Berlino, 1949. Edifici berlinesi. Reichstag. Germania, 1986. Concetti fondamentali della democrazia. Edifici importanti della Repubblica Federale Tedesca. Berlino, Reichstag. | Berlino, 1964. Capitali dei Länder della Repubblica Federale Tedesca. Berlino, Reichstag. Germania, 1991. 150° anniversario della nascita di Paul Wallot, l'architetto di Francoforte che progettò il Reichstag. | Germania, 1964. Capitali dei Länder della Repubblica Federale Tedesca. Berlino, Reichstag. Germania, 2009. 60° anniversario del Bundestag tedesco. |
Il 27 febbraio 1933 l'edificio che ospitava il parlamento tedesco a Berlino venne completamente distrutto da un incendio doloso. Ne furono accusati alcuni comunisti, tra cui Georgi Dimitrov, ma quasi tutti furono assolti in un clamoroso processo. Unico condannato un olandese, squilibrato mentale. Il nazismo lo sfruttò comunque per sospendere la costituzione di Weimar e per una feroce repressione degli oppositori.
Non esistono francobolli dedicati specificamente all'incendio del Reichstag. Per ricordare l'evento storico abbiamo scelto i sei francobolli che Berlino Ovest e Germania Federale hanno dedicato al famoso edificio nel corso degli anni. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
Nel suo primo governo Hitler nomina solo due ministri nazisti (Göring e Frick), riservando ai conservatori la maggioranza delle cariche (e von Papen ottiene la vicepresidenza), ma annuncia anche lo scioglimento del parlamento e nuove elezioni, fissate per il 5 marzo 1933. Come scrive Goebbels nei suoi diari: «Non chiederemo il permesso a nessuno e ci imporremo con ogni mezzo [ … ] Oggi la lotta è facile perché abbiamo dalla nostra parte tutti i mezzi dello Stato. Disponiamo anche della radio e della stampa. Faremo un capolavoro di agitazione. E oggi non ci manca neppure il denaro». In effetti la campagna elettorale, finanziata dai grandi gruppi industriali con ben tre milioni di marchi (come verrà appurato al processo di Norimberga), si svolge in un clima di esasperata violenza, con le SS e le SA che affiancano la polizia nelle perquisizioni e nel servizio d’ordine durante le manifestazioni: solo pochi anni prima negli scontri e nelle risse erano una delle due parti coinvolte (e spesso finivano davanti ai giudici dei tribunali), ora possono legalmente “far rispettare la legge”. E la legge è un decreto d’emergenza, che sopprime ogni libertà civile, emesso dopo che la notte del 27 febbraio il Reichstag è stato incendiato.
L’attentato, con un’imponente campagna promossa dal governo, viene attribuito ai comunisti: più di quattromila ordini d’arresto vengono diramati (in base a un elenco già preparato in precedenza). Ovunque sono affissi manifesti che dicono: «Il Reichstag in fiamme! l comunisti l’hanno incendiato: tutto il Paese farebbe questa fine se il comunismo e il suo alleato, la socialdemocrazia, ottenessero il potere, anche per soli pochi mesi [ … ] Schiacciate il comunismo! Distruggete la socialdemocrazia!» Non importa se al processo, celebrato dal 21 settembre al 23 dicembre, perfino il tribunale manovrato dai nazisti sarà costretto ad ammettere l’estraneità dei comunisti all’attentato e quindi ad assolverli (non potranno comunque ritornare in libertà perché “nemici” del governo del Reich). L’occasione è fin troppo ghiotta e i nazisti ne approfittano per mettere fuori legge il Partito comunista e reprimere tutta la sinistra, dando in pratica poteri assoluti alla polizia: le perquisizioni possono essere effettuate senza mandato, e così pure gli arresti; vengono aboliti tutti i diritti personali (libertà di parola, di stampa, di riunione, la segretezza della corrispondenza postale e delle comunicazioni telefoniche… ) ed è esteso il numero dei reati per cui è prevista la pena di morte.
Göring, allora ministro degli Interni in Prussia, incita i poliziotti a usare le armi da fuoco contro coloro che militano nelle organizzazioni ostili allo Stato e dichiara: «Ogni pallottola che parte dalla canna della pistola di un poliziotto è una mia pallottola».
In questo clima di terrore, con i comunisti in prigione o in clandestinità e i socialisti allo sbando, arriva il 5 marzo, la domenica delle elezioni: la NSDAP conquista il 43,9% dei voti. Il mercoledì successivo tutte le scuole del Reich, per ordine di von Papen, restano chiuse: un giorno di vacanza per festeggiare la “vittoria nazionale”.
Il 24 marzo Hitler riceve una lettera da parte dell’Unione degli industriali che, tra l’altro, dice: «Siamo onorati di comunicarle che il consiglio dell’Unione degli industriali riunito sotto la presidenza del signor Krupp von Bohlen und Halbach ha espresso all’unanimità il seguente parere: il risultato elettorale ha posto premesse stabili e concrete per la creazione di un governo, eliminando i disturbi derivati dalle continue oscillazioni politiche del passato, che hanno fortemente minato l’iniziativa industriale. Al fine di procedere a un’efficace rinascita, è necessario raccogliere tutte le forze costruttive, che devono collaborare tra loro. L’industria tedesca si considera un fattore importante e decisivo per la ricostruzione nazionale e, in quanto tale, dichiara la sua disponibilità a collaborare fattivamente a questa impresa».
Se volete approfondire quello che fu uno degli eventi cruciali per l’affermazione del nazismo in Germania potete continuare a leggere il libro Hitler e il Terzo Reich presente nella biblioteca dell’Antica Frontiera.