Il 27 settembre 1943 nella Napoli occupata dai tedeschi scoppiò un’insurrezione popolare che nel giro di quattro giorni obbligò gli occupanti a fuggire dalla città e a lasciare posto agli Alleati.
Le poste italiane hanno ricordato due volte questo fondamentale episodio della Resistenza, la prima volta nel 1975, in occasione del trentennale della Liberazione, con un francobollo da 70 lire raffigurante il monumento alle quattro giornate, e la seconda nel 1993, con un esemplare da 750 lire che mostra, in primo piano, uno scugnizzo napoletano armato di
fucile ed un elmetto delle truppe tedesche rovesciato a terra, mentre sullo sfondo sono rappresentate le sagome di un soldato e del golfo di Napoli con la vista del Vesuvio.
La sollevazione della città partenopea contro i tedeschi, fu l’episodio di ribellione spontanea più significativo della Resistenza italiana. Le “Quattro giornate” di Napoli rievocano nel nome le risorgimentali “Cinque giornate” di Milano del 1849, con l’insurrezione della città lombarda contro il dominio austriaco.
Napoli era stata duramente provata dai bombardamenti alleati, che ne avevano distrutto una buona parte e avevano provocato 22.000 morti. Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 il generale Scholl, comandante delle truppe tedesche, l’aveva occupata allo scopo di impedire che il porto, uno dei più grandi del Mediterraneo, venisse conquistato dagli Alleati e usato come base per l’invasione dell’Europa. I suoi ordini prevedevano la distruzione degli impianti industriali e militari e la razzia di tutto ciò che fosse trasportabile al Nord Italia. In brevissimo tempo le truppe tedesche distrussero la fabbrica siderurgica Ilva di Bagnoli, la Manifattura Tabacchi, il porto e le stazioni ferroviarie. Il 22 settembre la popolazione civile venne costretta a lavorare al servizio della demolizione della propria città e il giorno successivo fu imposto ai residenti delle case esistenti in un raggio di 300 metri dal mare di sgomberare in vista della distruzione degli edifici. Nonostante i bandi tedeschi che minacciavano di morte gli inadempienti, pochissimi napoletani obbedirono agli ordini del generale Scholl, che rispose con un durissimo rastrellamento degli uomini validi. Il 26 settembre un gruppo di donne aggredì un autocarro carico di civili arrestati dalle truppe tedesche. Il giorno successivo il quartiere Vomero venne bloccato da un altro rastrellamento, e anche questa volta ci fu una violenta reazione popolare che causò la morte di un sottufficiale tedesco. La risposta delle truppe germaniche fu estremamente violenta, con la fucilazione di cinque civili e l’arresto di altri cinquanta. Quando la notizia si sparse per la città, la rivolta divenne generale e spontanea, aiutata anche dalla voce che un convoglio navale anglo americano stava per attaccare il porto. Gli scontri durarono fino al giorno 30, ed ebbero le caratteristiche di una vera e propria rivolta popolare, con l’intera cittadinanza, donne, uomini, ragazzi, impegnata ad aggredire i tedeschi con armi spesso improvvisate, come tegole e bottiglie incendiarie. Il tributo di sangue fu alto, morirono 152 persone e 162 rimasero ferite. I tedeschi, durante la ritirata, continuarono però a cannoneggiare la città distruggendo l’archivio storico napoletano custodito a San Paolo Belsito, in località Trombino, presso Nola. Il 1° ottobre, avanguardie americane dell’esercito alleato poterono così entrare a Napoli e occupare il porto in una città ferita ma in festa.
A Napoli, numerosi monumenti, edifici e lapidi ricordano personaggi ed episodi della rivolta:
- in via Belvedere, lapide sulla facciata della Masseria Pagliarone dove si accese “la scintilla”;
– lo Stadio Collana, ex-Campo Littorio, dove una squadra di resistenti guidata dal tenente Stimolo liberò 47 prigionieri in mano dei tedeschi;
– in Piazza Quattro Giornate, lapide sulla palazzina dove si svolse lo scontro risolutivo con i tedeschi asserragliati nel campo sportivo e dedicata ai giovani caduti del quartiere Vomero;
– Liceo Sannazaro, sede del “Fronte unico rivoluzionario” guidato da Antonio Tarsia: unalapide ricorda il sacrificio degli studenti del Vomero;
– in via Santa Teresa degli Scalzi una lapide dedicata a Gennaro Capuozzo, lo “scugnizzo” dodicenne ucciso da una granata e simbolo della rivolta;
– in Piazza Bovio, sulla scala del Palazzo della Borsa, lapide ai due marinai e ai due finanzieri fucilati dai tedeschi;
– in Piazza Nazionale, lapide a ricordo degli scontri;
– in via Nardones, lapide ai caduti delle Quattro Giornate.
In Piazza della Repubblica, sul lungomare, Monumento alle Quattro Giornate di Napoli, opera dello scultore Marino Mazzacurati e, in Piazza della Carità, Monumento a Salvo d’Acquisto, sepolto nella vicina Basilica di Santa Chiara.
In via Posillipo, il Mausoleo dei Caduti dove sono commemorati personaggi e protagonisti della rivolta come Gennaro Capuozzo, Filippo Illuminato, Pasquale Formisano e Mario Menichini.
Se volete approfondire le Quattro Giornate di Napoli potete farlo sfogliando le pagine del libro Percorsi della Memoria 1940-1945 la storia, i luoghi nella biblioteca dell’Antica Frontiera.