L’11 ottobre 1899 scoppiò in Sudafrica il conflitto tra il Regno Unito e i boeri del Transvaal e dello Stato Libero di Orange.
Per vincere la resistenza boera gli inglesi comandati dal generale Horatio Kitchener ricorsero ai metodi spietati dei rastrellamenti, della deportazione dei civili, delle distruzioni del territorio e dei campi di concentramento. La guerra, che rovinò in parte il prestigio internazionale dell'Impero britannico, terminò dopo trattative dirette nel 1902 con l'annessione ufficiale delle repubbliche boere che tuttavia mantennero la loro identità nazionale.
Il Sudafrica ha dedicato ben 4 emissioni, una per ogni anno dal 1999 al 2002, alla commemorazione del centenario della guerra anglo-boera. Le prime tre serie, ciascuna di due valori, rappresentano rispettivamente: due miliziani boeri a cavallo e due soldati britannici (1999), il giornalista sudafricano Sol Plaatje e la scrittrice sudafricana Johanna Brandt, lo scrittore e medico inglese Arthur Conan Doyle e il politico inglese Winston Churchill (2000), il pastore protestante J. D. Kestell e il medico Thomas Crean (2001). Nel 2002 le poste sudafricane conclusero la serie di emissioni dedicate alla guerra anglo-boera con un foglietto che mostra il feldmaresciallo britannico Horatio Kitchener e il presidente del Transvaal Schalk Burger mentre sottoscrivono il Trattato di Vereeniging che nel maggio 1902 pose fine alla guerra e all’indipendenza delle due colonie afrikaner.
Nel 1899 la Gran Bretagna era all’apice della sua potenza imperiale. La Regina Imperatrice [la regina Vittoria, proclamata imperatrice delle Indie nel 1876, N.d.T.] era sul trono da più di cinquanta, splendenti anni, e i suoi domini si estendevano su tutti i continenti. Tuttavia, persino a questo sommo fastigio di pompa e maestosità imperiali, l’esercito britannico, il custode dell’impero in infinite guerre nei quattro angoli del globo, era destinato a essere umiliato da una milizia civile male organizzata, formata da uomini che i soldati di professione inglesi consideravano con disprezzo come contadini arretrati. In una settimana del dicembre 1899 questi contadini delle repubbliche boere sudafricane dello Stato Libero di Orange e del Transvaal inflissero tre pesanti sconfitte alle truppe britanniche. Nelle colline attorno al nodo ferroviario di Stormberg, nella pianura polverosa davanti alle alture di Magersfontein, e nelle pianure erbose di fronte alle alture delle Thukela Heights a Colenso, l’altamente addestrata macchina militare britannica dovette arrestarsi di fronte alla sperimentata precisione di tiro e all’abilità sul campo dei boeri. Le onde emotive di questa “Black Week”, la “Settimana Nera” [la definizione fu coniata dalla stessa regina Vittoria a seguito delle cattive notizie in provenienza dal Sud Africa, N.d.C.], riecheggiarono per tutto l’impero, poiché lo scontro di Colenso non fu semplicemente un rovescio militare, ma comportò anche l’umiliazione di un eroe nazionale. E cosa ancora peggiore, anticipò alcuni dei più duri combattimenti che la Gran Bretagna avesse mai sperimentato dai tempi della guerra di Crimea.
Il Sudafrica era da molto tempo fonte di irritazione per il Colonial Office britannico [Ministero per le Colonie, N.d.T.], e gli eventi che portarono le forze inglesi e boere al confronto aperto furono semplicemente il momento finale di quasi un secolo di reciproco antagonismo. Gli europei erano arrivati per la prima volta nella zona del Capo nel 1652, quando la compagnia olandese delle Indie Orientali stabilì una stazione di transito sull’estrema punta meridionale del continente. L’Africa di per sé destava poco interesse tra i nascenti imperi europei, ma il Capo controllava le lunghe rotte marine per le Indie, vera fonte prima di sostanziosi profitti. La compagnia rifiutò ostinatamente la responsabilità di sviluppare i suoi possedimenti in Africa, ma permise ai suoi dipendenti di creare piccole proprietà per coltivare i prodotti necessari a rifornire le navi. Nel corso del secolo successivo, questi agricoltori di frontiera svilupparono un senso di indipendenza e una rudezza di spirito che non accettavano di essere trattenuti all’interno dei confini della compagnia, e le colonie europee gradualmente si allargarono oltre i confini formali del Capo, estendendosi nell’entroterra. Con il trascorrere del tempo questi contadini olandesi, ai quali si aggiungeva un afflusso ridotto ma costante di perseguitati religiosi francesi e tedeschi provenienti dall’Europa, svilupparono un loro dialetto locale e un costume decisamente africano, e cominciarono a considerarsi come una razza a parte: gli afrikaners, ovvero gli africani bianchi.
Gli inglesi arrivarono per la prima volta al Capo alla fine del 18° secolo quando, nei continui rivolgimenti politici che caratterizzarono le guerre napoleoniche, si trovarono a combattere contro gli olandesi. La loro amministrazione divenne permanente nel 1806, ma benché anche i loro interessi fossero primariamente a livello di strategia mondiale, la loro amministrazione si trovò presto in conflitto con i Boere Burghers, i coloni boeri. A quel tempo le zone periferiche orientali della società boera in espansione erano impegnate in un’aspra lotta con i gruppi locali africani per il possesso della terra. E i boeri erano profondamente risentiti per l’atteggiamento, in apparenza neutrale, che gli inglesi mantenevano nelle aree di frontiera.
Quando gli inglesi abolirono la schiavitù, da cui molti boeri dipendevano in quanto fonte di mano d’opera, molti afrikaner conclusero che per loro era semplicemente impossibile vivere sotto il governo britannico. Nel 1830 cominciò un esodo noto come Grande Trek. Coloro che vi presero parte, i trekkers, puntavano ai territori aperti nell’interno dell’Africa australe, dove avrebbero potuto vivere senza interferenze. Il loro avanzare fu segnato dal conflitto sia con i gruppi africani che possedevano quelle terre prima di loro, sia con i britannici, che tentavano in qualche modo di bloccarlo. Nel 1842 un contingente di spedizione inglese respinse i boeri da Port Natal (la futura Durban) e si impossessò in nome della Corona delle coste orientali. Ulteriori scontri negli anni immediatamente successivi assicurarono inizialmente agli inglesi il territorio a nord del fiume Orange, ma attorno al 1850-60 la Gran Bretagna decise di rinunciare a ogni pretesa sull’interno. I britannici tennero il Capo e il Natal, mentre i boeri avevano creato due repubbliche nell’entroterra, lo Stato Libero dell’Orange e la Repubblica Sudafricana, nota come Transvaal. Prese tra l’incudine e il martello, le popolazioni indigene nere continuarono a subire costanti perdite in termini di indipendenza e di territori.
I decenni successivi furono nondimeno segnati da un continuo braccio di ferro tra i due gruppi bianchi. Il Transvaal desiderava aprirsi uno sbocco al mare ed estendersi a nord del fiume Limpopo, ma gli mancavano le risorse per poter affrontare i regni africani che gli bloccavano la strada. Attorno al 1870-80, il Colonial Office inglese, stanco delle continue dispute in Sudafrica e spinto dalla recente scoperta dei diamanti a Kimberley, adottò un’innovativa politica nota come politica della Confederazione. Si trattava semplicemente del progetto di riunire i differenti gruppi sparsi nelle aree sotto dominazione britannica così da facilitarne lo sviluppo economico. Poiché in quel momento il governo del Transvaal era ormai alla bancarotta ed era minacciato dai suoi vicini zulu, la Gran Bretagna intervenne con audacia e annetté la repubblica nel 1877, come prima parte del suo piano. Era previsto che seguisse una breve guerra contro gli zulu, ma quando quest’ultima si trasformò in un faticoso e costoso confronto, il governo abbandonò la politica della confederazione. Iburgher del Transvaal attesero finché gli zulu vennero sconfitti quindi insorsero contro l’amministrazione britannica. Le forze inglesi inviate a reprimerli subirono una serie di rovesci culminati nell’umiliante sconfitta di Majuba, il 26 febbraio 1881, nella quale lo stesso generale inglese Sir George Colley fu ucciso. Una pace frettolosamente negoziata permise alla Gran Bretagna di ritirarsi dal Transvaal pur mantenendo una pretesa nominale alla sovranità. Questa “pace senza onore” irritò aspramente sia i coloni britannici in Sudafrica sia molti componenti dell’esercito. “Ricordate Majuba!”, negli anni a venire, doveva dimostrarsi un potente grido di guerra.
Il Transvaal avrebbe potuto godere indefinitamente della sua indipendenza se la sua situazione economica non fosse stata rimessa in discussione dalla scoperta dell’oro nel Witwatersrand nel 1886, appena cinque anni dopo Majuba. Questo, aggiunto alla scoperta dei diamanti a Kimberley, indusse a ritenere che l’Africa meridionale potesse includere alcune delle più ricche risorse naturali del mondo. Le scoperte attirarono l’attenzione di potenti imprenditori britannici e quella dei costruttori d’imperi, ed entro il 1890 il dibattito per una “politica innovativa” si era riacceso. Molti dei minatori e degli artigiani stranieri che accorsero alle minieri d’oro del Witwatersrand e alla fiorente città di Johannesburg erano di origine inglese, tuttavia la repubblica del Transvaal rifiutava di concedere loro nulla più dei diritti politici minimi. Per il presidente Paul Kruger, un repubblicano della linea dura che da ragazzo aveva vissuto il Grande Trek, questi uomini erano uitlanders, stranieri, che dovevano aspettarsi solo di pagare le pesanti tasse imposte dal governo del Transvaal sui loro profitti in oro e che non avevano alcun diritto di avere accesso al voto. Poiché presto il numero degli uitlanders superò quello dei boeri nel Transvaal, Kruger insistette che dar loro i diritti civili equivaleva ad ammainare la bandiera boera sulla capitale, Pretoria. Questo atteggiamento faceva infuriare i magnati delle miniere come Cecil Rhodes, la cui immensa fortuna personale era basata sui diamanti e sull’oro. Rhodes deteneva un enorme potere politico e sognava di costruire un giorno una linea ferroviaria inglese che andasse dal Capo al Cairo. Aveva già organizzato la colonizzazione del territorio a nord del Transvaal (che per 80 anni sarà noto come Rhodesia), e verso la fine del 1895 tentò di organizzare un colpo di stato per abbattere il regime di Kruger.
Il tentativo si rivelò un fiasco. Il piano di Rhodes era di mandare una colonna di volontari a Johannesburg al comando del suo luogotenente, il Dr. Leander Starr Jameson, per indurre alla rivolta gli oppressi uitlanders. Nei fatti, però, gli uitlanders non si dimostrarono propensi a insorgere, e gli uomini di Jameson furono circondati e arrestati dopo uno scontro in una località non lontana da Johannesburg chiamata Doornkop [l'ambiguità del tentato putsch è sintetizzata dal proclama che fu fatto ai componenti della scalcinata formazione di Jameson prima del raid: "Non posso dirvi che andate a combattere per ordine della regina, ma per la supremazia della bandiera britannica in Africa del Sud", N.d.C.].
Il “raid di Jameson” fu un passo importante sulla via della guerra anglo-boera. Fece salire il livello della tensione politica e dei sospetti tra il Transvaal e la Gran Bretagna, mettendo nel contempo in evidenza il problema degli uitlanders e del ruolo di Rhodes e della sua cricca capitalista, i cosiddetti “goldbugs” (“cimici dell’oro”). Il nuovo alto commissario, inviato al Capo dal Colonial Office dopo la vicenda, Sir Alfred Milner, credeva fermamente che la situazione avrebbe potuto essere risolta solo attraverso uno scontro con il Transvaal e, malgrado il più cauto atteggiamento dei suoi superiori a Londra, cominciò a lavorare per far precipitare la questione in una disputa aperta. Nel Transvaal, il presidente Kruger rifiutò di cedere sul problema degli uitlanders, e cominciò a importare armi dall’Europa in vista di un conflitto. Lo Stato Libero dell’Orange, benchè non direttamente coinvolto in queste dispute, si dichiarò d’accordo a sostenere il suo vicino del nord in caso di guerra. Nel giugno 1899, Milner e Kruger si incontrarono a Bloemfontein, la capitale dello Stato Libero, per tentare di raggiungere un accordo, ma nessuna delle due parti aveva molto da guadagnare da un compromesso. Milner ruppe i negoziati, ed entro settembre gli uitlanders stavano fuggendo in massa dal Transvaal, cercando rifugio nelle colonie inglesi, il Capo e il Natal. In questa atmosfera di tensione elevata, le truppe inglesi già in Sudafrica furono spostate sulle vulnerabili città di confine. In patria, il governo britannico autorizzò l’invio di altre truppe in Sudafrica e Kruger, nel tentativo di assumere l’iniziativa prima che arrivassero, emanò un ultimatum, chiedendo il ritiro dei soldati dai confini. L’ultimatum spirò l’11 ottobre 1899, e la guerra anglo-boera, nota agli afrikaners come Tweede Vryheidsoorlog (“la seconda guerra d’indipendenza”) incominciò.
Se volete approfondire le vicende della seconda guerra boera potete farlo sfogliando le pagine del 76° volume di Eserciti e battaglie Colenso 1899 – La guerra boera nel Natal nella biblioteca dell’Antica Frontiera.