Figlio del conte Monaldo e di Adelaide Antici, Giacomo Leopardi nacque a Recanati il 29 giugno 1798. Avviato agli studi classici da un precettore privato, continuò in solitudine la propria preparazione culturale, usufruendo della ricca biblioteca del padre. Acquisita la conoscenza di lingue antiche e moderne, si dedicò a un appassionato e instancabile lavoro di traduzione e analisi filologica, che gli conquistò fama e stima fra i letterati del tempo. Il clima di vita austera e chiusa instaurato dai genitori, l'inflessibilità della loro azione educatrice, la mancanza di affetto e l'isolamento a cui Giacomo fu costretto impressero un marchio di disperata tristezza ai suoi anni giovanili e improntarono il suo carattere letterario, fin dalle prime opere, a una concezione profondamente pessimistica e materialistica del reale. Dopo il fallimento di un tentativo di fuga da Recanati e della ricerca di un impiego, trascorse alcuni periodi a Milano, a Bologna, a Firenze e a Pisa, dove amici e studiosi lo chiamarono, per seguire la pubblicazione di alcune sue opere. Afflitto da problemi di salute e tormentato dai rapporti conflittuali con la famiglia, dopo un'alternanza di fughe e ritorni a Recanati, nel 1833 si trasferì a Napoli, ospite dell'amico Antonio Ranieri e qui morì il 14 giugno 1837.
Ampia e multiforme, la produzione letteraria di Leopardi è l'affascinante testimonianza del percorso interiore di un uomo di acuta intelligenza, elevata cultura e personalità geniale e inquieta. Nello Zibaldone, appassionato diario di una vita di studi, il poeta annota, per quindici anni e in più di 4.000 pagine, appunti, ricerche, riflessioni, idee su una straordinaria varietà di argomenti e con molteplici stili di scrittura. Tra il 1819 e il 1821 scrive i piccoli Idilli, capolavori di insuperabile bellezza come L'infinito, La sera del dì di festa, Alla luna, e varie canzoni, come Bruto minore, Ultimo canto di Saffo, All'Italia; Le Operette morali, composte nel 1824, sono l'opera in prosa più matura: attraverso le parole di personaggi storici o inventati, il poeta indaga sui misteri della natura e osserva con malinconica ironia l'infelice condizione dell'uomo. Agli anni '28 e '29 risalgono i grandi Idilli: A Silvia, Le ricordanze, Il passero solitario, La quiete dopo la tempesta, II sabato del villaggio, Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia. In essi il poeta, con limpidezza di stile e suggestive immagini, affronta i temi della disillusione, del rimpianto della giovinezza, del dolore cosmico degli uomini ingannati da una natura ostile e crudele.
Per ricordare il grandissimo poeta e letterato italiano abbiamo scelto i quattro francobolli che la sua madrepatria gli ha dedicato nel corso degli anni. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
« Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare. »
Se volete approfondire la vita e le altre opere dell’autore de L’Infinito potete farlo sfogliando le pagine del 3° volume della Storia della letteratura italiana presente nella biblioteca dell’Antica Frontiera.