Frammento di una lettera spartachista e ritratti di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.
Fondatori della Lega Spartachista, dal nome dal celebre gladiatore che capeggiò una rivolta antischiavista contro Roma, furono i leader del primo nucleo del Partito Comunista di Germania, mirante ad una rivoluzione simile a quella attuata dai Bolscevichi in Russia. Tra il 4 e il 15 gennaio 1919 esplose a Berlino la rivolta spartachista, un tentativo insurrezionale originato da uno sciopero generale sfociato poi in scontri armati contro il neo costituito governo della Repubblica di Weimar. Dopo alcuni negoziati il cancelliere tedesco Friedrich Ebert decise per l'intervento armato, facendo affluire nella capitale reparti fedeli al governo e membri dei freikorps, milizie volontarie di orientamento reazionario: meglio armate e organizzate, le forze governative furono ben presto capaci di avere ragione dei manifestati spartachisti; Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, arrestati dai freikorps, furono sottoposti a maltrattamenti e poi assassinati.
Per commemorare i capi rivoluzionari del movimento spartachista abbiamo raccolto in questo articolo tutti i francobolli che diversi stati nel corso degli anni hanno emesso per ricordarli, dei quali è possibile leggere una breve descrizione sopra.
Il mito della rivoluzione, che sopravvive anche quando essa diventa inattuale o di fatto impossibile sul piano storico, riesce a raccogliere attorno al comunismo internazionale gran parte delle spinte che vogliono un cambiamento drastico della vita politica, che si oppongono in modo totale al capitalismo, che si battono per una trasformazione radicale della società.
Le difficoltà che la rivoluzione incontra in Europa nascono proprio dai caratteri moderni e avanzati della sua realtà sociale e politica, smentendo ancora una volta le previsioni teoriche già messe in crisi dalla rivoluzione russa; e s’intrecciano con le trasformazioni cui quest’ultima è sottoposta dalla sua logica interna, dalle scelte della élite che ha guidato alla conquista del potere, dai condizionamenti internazionali.
La fine della prima guerra mondiale sembra portare, in Germania, la rivoluzione. Anzi, in apparenza si direbbe che siano proprio le avvisaglie della rivoluzione ad accelerare la fine della guerra.
Nell’ottobre del 1918, mentre sono in corso trattative di pace tra il nuovo governo del principe Max von Baden e gli alleati, i marinai della flotta si ammutinano a Kiel, mentre soldati e operai formano Consigli (Räte) sul modello celebrato dei Soviet russi, che proclamano la repubblica in Baviera. Già nel 1917 oltre un milione e mezzo di operai erano scesi in scioperi, e altrettanti avevano incrociato le braccia nel gennaio 1918.
Gli strati popolari che nell’agosto del 1914 avevano accolto con favore la svolta nazionalistica interpretata dal Partito socialdemocratico e, in particolare, la sua decisione di votare i crediti di guerra, reclamano adesso a gran voce la fine del conflitto, l’allontanamento della monarchia e della dinastia Hohenzollem, ovvero la nascita della repubblica.
Tra i dirigenti socialisti acquistano popolarità quei pochi che avevano proclamato fin dall’inizio del conflitto la necessità di un “disfattismo rivoluzionario”. Tra di loro Karl Liebknecht, l’unico deputato che il 2 dicembre 1914 aveva votato in parlamento contro i crediti di guerra (da lui stesso approvati, invece, il 4 agosto per disciplina di partito), e Rosa Luxemburg, nota negli ambienti socialisti internazionali per le sue polemiche con Lenin sulla concezione del partito d’avanguardia come “motore” e guida di una rivoluzione. Il gruppo che hanno fondato, gli Spartachisti, insieme ad altre piccole organizzazioni dà vita nel dicembre del 1918 al Partito comunista tedesco.
La repubblica, nel frattempo, aveva trionfato.
Il 9 novembre Berlino è nelle mani di operai e soldati in rivolta, l’impero si dissolve e il primo Cancelliere della Repubblica è il socialista maggioritario (nome che avevano i socialdemocratici) Friedrich Ebert .
Il governo è formato da sei “commissari” (anche qui, nel nome, un richiamo alla tradizione consiliare e sovietica) che appartengono ai socialisti maggioritari (SPD) e ai socialisti indipendenti (USPD). Questi ultimi si dimettono proprio nei giorni in cui viene fondato il partito comunista, perché non condividono l’obiettivo “limitato” dei maggioritari: un’Assemblea costituente che confermi il voto alle donne, la giornata lavorativa di otto ore, la fine della censura e incammini il paese verso una graduale democratizzazione.
Socialisti indipendenti e comunisti, invece, vogliono il proseguimento della rivoluzione, con il passaggio del potere ai Consigli. La guerra civile, che si pensava dovesse scoppiare tra i fautori della repubblica e i nostalgici dell’impero, contrappone in realtà le diverse anime del socialismo, ponendo gli operai e gli strati popolari da una parte e dall’altra delle barricate che attraversano le strade di Berlino. Il governo destituisce il prefetto della capitale, che appartiene ai socialisti indipendenti, provocando accese proteste di piazza. Viene istituito un comitato rivoluzionario, vengono occupate le sedi dei giornali e alcuni edifici pubblici, ma ben presto è evidente che tra comunisti e indipendenti non c’è accordo su come proseguire la ribellione.
Il 6 gennaio il Partito comunista e i Consigli decidono d’insorgere e di deporre il governo Ebert. Il mito della rivoluzione russa non è certo estraneo a una scelta che Rosa Luxemburg, con estrema lucidità, ritiene prematura e dannosa, anche se non si ritrae dalla battaglia rivoluzionaria che inizia.
Tra i socialisti maggioritari il ministro della Difesa Gustav Noske decide di reprimere l’insurrezione, d’accordo con gli alti comandi dell’esercito, utilizzando per la repressione i Corpi franchi (Freikorps), reparti civili paramilitari formati da nazionalisti e reduci che sono ben determinati a riportare l’ordine nel paese.
È la tragica “settimana di sangue”: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht vengono arrestati e assassinati nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1919.
Pochi giorni dopo, le elezioni per l’Assemblea costituente del 19 gennaio vedono delinearsi un nuovo equilibrio. Ai socialisti maggioritari vanno oltre undici milioni di voti, il 38 per cento dei suffragi. Gli indipendenti non superano 1’8 per cento e tra i comunisti ha prevalso la scelta astensionista.
Se volete approfondire il contesto storico della Germania dopo la Prima Guerra Mondiale e la nascita del movimento spartachista potete farlo sfogliando il volume Storia illustrata del comunismo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.