Sottoscritta nell'attuale Yeşilköy, presso Istanbul, chiuse la breve guerra russo-turca con la concessione ottomana dell'autonomia a Bulgaria e Bosnia-Erzegovina e dell'indipendenza a Serbia, Montenegro e Romania, mentre la Russia annetteva la Bessarabia. Questo esito fu subito modificato dal congresso di Berlino nel giugno 1878.
Per ricordare l'importante trattato che causò l'aumento dell'influenza russa nei Balcani abbiamo scelto il francobollo da 0,55 lev che la Bulgaria ha emesso nel 2008 in occasione del suo 130° anniversario. L'esemplare mostra lo stemma storico della Bulgaria.
Con l’espressione «questione d’Oriente» si indica l’insieme degli avvenimenti legati al progressivo indebolimento dell’impero ottomano dall’ultimo quarto del sec. XVIII sino al crollo definitivo, seguito alla prima guerra mondiale.
Lo sfaldamento dell’impero turco, da tempo prevedibile, pose alle potenze europee gravi problemi per la differenza di interessi che le divideva in quel settore: la Russia mirava a espandersi verso sud e il Mediterraneo, e a porre sotto la sua protezione le popolazioni balcaniche soggette ai Turchi; l’Austria intendeva opporsi ai progetti russi e a trarre invece vantaggio essa stessa da una eventuale dissoluzione dell’impero ottomano. La Francia e l’Inghilterra (più tardi anche la Germania) vedevano con preoccupazione quest’ultima possibilità e tendevano a conservare l’integrità dell’impero ottomano. Nel corso del sec. XIX la questione fu ulteriormente complicata dall’affermarsi di coscienze nazionali nei popoli balcanici (per lo più cristiani ortodossi) soggetti allo Stato turco. Fu con il completo successo della Russia di Caterina II sugli Ottomani che la questione d’Oriente si fece acuta. Con il trattato di Küçük Kaynarca del luglio 1774, i Russi ottennero uno sbocco sul mar Nero e il riconoscimento della libertà religiosa dei cristiani all’interno dell’impero ottomano. In seguito la Russia si assicurò il possesso della Crimea (1783) e della Bessarabia (1812). La potenza turca si indeboliva anche in altre regioni: la Serbia si ribellò nel 1804-1805; nel 1821 la Grecia cominciava la sollevazione che l’avrebbe portata all’indipendenza.
Il problema greco «internazionalizzava» la questione d’Oriente: Francia, Russia e Inghilterra, infatti, miravano a inserirsi nella crisi e intervennero in armi in appoggio ai Greci. Nonostante tutto, negli anni Trenta la politica dello zar Nicola I favorì il mantenimento dell’integrità dell’impero ottomano, temendo le imprevedibili conseguenze che sarebbero potute derivare dalla sua improvvisa dissoluzione. Questa politica non poteva che essere provvisoria e, mentre cresceva la diffidenza verso le pretese russe di «rappresentare» e proteggere i cristiani ortodossi dell’impero ottomano, Inghilterra e Francia si convinsero che lo zar mirava in realtà a un prossimo smembramento della Turchia.
In questo quadro scoppiò la guerra di Crimea (1853-1856); la pace che ne seguì costrinse la Russia a interrompere per vent’anni la sua pressione sulla Turchia. In questo periodo il sultano dovette affrontare i movimenti nazionalistici dei sudditi. In particolare, il sentimento nazionale rumeno, manifestatosi in Moldavia e in Valacchia sin dal 1848, trovò una sua prima realizzazione nella costituzione di un principato autonomo (1859-1862).
Nei primi anni Settanta, crebbero i movimenti nazionali bulgaro e serbo. La repressione dell’insurrezione bulgara e le agitazioni fomentate dalla Russia portarono a una nuova crisi. Nel 1877-1878 i Russi sconfissero i Turchi e imposero loro il trattato di Santo Stefano (1878) che, prevedendo la formazione di un grande Stato bulgaro, sembrava preludere alla totale eliminazione del dominio turco in Europa. Inghilterra e Austria non potevano accettare un simile stravolgimento dell’equilibrio continentale; al congresso di Berlino (estate 1878) imposero alla Russia l’accettazione di uno Stato bulgaro notevolmente ridotto e il ritorno della Turchia nei Balcani dietro la promessa del sultano (poi non mantenuta) di riforme nell’amministrazione e nei rapporti con i sudditi cristiani. Le decisioni del congresso di Berlino riconobbero anche rivendicazioni nazionali contro l’impero ottomano: furono riconosciute le indi pendenze della Serbia, del Montenegro e della Romania; anche i Bulgari ottennero un’autonomia tale da poter creare il nucleo di un Principato che diventerà indipendente nel 1908. Il congresso permise anche all’Austria di avvantaggiarsi nei Balcani occidentali a spese dei Turchi, occupando la Bosnia-Erzegovina (che sarà annessa nel 1908).
Se volete approfondire la Questione d’oriente e la nascita della Bulgaria indipendente potete farlo sfogliando l’11° volume de La Storia – Risorgimento e rivoluzioni nazionali nella biblioteca dell’Antica Frontiera.