1944. Luigi XIV. 1968. Trattato di Aquisgrana e unione delle Fiandre con la Francia. Stemmi e ritratto di Luigi XIV. 1977. La presa di Cambrai. Unione del Cambrésis con la Francia. Scena dell'assedio e ritratto di Luigi XIV. | 1962. Terzo centenario della manifattura dei Gobelins. Luigi XIV e Colbert visitano la manifattura reale degli arazzi di Gobelins. 1970. Storia di Francia. Luigi XIV. 1978. Carosello di Luigi XIV. Incisione di Israel Silvestre raffigurante due cavalieri vestiti da persiani, così come venivano immaginati all'epoca del re Sole, durante il grandioso carosello offerto nel 1662 da Luigi XIV. |
Emissari del re del Siam presentano a Luigi XIV le loro lettere credenziali.
Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria, nacque a Saint-Germain-en Laye nel 1638. Elevato al trono a soli cinque anni nel 1643, rimase fino alla maggiore età sotto la tutela della madre e del cardinale Mazzarino, e il 7 giugno 1654 venne formalmente incoronato a Reims. Il cardinale, che aveva retto le sorti della Francia in un periodo in cui i grandi aristocratici avevano cercato di indebolire fortemente la corona a proprio vantaggio, fu il suo più fidato e ascoltato consigliere ed esortò il giovane sovrano a stroncare inflessibilmente la nobiltà riottosa e ad affermare il proprio potere assoluto. Luigi imparò la lezione, e alla morte di Mazzarino nel 1661 rinunciò a nominare un primo ministro, costituì dei consigli con compiti specifici sottoposti alle sue direttive e si avvalse della collaborazione di due grandi ministri: Jean-Baptiste Colbert per le materie economiche e finanziarie e Michel Le Tellier per quelle militari. In tal modo il re pose le basi del proprio potere assoluto. Tra 17° e 18° secolo la Francia di Luigi XIV divenne la maggiore potenza europea. Grandi ambizioni di Luigi XIV furono di fare della Francia un paese fortemente unito sotto il controllo della corona e di ridurre l’Europa sotto la sua egemonia. Riuscì parzialmente nel primo scopo e fallì nel secondo. Fu chiamato Re Sole per il suo splendore regale e per aver incarnato in forma estrema l’assolutismo monarchico.
Per ricordare il grande monarca francese abbiamo selezionato i sei francobolli che le poste transalpine gli hanno dedicato nel corso degli anni. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
Il giorno dopo la morte di Mazzarino, il ventiduenne Luigi XIV convocò nel suo studio privato soltanto tre uomini. Non appartenevano alla sua famiglia, non erano né prelati, né generali, né grandi signori feudali: H. de Lionne, N. Le Tellier e N. Fouquet (ancora non era giunta l’ora di Colbert) erano stati al servizio del cardinale scomparso e la loro nobiltà era alquanto recente. Luigi, senza indugio, li informò che da allora in poi avrebbe regnato da solo, senza nominare alcun primo ministro, e che essi avrebbero dovuto fornirgli il loro parere, quando gliel’avesse chiesto: ne avrebbe tenuto conto o no, a sua discrezione. Nell’ambiente di corte si pensò che questi bei propositi avrebbero lasciato il tempo che trovavano e che il governo assoluto di uno solo, così decretato, era destinato a durare poco. Viceversa, il re continuò a prendere da solo le decisioni importanti; non volle mai attorno a sé più di cinque persone, di natali tutt’altro che illustri; il governo centrale non contò mai più di un centinaio di responsabili effettivi, consiglieri di stato e maître des requêtes, questi ultimi più giovani, una trentina dei quali erano poi inviati nelle province come intendenti. Erano uomini coraggiosi, metodici, di formazione giuridica, senza antenati famosi (le eccezioni non furono più di due o tre), spesso imparentati fra loro, mai poveri, sempre fedeli al sovrano. Erano attorniati da meno di mille fra segretari e avvocati. La maréchaussée, ossia la polizia militare incaricata di mantenere l’ordine nel regno, non era formata da più di duemila cavalieri, anche se non va dimenticato che da un lato l’esercito, e dall’altro l’insieme dei funzionari di giustizia, le fornivano un appoggio più o meno continuo. Dal nostro punto di vista di uomini del sec. XX, questa monarchia, chiamata “assoluta”, sembra essere stata dotata di mezzi molto modesti; ma, allora, si sapeva farli bastare, e non si aveva neppure idea delle nostre elefantiache burocrazie. Il lavoro, del resto non mancava. Luigi XIV scrisse, o fece scrivere, nei suoi Mémoires per l’anno 1661: “Dappertutto regnava il disordine”. Quale disordine?
Se volete approfondire la vita del Re Sole potete farlo sfogliando l’8° volume de La Storia – Il Seicento: l’età dell’assolutismo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.