Di fronte all'inaspettato crollo francese, anche l'opinione pubblica italiana si era scoperta improvvisamente interventista, per lo meno con la stessa enfasi con cui nell'agosto dell'anno prima aveva plaudito alla «non belligeranza», sperando anzi che fosse il primo passo per uno sganciamento dalla Germania. E analogo révirement ci sarebbe stato a livello delle più alte gerarchie fasciste, coinvolgendo - con la sola eccezione di Balbo - anche i più riottosi, da Grandi a Bottai a Ciano. C'era in tutti - opinione pubblica, gerarchi fascisti, Mussolini stesso - un timore ormai quasi ossessionante di «arrivare tardi» di fronte alla rapidità dell'avanzata tedesca e al delinearsi della sconfitta alleata in Francia. C'era il rischio, per Mussolini, di fare la figura del maramaldo intervenendo contro una Francia ormai alle corde; c'era, ancora più forte, la paura dei tedeschi. «Dopo la Francia, un giorno potrebbe venire la volta nostra»; e non erano certo del tutto campate in aria le preoccupazioni che prima o poi i tedeschi potessero far pagare care all'Italia le sue esitazioni, che sempre più assumevano (agli occhi soprattutto dei militari) i contorni di un «tradimento», dell'ennesimo «tradimento» italiano. Furono soprattutto quella paura e quei timori di «arrivare tardi» a far precipitare gli eventi e a far rompere gli indugi. Dopo una settimana -l'ultima settimana di pace per l'Italia - in cui la propaganda del regime, abilmente orchestrata da Pavolini sulla stampa e alla radio, avrebbe battuto sulla «preparazione morale» degli italiani alla «guerra mussoliniana», si giunse così al pomeriggio del 10 giugno. Alle 16,30 di quel giorno, a palazzo Chigi, il ministro degli Esteri Ciano, in divisa di ufficiale dell'aeronautica, avrebbe consegnato agli ambasciatori di Francia e Inghilterra, François-Poncet e Loraine, la dichiarazione di guerra. Un'ora e mezzo più tardi, affacciandosi al balcone di piazza Venezia, Mussolini avrebbe annunciato ai romani, e via radio a tutti gli italiani, l'avvenuta dichiarazione di guerra dell'Italia «proletaria e fascista» contro le «democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente».
Per ricordare quella che fu senz'altro una delle giornate più drammatiche e sciagurate della nostra Storia abbiamo scelto la serie che il regno d'Italia emise tra il gennaio e l'aprile 1941 per celebrare la cosiddetta "fratellanza d'armi italo-tedesca". I sei valori mostrano i ritratti di Hitler e Mussolini; nei primi tre si possono notare anche le insegne del nazismo e del fascismo e la massima "due popoli una guerra", nei tre restanti, sullo sfondo, un soldato tedesco e uno italiano.
“Combattenti di terra, di mare e dell’aria.
Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania.
Ascoltate!
Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria.
L’ora delle decisioni irrevocabili.
La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”.
Parte iniziale dell’annuncio della dichiarazione di guerra di Benito Mussolini.
“Ieri ho chiamato il maresciallo [Badoglio] e gli ho fatto intendere che questo è il momento buono per tentare il colpo onde stabilire il diritto di prelazione all’atto del banchetto. Egli mi ha fatto notare – e forse in ciò ha ragione – che il nostro schieramento sulle Alpi è unicamente difensivo, ma io gli ho obiettato che, date le attuali condizioni di precarietà dei nostri vicini, lo schieramento aveva un’importanza relativa. Egli ha ancora incalzato che, appunto per la critica situazione in cui si sono venuti a trovare i Francesi, non sarebbe stato generoso dare, in questo momento, una così tremenda pugnalata alla schiena alla nostra sorella latina. […] Comunque, io tirerò diritto, perché mi occorrono solo poche centinaia di morti per sedermi al tavolo della pace”.
Conversazione telefonica fra il duce e Claretta Petacci registrata dal servizio d’intercettazione e riportata in L’orecchio del regime di U. Guspini.
La Seconda Guerra Mondiale avrà anche per l’Italia un esito disastroso (313 mila vittime militari e 110 mila civili, moltissime città distrutte, l’economia azzerata). Se volete approfondire il contesto storico nel quale fu presa la sciagurata decisione di far entrare nel conflitto mondiale il nostro Paese potete farlo sfogliando il libro Nascita, affermazione, crollo del fascismo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.