A partire dall'agosto del 1914 l'opinione pubblica italiana si era divisa in due fazioni nettamente contrapposte: i neutralisti (cattolici, socialisti e parte dei liberali) auspicavano, per bocca di Giolitti, la concessione pacifica da parte dell'Austria delle terre irredente, mentre il fronte composito degli interventisti (nazionalisti, democratici, repubblicani, ex socialisti come Mussolini) premevano con accese discussioni e violente manifestazioni di piazza per l'entrata in guerra dell'Italia.
A tali manifestazioni partecipò, nelle ”radiose giornate di maggio” anche Gabriele D’Annunzio, il “poeta vate” rientrato per l’occasione in Italia dal “volontario esilio” in Francia.
Dopo lunghe trattative con entrambi i contendenti, il ministro degli esteri italiano Sonnino firmò il 26 aprile 1915 il segretissimo patto di Londra in base al quale gli alleati garantivano all'Italia consistenti vantaggi territoriali (Trentino, Istria, parte della Dalmazia) in cambio dell'appoggio militare.
La notizia della scelta del governo venne accolta nelle piazze con grandi manifestazioni di entusiasmo. I neutralisti, da canto loro, accettarono il fatto compiuto; pur senza arrivare alla proclamazione di una qualche forma di “union sacre” alla francese, i socialisti, e soprattutto i cattolici, finirono per appoggiare lealmente, anche se senza entusiasmo, lo sforzo bellico. Quasi tutti, del resto, erano convinti che il conflitto avrebbe avuto breve durata, qualche mese al massimo; anche per questo, l'impreparazione militare ed economica dell'Italia del 1915 non venne valutata in tutta la sua gravità. Tra giugno e dicembre le forze italiane impegnarono gli austriaci nelle prime quattro sanguinose battaglie dell'Isonzo e riuscirono ad avanzare, sia pure lentamente, verso est. A fine anno, però, vennero bloccate dai nemici, i quali, superata la crisi sul fronte orientale, furono in grado di schierare un maggior numero di uomini e di mezzi sul confine occidentale; anche in quest'area ci si avviò quindi verso una estenuante guerra di posizione.
Ci vollero più di tre anni, e 1.240.000 morti tra militari e civili italiani, prima di arrivare alla vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto, il 24 ottobre 1918. Il 3 novembre l'Austria si arrese all'Italia e l'11 novembre una delegazione tedesca firmava l'armistizio a Rethondes. La guerra, che aveva coinvolto ventisette paesi, era costata complessivamente quasi dieci milioni di morti; intere regioni erano state distrutte, soprattutto in Francia; risorse immense erano state bruciate in quattro anni di lotte, lasciando uno strascico di odi e di rivalità nazionali che la conferenza di pace di Parigi, riunita a Versailles il 18 gennaio 1919, non fu in grado di moderare.
Per ricordare l'inizio dell'"inutile strage", come il papa Benedetto XV definì la Prima Guerra Mondiale, abbiamo scelto il foglietto che le poste italiane hanno emesso oggi in occasione del centenario dell'ingresso del nostro Paese nel conflitto. Le vignette riproducono personaggi e scene della Prima Guerra Mondiale, e precisamente, rispettivamente da sinistra a destra in senso orario: - Francesco Baracca, asso dell'aviazione italiana, accanto al suo velivolo; - una postazione di artiglieria da montagna del Corpo degli Alpini del Regio Esercito Italiano; - una trincea con una postazione di mitraglieri del Regio Esercito Italiano durante la battaglia di Gorizia; - un MAS (Motoscafo Anti Sommergibile) della Regia Marina Militare Italiana. Completano i francobolli la leggenda comune «PRIMA GUERRA MONDIALE», le rispettive leggende «IN CIELO», «IN MONTAGNA», «IN TRINCEA» e «IN MARE», la scritta «Italia» e il valore «€ 0,80». I francobolli, disposti su due file, sono impressi in un riquadro perforato posto nel lato destro del foglietto. Fuori dal riquadro, a sinistra, e' riprodotta la facciata del monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto con il nome di Vittoriano o Altare della Patria, situato a Roma, sul Campidoglio, affiancato a sinistra dal logo del Centenario della Prima Guerra Mondiale adottato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sul lato superiore del foglietto e' riportata la scritta «PRIMA GUERRA MONDIALE»; a destra, in verticale, le date «1914 1918».
La leggenda del Piave, meglio conosciuta come la canzone del Piave, (inno nazionale italiano dal 1943 al 1946) è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario), il quale rinunciò ai diritti d’autore sulla canzone.
Chi volesse approfondire eventi e fatti storici avvenuti durante la Grande Guerra può trovare un’ampia rassegna di libri specifici nella biblioteca dell’Antica Frontiera.