La mattina del l° luglio alcune unità sudiste al comando del generale Hill si avviarono verso la cittadina di Gettysburg per procurarsi degli stivali. A circa tre chilometri dal centro abitato si scontrarono fortuitamente con il reparto esplorativo di una divisione di cavalleria nordista guidata dal generale Buford; ne nacque una scaramuccia di scarsa importanza, che tuttavia si allargò man mano che sopraggiungevano altri reggimenti confederati e l'XI Corpo unionista. Intorno alle tre del pomeriggio le truppe del Nord, sconfitte (era caduto anche il generale Reynolds), dovettero ritirarsi sulla Cemetery Hill, dove scavarono delle trincee intorno alle mura del cimitero cittadino e misero in postazione la loro artiglieria. A questo punto Lee avrebbe potuto ignorarle e procedere oltre, ma ormai essendo stato scoperto, tanto valeva affrontare Meade a Gettysburg nella speranza di batterlo prima che potesse radunare tutte le sue forze. Tuttavia, commise l'errore di attendere il giorno dopo per far riposare i suoi e permettere l'arrivo di nuove divisioni e della cavalleria. Nella notte, invece, giunse il grosso dell'Armata di Meade che continuò a fortificare le alture intorno all'abitato, ed i Confederati si trovarono in forte inferiorità numerica.
Il 2 luglio ci furono una serie di attacchi sudisti alla ricerca di un punto debole dove far breccia. Il generale Longstreet tentò di prendere le due piccole alture ai lati del Cemetery Ridge dove era trincerato il III Corpo d'Armata federato. Attaccò prima la destra del nemico a Culp's Hill, poi la sinistra a Round Top e Little Round Top, ma poté conquistare poco terreno ed alla fine fu respinto. Verso sera una divisione della Louisiana andò all'attacco del centro di Meade, a Cemetery Ridge, ma una serie di contrattacchi del I Reggimento Minnesota la ricacciò alle posizioni di partenza. In ogni occasione i sudisti erano andati così vicini alla vittoria che sarebbe bastato uno sforzo insignificante, una manciata di uomini in più da gettare nella mischia al momento decisivo, per far crollare il fronte.
Il 3 luglio Lee si assunse la responsabilità personale, contro il parere dei suoi ufficiali, di attaccare nuovamente il centro dello schieramento avversario nel suo punto più forte, a Cemetery Ridge. L'obiettivo fissato era un macchia di alberi e cespugli in mezzo ai campi di frumento: se la posizione non avesse retto, l'Armata di Meade sarebbe stata spezzata in due ed avrebbe dovuto ritirarsi per non venire aggirata. L'intera mattinata trascorse nel campo sudista a raccogliere ed ordinare le truppe in un bosco prospiciente Cemetery Ridge ed a disporre l'artiglieria. Il generale voleva un intenso fuoco di soppressione per sconvolgere le batterie avversarie ed accompagnare la fanteria; ma le munizioni scarseggiavano, così il tiro di preparazione risultò sostanzialmente inefficace: tante bocche da fuoco nordiste venivano distrutte, tante più ne affluivano dalle retrovie, ed i fanti, ben trincerati e protetti, subirono poche perdite. Alle tre del pomeriggio 15.000 uomini, tra cui una divisione di 5.000 veterani con alla testa il loro generale Pickett, uscirono dalla boscaglia di Seminary Ridge e si disposero ordinatamente per battaglioni, come in una tranquilla esercitazione militare. Mentre l'artiglieria confederata taceva per conservare una pur minima scorta di munizioni, i soldati presero ad avanzare lentamente ed a ranghi serrati attraverso la pianura, con le baionette inastate che scintillavano al sole, fiancheggiati e preceduti dai loro ufficiali a sciabole sguainate. Percorsi i primi ottocento metri dei 1.500 che li separavano da Cemetery Ridge, furono investiti dal fuoco di sbarramento delle batterie nordiste ed in tre minuti lasciarono 5.000 uomini sul terreno. I superstiti assaltarono all' arma bianca, ma il loro impeto fu frenato da una staccionata che correva davanti alle posizioni nemiche. Mentre gli attaccanti cercavano di scavalcarla, il tiro rapido della fucileria unionista fu particolarmente micidiale; ciò nonostante i Sudisti, decimati, superarono anche questo ostacolo e raggiunsero le trincee nordiste ingaggiando una selvaggia mischia: gli uomini si sparavano a bruciapelo, manovravano i calci dei fucili per frantumare crani ed ossa, o si trapassavano con le baionette. Alla fine i fanti confederati cedettero: erano giunti in pochi per poter vincere la resistenza del nemico.
Con la ritirata successiva le perdite sudiste salirono a 7.500 uomini. Un reggimento del Missouri aveva perduto nella carica tutti i suoi soldati, ed in un reggimento del South Carolina ne erano sopravvissuti due soli: uno dei due era l'alfiere, che era riuscito a piantare la bandiera nelle linee nemiche. La sera stessa fu dato l'ordine della ritirata generale. I tre giorni di Gettysburg costarono ai Confederati 2592 morti, 12.706 feriti, 5.150 dispersi. Le perdite del Nord furono maggiori: 3070 morti, 14.497 feriti e 5.434 dispersi. Ancora una volta Lee era riuscito ad infliggere al nemico danni più gravi dei suoi, ma la guerra era perduta.
Per ricordare la grande e importante battaglia della Guerra di secessione abbiamo scelto i tre esemplari che le poste statunitensi le hanno dedicato nel corso degli anni. Di ogni francobollo abbiamo pubblicato l'immagine e una breve descrizione sopra.
La battaglia di Gettysburg fu il vero e proprio punto di svolta strategico della guerra civile americana. Resosi conto che il prolungarsi ulteriore della lotta non poteva che andare a vantaggio dell’Unione, la cui superiorità nei campi dell’industrializzazione, del potenziale umano e della struttura economica, stava sempre più pesando sulla bilancia della guerra, il generale Robert E. Lee, comandante dell’armata della Virginia settentrionale, d’accordo col presidente Davis aveva messo a punto un piano che, se fosse riuscito, avrebbe potuto, se non dare la vittoria al Sud, almeno riaprire la strada verso una soluzione negoziale del conflitto.
L’idea era semplice: invadendo la Pennsylvania e minacciando la capitale federale Washington, Lee sperava di attirare l’Armata del Potomac, principale esercito unionista nell’est, in una battaglia campale che, se vinta dai Confederati, avrebbe potuto costringere Lincoln – che aveva a che fare con una serie di disordini contro la guerra in alcune delle città industriali più importanti – a recedere dalla richiesta di resa posta alla Confederazione come condizione per la cessazione delle ostilità, e avrebbe potuto offrire ai belligeranti una soluzione onorevole per uscire dalla guerra.
Non ci fu la vittoria confederata, come vedremo; al contrario, la sconfitta subita da Lee sul campo di Gettysburg affrettò la fine del sogno secessionista degli stati meridionali, ma resta da chiedersi se, in ogni caso, il calcolo di Lee e di Davis fosse giusto.
Ormai la lotta ingaggiata dai contendenti era una lotta mortale, tra due concezioni differenti del futuro del grande Paese nord-americano. Al di là della questione della schiavitù, che comunque Lincoln sinceramente aborriva, era in gioco quale avrebbe dovuto essere la via da seguire per l’America nei decenni seguenti.
Appare molto improbabile che l’establishment industriale settentrionale potesse comunque accettare una situazione di compromesso che lo avrebbe privato di quella vittoria totale che gli serviva per imporre il proprio modello di sviluppo e la propria egemonia economica all’intero Paese. Da questo punto di vista si può allora dire che i caduti confederati a Gettysburg, dove molte delle brigate sudiste lottarono con un valore incredibile, non avrebbero nemmeno col loro sacrificio mutato il corso di eventi che la disparità di risorse tra le due fazioni e la stessa direzione del progresso avevano in qualche modo già segnato.
Se volete approfondire l’epico scontro che segnò le sorti della Guerra di Secessione Americana potete farlo sfogliando il 26° volume de La Storia – Le grandi battaglie: armi tattiche e strategie militari nella biblioteca dell’Antica Frontiera.