Di famiglia agiata, studiò prima a Napoli poi, dopo il terremoto di Casamicciola in cui perse i genitori (1883), trascorse alcuni anni presso lo zio Silvio Spaventa a Roma dove seguì i corsi di Antonio Labriola. A Napoli riprese autonomamente la via della riflessione, ponendo le basi per una profonda revisione della dottrina idealistica. Senatore (1910) e poi ministro della Pubblica istruzione con Giolitti (1920-1921), dopo un iniziale favore osteggiò il fascismo, contro cui elaborò un celebre Manifesto, firmato dai migliori intellettuali italiani di parte liberale (1925). Opere come la Storia d'Italia dal 1871 al 1915 (1928) o la Storia d'Europa nel secolo decimonono (1932) contribuirono a formare la gioventù di sentimenti antifascisti a quella che egli definì la "religione della libertà". Mantenne intatta la sua posizione d'intransigente opposizione alla dittatura fino alla guerra e alla caduta di Mussolini. Entrato nel governo Badoglio nel 1944 e poi, per pochi mesi, nel gabinetto Bonomi (1944), nel 1946 fu eletto alla Costituente. Senatore dal 1948, prese parte alla ricostituzione del Partito liberale italiano, che presiedette fino al 1947.
Per ricordare l'illustre filosofo antifascista abbiamo scelto il francobollo bruno da 40 lire raffigurante il suo ritratto che le poste italiane gli dedicarono nel 1966, in occasione del centenario della sua nascita.
Filosofo, storico e critico italiano, Benedetto Croce (1866-1952) raccolse gli episodi più significativi della sua vita e della sua formazione intellettuale in Contributi alla critica di me stesso (1918). Figlio di un ricco possidente terriero, e cugino dei due Spaventa, giovanissimo si trasferì a Napoli, dove, nel 1876, entrò in collegio. Benché si dichiarasse soddisfatto dell’educazione ricevuta, senza dubbio si formarono qui, in questi anni, i presupposti del suo futuro anticlericalismo.
Dopo «brevi Propositi di vita devota», sopraggiunse una profonda crisi interiore, che in breve lo portò ad abbandonare definitivamente la religione. Nel terremoto di Casamicciola del 1883 perse i genitori e la sorella; ferito egli stesso, si trasferì a Roma in casa Spaventa. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza, non diede mai esami, ma iniziò a frequentare assiduamente le lezioni di Antonio Labriola, che suscitarono in lui le prime approfondite riflessioni filosofiche. Sempre più dedito a una vasta erudizione, dopo brevi viaggi in Germania, Francia, Inghilterra, e Spagna, si dedicò alla lettura della Scienza Nuova di Vico, grazie alla quale incominciò a riflettere sui rapporti tra arte e scienza. Un saggio di Labriola sul manifesto del comunismo lo portarono a scrivere i cinque studi che costituisconoMaterialismo storico ed economia marxista (1900), dove un iniziale entusiasmo per il socialismo lascia spazio a un’accurata posizione critica. La conoscenza di Giovanni Gentile rappresentò un grande stimolo per l’elaborazione delle proprie riflessioni filosofiche. Nel 1903 fondò «La Critica», rivista che, con assoluta dedizione, pubblicò quasi da solo per oltre 40 anni, e che fornì un nuovo orientamento all’intera cultura italiana. Anche Gentile vi collaborò per quasi un ventennio; insieme, inoltre, a partire dal 1906, i due diressero la collana di «Classici della filosofia moderna» dell’editore Laterza. Ma i rapporti incominciarono sempre più a raffreddarsi, fino a giungere alla completa rottura (1924), dapprima a causa delle evidenti divergenze filosofiche (Gentile insisteva sull’unità dello spirito, mentre Croce ribadiva la distinzione di quattro forme spirituali, respingendo ogni confusione dei distinti e la riduzione di ogni attività spirituale a filosofia); infine per ragioni politiche. Croce, nominato senatore nel 1910, fu ministro dell’istruzione (1920-1921), ma la caduta di Giolitti gli impedì la prevista attuazione delle riforme. Salito al potere il fascismo, gli venne offerto lo stesso incarico, ma i suoi principi liberali gli fecero rifiutare la nomina. Con il nuovo regime Croce non scese a compromessi, né mai nascose la sua opposizione, tuttavia, non ebbe mai a subire persecuzioni personali o restrizioni intellettuali. Dopo la guerra riprese l’attività politica come presidente del Partito liberale, ministro senza portafoglio, e membro della costituente.
Inizialmente, Croce si accostò a Hegel attraverso l’interpretazione materialistica datane da Marx. Vi si avvicinò direttamente quando già aveva dato una prima formulazione al proprio pensiero (Estetica, 1902). Alla dialettica classica degli opposti, che Croce certo non escluse, contrappose quella dei distinti, cioè delle quattro forme di attività spirituale (estetica, logica, economica, etica) che passano l’una nell’altra non per negazione, ma, al contrario, per implicazione. Lo spirito costituisce l’unica realtà, e l’hegeliana idea, che si esteriorizza per poi tornare su se stessa nello spirito, rappresenta per Croce un mito in cui «si riconoscono le sembianze del vecchio Dio». L’intuizione artistica è idealmente anteriore alla conoscenza concettuale, a ogni tipo di azione, e quindi è «pura». In letteratura, Croce lodò Carducci, e disprezzò l’irrazionalismo e il sensuale di Pascoli e D’Annunzio e il binomio arte-scienza del verismo. La vivacità del suo ingegno e la vastità delle sue conoscenze, unite al suo stile letterario, resero le sue opere celebri in tutto il mondo.
Se volete approfondire la biografia di Benedetto Croce potete farlo sfogliando il 19° volume de La Storia d’Italia – La crisi di fine secolo, l’età giolittiana e la prima guerra mondiale nella biblioteca dell’Antica Frontiera.