Il 15 giugno 1815 Napoleone attraversò la Sambre a Charleroi, in Belgio, insinuandosi a cuneo tra Wellington e Blücher. Ai Quatre-Bras, l'ala sinistra di Ney a prezzo di duri assalti costrinse gli inglesi a battere in ritirata. A Ligny, Napoleone con Grouchy respinse Blücher verso Liegi, ma senza conseguire una vittoria decisiva per il mancato tempestivo intervento del corpo di Drouet d'Erlon, che si era esaurito in marce e contromarce tra i due campi di battaglia. Napoleone si volse allora contro Wellington e mentre Grouchy, con il corpo d'armata di Vandamme e di Gérard, ricevette l'ordine di inseguire Blücher, l'imperatore raggiunse Ney e, riuniti il centro e la sinistra del dispositivo francese, si avviò ad incontrare l'esercito inglese a Waterloo, in quella che sarebbe diventata una delle più note e importanti battaglie della Storia.
Non esistono francobolli dedicati alle due battaglie di Quatre-Bras e Ligny. Per ricordare il doppio confronto che precedette di due giorni la conclusiva battaglia di Waterloo abbiamo scelto la splendida serie belga emessa due settimane fa per celebrare il bicentenario della battaglia che segnò la definitiva sconfitta di Napoleone. I cinque esemplari sopra riprodotti mostrano i comandanti militari che si fronteggiarono prima a Quatre-Bras (il Duca di Wellington, il Principe di Orange e il Maresciallo Ney) e a Ligny (Blücher e Napoleone) e poi a Waterloo, nel decisivo scontro finale.
L’Imperatore ricevette la visita del maresciallo Ney a Charleroi quasi nello stesso momento in cui Wellington, al ballo della duchessa di Richmond, veniva informato dell’evolversi degli avvenimenti. Soltanto allora seppe che Quatre Bras era ancora in mano agli Alleati. Riesaminando l’andamento della giornata, si convinse che Blücher si sarebbe ritirato dalla posizione troppo esposta nei dintorni di Sombreffe e che la soluzione migliore era quella di affrontare di slancio Wellington e occupare Bruxelles prima di impegnare l’intera Armée du Nord contro i prussiani. Nel frattempo era importante che Blücher non potesse correre in aiuto degli Alleati servendosi della strada laterale, quindi Napoleone decise che le truppe di Grouchy avrebbero effettuato una serie di attacchi contro Gembloux e Sombreffe. Riflettendo su questi sviluppi, è probabile che Ney, mentre tornava al suo quartier generale, fosse convinto che Napoleone e la riserva si sarebbero mossi al momento giusto per sostenere i suoi uomini nell’attacco verso Bruxelles.
Le cose sarebbero andate diversamente. Ma solo se si pensa che fosse profondamente convinto di ciò ci si spiega il comportamento altrimenti incomprensibile di Ney la mattina del 16 giugno – cioè la completa mancanza di iniziativa e la rinuncia ad attaccare il crocevia di Quatre Bras. Una frase ambigua negli ordini ricevuti intorno alle 10 del mattino gli fece poi credere di dover attendere il sopraggiungere della riserva: nel frattempo, doveva semplicemente tenere sei delle sue divisioni pronte a mettersi in marcia, dopo averne inviata un’altra a nord-ovest per prevenire sorprese da quella parte e una a est, in direzione di Marbais, per assicurare i collegamenti con Grouchy. Eppure sembra inconcepibile che Ney non abbia dato l’ordine di occupare, alle prime luci dell’alba, Quatre Bras, – mentre a difenderla c’erano solo le scarse forze di Perponcher-Slednitsky. Del resto anche allorché l’attacco apparve inevitabile, Ney non lo sferrò fino alle 2 del pomeriggio, quando ormai da Bruxelles era sopraggiunta la riserva alleata a rafforzare la posizione. L’assenza inspiegabile di qualsiasi iniziativa contro Quatre Bras aveva già indotto Napoleone, verso l’una del pomeriggio, a inviare a Ney l’ordine di attaccare.
A metà mattina, l’Imperatore stava intando meditando di spostare la direzione del suo attacco principale. Grouchy aveva comunicato che folte colonne prussiane stavano schierandosi intorno a Sombreffe. Non attribuendo eccessivo credito a tali notizie, Napoleone, accompagnato dagli ufficiali del suo stato maggiore, si recò in prima linea per rendersi conto di persona della situazione. Verso le 11 del mattino raggiunse gli uomini di Vandamme, che fronteggiavano i prussiani di Ziethen vicino a St. Amand: osservando le posizioni nemiche con il cannocchiale, si convinse che valeva la pena di tornare al piano elaborato in precedenza, in quanto aveva certamente di fronte il grosso dell’esercito prussiano. Di conseguenza decise che l’offensiva di Ney in direzione di Bruxelles sarebbe stata subordinata a una massiccia azione di sfondamento dello schieramento prussiano – un mutamento di strategia che Ney avrebbe capito solo a metà del pomeriggio. Tuttavia non era possibile attaccare immediatamente a Ligny: alle truppe di Gérard occorreva del tempo per arrivare sul posto e la Guardia doveva raggiungere le retrovie. Per di più, secondo il piano elaborato dall’Imperatore, alcune unità di Ney sarebbero dovute entrare in azione nel momento critico contro il fianco destro e la retroguardia prussiana, venendo da Quatre Bras. Napoleone supponeva infatti che nel pomeriggio Ney avrebbe potuto sfruttare, per tale mossa, la strada laterale. Senza contare i reparti di Ney, i francesi potevano disporre di 68.000 uomini (compresi 12.500 cavalleggeri) e 210 cannoni per la battaglia di Ligny, ma queste forze non sarebbero state in grado di entrare in azione prima delle 14.
Nel frattempo Blücher aveva deciso di mantenere la posizione senza cedere neanche di un palmo. Dopo aver raggiunto la zona di Sombreffe verso le 4 pomeridiane del giorno precedente, a mezzogiorno del 16 giugno aveva calcolato di poter disporre di tre corpi d’armata già sul posto o sul punto di arrivare. Il I corpo di Ziethen, forte di circa 32.000 uomini, occupava un saliente avanzato dello schieramento lungo il corso del torrente Ligny, la sinistra presidiava il villaggio di Ligny, il centro St. Amand e la destra Wagnelé. Il II corpo di Pirch era in procinto di arrivare: alle 15 avrebbe preso posizione nelle retrovie del I corpo. Il III corpo di Thielemann era in marcia per occupare la zona tra Sombreffe e Mazy, sulla sinistra. In quel momento, Blücher poteva quindi contare su circa 84.000 uomini (inclusi 8.000 cavalleggeri) e 224 cannoni su un fronte di circa 12 chilometri, lungo le rive paludose del torrente Ligny (di per sé ostacolo di scarsa entità), con una decina di villaggi e fattorie. Il feldmaresciallo prussiano, che aveva fissato il quartier generale al mulino di Bussy, sul fianco di un colle da dove poteva seguire le mosse del centro e dell’ala destra del suo schieramento, pensava che la zona acquitrinosa e il torrente Ligny avrebbero costretto Napoleone ad attaccare in corrispondenza di uno o più dei quattro ponti esistenti, controllati dai suoi uomini; inoltre sperava che arrivasse in tempo per partecipare alla battaglia anche il IV corpo di Bülow, che però era troppo distante per poter giungere a Ligny il 16 giugno – forse a causa di un ordine eccessivamente generico inviato da Gneisenau.
Dopo aver constatato con sorpresa che a Quatre Bras, raggiunta alle 10 del mattino, tutto era tranquillo, il duca di Wellington superò il crocevia arrivando verso le 13 al quartier generale di Blücher. Egli spiegò al collega i vantaggi di tenere gli uomini più al coperto, ma Gneisenau intervenne dicendo che i prussiani preferivano veder bene il nemico che avevano di fronte e le sue mosse. Prima di ripartire in direzione di Quatre Bras Wellington promise che avrebbe inviato qualcuna delle unità a sua disposizione verso Ligny “… ammesso che anch’io non venga attaccato” – una promessa che non avrebbe potuto mantenere.
Sull’altro fronte Napoleone, dopo aver effettuato una minuziosa ricognizione della zona, si convinse che le truppe prussiane erano più numerose di quanto avesse calcolato in un primo momento. Perciò confermò la scelta di battersi a Ligny piuttosto che a Quatre Bras e trasmise subito i relativi ordini: la cavalleria di Pajol e di Exelmann doveva prendere posizione sulla destra dello schieramento francese impegnando l’ala sinistra prussiana, mentre Vandamme e Gérard (giunto nei pressi di Fleurus verso le 13) si lanciavano contro il centro e la destra dello schieramento di Blücher, con una serie di attacchi frontali oltre il torrente Ligny. Gli imponenti reparti della Guardia Imperiale a piedi e a cavallo (la cavalleria di Lefebvre-Desnouëttes assegnata a Ney era stata richiamata nelle prime ore del giorno e sostituita dagli squadroni di Kellermann) avrebbero formato la riserva, pronta ad avanzare per sferrare l’attacco decisivo non appena i rinforzi di Ney, provenienti da ovest, fossero apparsi sulla sinistra dello schieramento prussiano, più o meno verso le 18. Napoleone contava su una grande vittoria, che avrebbe sbaragliato due terzi dell’esercito di Blücher ricacciandolo all’indietro lungo le sue linee di comunicazione verso Namur e Liegi – lontano dall’esercito di Wellington che il 17 giugno sarebbe diventato l’unico avversario da battere. Tale strategia testimonia in misura convincente la flessibilità – almeno teorica – dello schieramento francese in “due ali e una riserva”: in pratica, però, non avrebbe funzionato troppo bene il 16 giugno. “Se Ney esegue a puntino gli ordini, neppure un cannone prussiano potrà lasciare il campo di battaglia: saranno tutti catturati durante il nostro attacco” esclamò Napoleone spinto dall’entusiasmo.
Se volete rivivere le due battaglie che anticiparono il fatidico giorno in cui ebbe fine l’epopea di Napoleone potete farlo sfogliando il libro di David Chandler Waterloo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.