Pseudonimo di Marie-Henri Beyle, scrittore francese nato a Grenoble il 23 gennaio 1783 e morto a Parigi il 23 marzo 1842, partecipò alle campagne napoleoniche d’Italia, Austria e Prussia. Stabilitosi in Italia a partire dal 1814, dimorò a Milano fino al 1821 quindi, dopo un soggiorno a Parigi, fu console a Civitavecchia dal 1831. La sua vasta produzione letteraria, largamente segnata da preoccupazioni autobiografiche, comprende trattati e saggi (Dell’amore, 1822; Racine e Shakespeare, 1823-25), relazioni di viaggio (Roma, Napoli e Firenze, 1817; Passeggiate romane, 1829; Memorie di un turista, 1838), romanzi (Armance, 1826; Il rosso e il nero, 1830; La certosa di Parma, 1839; Lucien Leuwen, incompiuto, 1894), novelle (Vanina Vanini, 1829; I Cenci, 1837; La badessa di Castro, 1839) e scritti autobiografici (Vita di Henri Brulard, incompiuto, 1890; Ricordi di egotismo, 1892). La sensibilità romantica e uno spirito critico vivissimo si coniugano nell’opera di Stendhal per dar vita alla filosofia della chasse au bonheur, egotismo del quale tutti i suoi personaggi sono impregnati. L’analisi delle passioni, dei comportamenti sociali e delle situazioni politiche, l’amore per le arti, e per la musica in particolare, la ricerca epicurea dei piaceri si intrecciano in una scrittura personalissima, in cui il realismo dell’osservazione oggettiva è inseparabile dal carattere profondamente individuale della sua espressione, che doveva rendere Stendhal incompreso ai suoi contemporanei, amato e ammirato dai posteri.
Per rendere omaggio al grande scrittore francese abbiamo selezionato i tre francobolli che gli sono stati dedicati. Di ognuno di essi abbiamo pubblicato le immagini e una breve descrizione sopra.
La piccola città di Verrières può passare per una delle più graziose della Franca Contea. Le sue case bianche, dai tetti aguzzi di tegole rosse, si stendono sul pendio di una collina, le cui minime sinuosità son poste in evidenza da macchie di robusti castagni. Qualche centinaio di piedi sotto le sue fortificazioni, costruite un tempo dagli Spagnoli ed ora in rovina, scorre il Doubs.
Sul lato nord la città è protetta da un’alta montagna, una delle diramazioni del Giura. Le cime frastagliate del Verra si coprono di neve fin dai primi freddi d’ottobre. Un torrente, che si precipita giù dalla montagna, attraversa Verrières prima di gettarsi nel Doubs e mette in movimento un gran numero di segherie: si tratta di un’industria semplicissima, che procura un certo benessere alla maggior parte degli abitanti, gente campagnola più che borghese. Non è questa tuttavia la fonte di maggior ricchezza per la piccola città. Se, dopo la caduta di Napoleone, l’agiatezza generale ha permesso che fossero rifatte a nuovo le facciate di quasi tutte le case di Verrières, ciò è dovuto alla fabbrica di tela indiana, detta tela Mulhouse.
Appena entrati in città, si rimane storditi dal fracasso di una gran macchina d’aspetto pauroso. Venti pesanti martelli son sollevati da una ruota, mossa dall’acqua del torrente, e ricadono giù con un rumore che fa tremare il selciato. Ogni martello fabbrica quotidianamente non so quante migliaia di chiodi. Delle ragazze fresche e graziose presentano ai colpi di questi martelli i pezzettini di ferro, che vengono rapidamente trasformati in chiodi. Tale lavoro, di aspetto così rude, è un di quelli che più sorprendono il viaggiatore, quando per la prima volta penetri fra le montagne che separano la Francia dalla Svizzera. Se, entrando a Verrières, egli domanderà a chi appartenga quella bella fabbrica di chiodi, che assorda i passanti della via principale, si sentirà rispondere con accento strascicato: Eh, al signor sindaco! – Se poi si fermerà qualche istante in quella stessa grande via, che dalla riva del Doubs sale verso la vetta della collina, c’è da scommettere che gli capiterà di veder apparire un uomo di alta statura, dall’aria affaccendata e importante, il sindaco in persona.
Questo è l’incipit del capolavoro di Stendhal Il rosso e il nero. Se volete continuare a leggerlo potete trovarlo nella biblioteca dell’Antica Frontiera.