Il Venezuela, madrepatria del Libertador, ha curiosamente celebrato il 150° anniversario della battaglia il 7 agosto 1970 - dunque con un anno di ritardo - con un bel francobollo da 30 centimos che riproduce una pittura ad olio di Martín Tovar y Tovar, uno dei principali pittori venezuelani del 19° secolo. Un'altra stranezza è legata al fatto che il quadro - oggi visibile nel Palazzo Federale di Caracas - è stato riprodotto al contrario dalla Tipografia Federale di Berlino.
Simòn Bolìvar, nato a Caracas nel 1783, divide con José de San Martin il merito di aver liberato i Paesi dell’America Latina dalla dominazione spagnola: a entrambi toccò l’appellativo di “Libertador”.
Era figlio di grandi proprietari terrieri e ricevette una scrupolosa educazione. Perfezionò i suoi studi in Europa, poi, tornato in patria, fu il primo a dare l’esempio dell’emancipazione dei neri schiavi della sua famiglia. In Europa aveva seguito e ammirato l’epopea di Napoleone Bonaparte che ebbe una grande influenza su di lui. Scoppiata la guerra di indipendenza in Venezuela, fu mandato a Londra come ambasciatore (era il 1811) per chiedere all’Inghilterra soccorsi in favore degli insorti. L’Inghilterra dichiarò la sua neutralità, ma il Venezuela proclamò egualmente la sua indipendenza. L’anno seguente gli Spagnoli riconquistarono il Paese e Bolìvar dovette rifugiarsi a Cartagena, nella Nueva Granada, ancora in mano ai ribelli. Qui egli scrisse e pubblicò il Manifesto nel quale proponeva un’America Latina formata da grandi Stati repubblicani uniti in una forte federazione capace di dominare le forze eversive e disgregatrici. Bolìvar riuscì alla fine nel suo intento di liberare il Venezuela e nel 1824 anche il Perù, mentre l’Alto Perù si costituì in repubblica dandosi il nome di Bolivia in suo onore. Non riuscì però nel suo disegno grandioso di riunire in una confederazione tutte le nuove repubbliche dell’America meridionale spagnola. Le discordie e i conflitti fra i vari Stati e i maneggi degli Stati Uniti e dell’Inghilterra mandarono a vuoto quel disegno, di cui Bolìvar aveva tentato un principio di attuazione con il congresso di Panama (1826) per la formazione degli Stati Uniti del sud, con la Colombia, il Perù, la Bolivia, la Plata e il Cile; il congresso radunato da Bolìvar non era però approdato a nulla ed egli stesso era stato accusato di mire dittatoriali. Sfuggito per caso a un attentato, vedendo frustrati i suoi sforzi, si ritirò amareggiato a Cartagena. Lo Stato della “grande Colombia” intanto si smembrava: contro il governo autoritario di Bolìvar si erano ribellati dapprima il Perù e la Bolivia, poi si staccarono nel 1829 il Venezuela e nell’anno seguente l’Ecuador, cosicché quando Bolìvar morì, nel 1830, la confederazione era distrutta.
Se volete approfondire le imprese del “Libertador” Simòn Bolìvar potete farlo sfogliando il 10° volume de La Storia – Dalle grandi rivoluzioni alla restaurazione nella biblioteca dell’Antica Frontiera.