Oggi è il 74° anniversario dell'Operazione Barbarossa, l'invasione nazista dell'Unione Sovietica.
Il piano di attacco tedesco contro l'Unione sovietica scattò senza dichiarazione di guerra il 22 giugno 1941. I rapporti tedeschi con l'Urss, a due anni dal patto di non aggressione tedesco-sovietica erano ormai conflittuali, in coerenza con le idee di Hitler, che vedeva nell'est europeo lo "spazio vitale" di espansione del Terzo Reich. L'operazione, dopo i grandi successi nazisti fino all'autunno 1941, si risolse infine in un fallimento per la Germania, decisivo per le sorti dell'intera guerra mondiale.
Per ricordare l'inizio di quella che fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi abbiamo scelto il bel francobollo emesso dalle Isole Marshall il 22 giugno 1991, in occasione del 50° anniversario. L'esemplare facente parte della ventiduesima emissione dedicata alla storia della Seconda guerra mondiale mostra tre panzer tedeschi e una squadriglia di aerei in formazione. Nell'appendice si possono leggere le parole profetiche di Dekanozov, ambasciatore sovietico in Germania: "Vi pentirete di aver attaccato l'Unione Sovietica. E pagherete a caro prezzo per questo".
Ore 3.12. Gli occhi sono fissi sull’orologio. Tutti hanno una strana sensazione. Si ha l’impressione di avere il cuore in gola. Il silenzio è insopportabile.
Ore 3.13. Ancora tutto potrebbe rimettersi a posto. Ancora non è accaduto nulla di irreparabile. Ma con la lenta marcia delle lancette la guerra si avvicina inesorabile all’Unione Sovietica che riposa al buio di là dalla frontiera.
Bayerlein ricorda il settembre 1939. Anche quella volta si trovava con Guderian dalle stesse parti, nelle vicinanze di Brest-Litovsk. Esattamente un anno e nove mesi prima. Allora, il 22 settembre 1939, i russi con la brigata corazzata del generale Krivoscein erano arrivati in veste di alleati. Ufficiali russi e tedeschi avevano fissato di comune accordo la linea di demarcazione che divideva a metà la preda comune: la Polonia battuta. Il Bug era avanzato al rango di fiume di frontiera. In base all’accordo concluso tra Stalin e Hitler, i tedeschi avevano dovuto ritirarsi di qua dal fiume e consegnare Brest-Litovsk con la cittadella ai sovietici.
Tutti si erano attenuti con correttezza agli accordi. Era stata organizzata una parata comune, e c’era stato anche uno scambio di bandiere. E tanti brindisi, naturalmente. Nessun trattato è valido, per i russi, se non è suggellato da una bevuta di vodka e da un brindisi.
Anche il generale Krivoscein aveva riesumato quel po’ di tedesco che sapeva dai tempi della scuola militare e aveva brindato in tedesco, cadendo in un equivoco che, allora, era parso molto divertente. Aveva detto: “Ich trinke auf ewige Feindschaft” (“Bevo all’eterna inimicizia!”), per correggersi subito, sorridendo: “Ewige Freindschaft unserer Wölker” (“Eterna amicizia dei nostri popoli”).
Tutti, di ottimo umore, avevano alzato il bicchiere. Questo era accaduto esattamente ventun mesi prima. Ora stavano per trascorrere gli ultimi minuti di questa “amicizia”. La lettera “r”, interpolata dal generale Krivoscein nella parola “Feindschaft”, sta per essere di nuovo cancellata. Con l’alba del 22 giugno stava per sorgere anche l’alba della nuova “inimicizia”.
Ore 3.14. La nera macchia della torre di vedetta di Volka Dobrinska si staglia come un fantasma nel buio della notte. All’orizzonte si distingue una sottile striscia di luce. Su tutto il fronte del gruppo armate Centro, regna il silenzio. I boschi dormono. I campi tacciono. Possibile che quelli dall’altra parte non si siano accorti che boschi e villaggi sono pieni di uomini armati? Uomini pronti a partire all’assalto. Una divisione accanto all’altra. Lungo tutta la sterminata frontiera.
Improvvisamente, le lancette degli orologi sincronizzati con cura si spostano sulle 3.15.
Come per un mostruoso contatto elettrico, nello stesso istante un lampo gigantesco si staglia nella notte lungo tutto il fronte. Cannoni di ogni calibro cominciano a vomitare fuoco! L’orizzonte è illuminato dai proiettili traccianti dei pezzi contraerei. Ovunque si posi l’occhio, lungo il fronte del Bug, si notano i lampi delle cannonate. Poi, l’immane tuono investe come un gigantesco rullo compressore la torre di Volka Dobrinska. Il cupo tuono dei cannoni è inframezzato dal sinistro ululato dei lanciagranate. Di là dal Bug è un mare di fumo e fuoco. La luna al primo quarto scompare dietro una gigantesca nube.
La pace è morta. La guerra trae il suo primo terribile respiro.
Se volete potete continuare a leggere il libro di Paul Carell Operazione Barbarossa prelevandolo dalla biblioteca dell’Antica Frontiera.