Ferdinando. Accanto alla Scala (già inaugurata nel 1778) fiorirono vari teatri in Milano, Torino, Venezia, Firenze, Napoli, Palermo: città in cui sarebbe sopravvissuta una tradizione regionale legata al teatro dialettale.
Se volete approfondire i grandi cambiamenti che nell’Ottocento investirono musica, teatro e spettacolo potete farlo sfogliando le pagine del 17° volume de La Storia d’Italia – Il risorgimento e l’unità nella biblioteca dell’Antica Frontiera.