Il 15 settembre 1940 fu un particolare giorno contrassegnato da una battaglia aerea su larga scala che vide confrontarsi 50.000 osservatori e 630 caccia Alleati (inglesi, polacchi, canadesi e di altre nazionalità) contro 1.120 aerei (620 caccia e 500 bombardieri) tedeschi.
Le poste britanniche hanno celebrato due volte questo epico scontro nei cieli che dal luglio 1940 alla primavera 1941 vide contrapposti i piloti della RAF e quelli della Luftwaffe.
La prima serie, del 1965, è stata emessa in occasione del 25° anniversario della battaglia d'Inghilterra ed è composta di otto valori, i primi sei da 4 pence e gli ultimi due da 9 pence e da 1 scellino e 3 pence. I soggetti rappresentati sono rispettivamente: quattro aerei da caccia Supermarine Spitfire all'attacco, pilota nella cabina di un Hawker Hurricane, superfici alari di un Me 109 e di uno Spitfire con le insegne della Luftwaffe e della RAF, due caccia Spitfire all'attacco di un bombardiere He-111, caccia Spitfire all'attacco di un bombardiere da picchiata Ju-87 (Stuka), coda di un bombardiere Do-17z2 e caccia britannici Hurricane, batteria contraerea durante un attacco aereo, cattedrale di S. Paolo a Londra, edifici incendiati e scie di condensazione.
Nel 2010, per celebrare il 70° anniversario del Battle of Britain Day, il Regno Unito ha dato alle stampe un bellissimo foglietto che riproduce 20 esemplari del francobollo di prima classe emesso l'anno precedente e dedicato al protagonista assoluto della battaglia, il Supermarine Spitfire. Il foglietto contiene anche altrettante vignette raffiguranti immagini e descrizioni narrative del periodo. Il margine superiore mostra i principali velivoli della RAF che furono impegnati in combattimenti aerei: Bristol Blenheim, Boulton Paul Defiant, Hawker Hurricane, Supermarine Spitfire, Gloster Gladiator. Nel margine inferiore è indicato il numero di piloti alleati suddiviso per Paese con la rispettiva bandiera del 1940: Gran Bretagna 2341, Polonia 145, Nuova Zelanda 127, Canada 112, Cecoslovacchia 88, Australia 32, Belgio 28, Sudafrica 25, Francia 13, Irlanda 10, USA 7, Giamaica 1, Rhodesia del Sud 1, Mandato britannico in Palestina 1.
Ancora oggi, la giornata del 15 Settembre viene commemorata in Inghilterra come ilBattle of Britain Day, ovvero il giorno in cui i combattimenti aerei che nell’ estate del 1940 videro scontrarsi nei cieli inglesi i velivoli della Royal Air Force britannica e dellaLuftwaffe tedesca, e che vengono appunto ricordati come la “Battaglia di Inghilterra“, raggiunsero il massimo dello sforzo da ambo le parti. La giornata si concluse con una sonora sconfitta delle forze tedesche. I piloti degli Spitfires e degli Hurricanes britannici rivendicavano infatti 59 Vittorie Aeree (36 Bombardieri e 23 Caccia tedeschi), contro la perdita di 26 aeroplani.
La Battaglia di Inghilterra (Luglio 1940 / Primavera 1941)
Il 22 Giugno 1940, dopo essere stata travolta nel giro di un mese e mezzo dal Blitzkrieg scatenato da Hitler il 10 Maggio, la Francia firmava l’ armistizio di Compiégne e si arrendeva alle trionfanti forze tedesche. Winston Churchill, Primo Ministro Inglese, ebbe a dire: “La Battaglia di Francia è finita, ora ci attende la Battaglia di Inghilterra“. In effetti la Gran Bretagna era rimasta sola a fronteggiare lo strapotere nazista che ormai dominava l’ intera Europa continentale, e per di più in condizioni militari estremamente precarie dopo la ritirata di Dunkerque, che se per certi versi era stata indiscutibilmente un grande successo, dato che era riuscita a riportare a casa in condizioni fortunose circa 300.000 soldati britannici, per altri versi era stata altrettanto indubbiamente una catastrofe, dato che i suddetti soldati avevano dovuto abbandonare in Francia la grandissima maggioranza del loro armamento pesante. Adolf Hitler, un po’ perché consapevole delle enormi difficoltà di uno sbarco in Inghilterra per piegarla militarmente, un po’ perché non ostile agli inglesi in modo pregiudiziale, anche sulla base della comune origine “razziale“, aveva offerto al Governo Britannico quelle che a lui sembravano generose condizioni di pace; sosteneva di essere pago di avere sconfitto ed umiliato la nemica storica della Germania, la Francia, di puntare all’ egemonia sull’ Europa continentale (che aveva già conseguito), e di non avere interesse ad uno scontro con l’ Impero Britannico, che era al contrario una potenza marittima. Churchill, presentando il suo governo al Parlamento Inglese, aveva risposto da par suo in un discorso rimasto giustamente famoso. Aveva detto: “Qual è il nostro programma? Fare la guerra è il nostro programma. Fare la guerra per terra, per mare e per cielo, fino a quando questa lotta non vedrà uno dei due contendenti soccombere definitivamente… Non vi prometto altro che sangue, sudore e lacrime…“ . Sulla base di questo discorso programmatico, Churchill ottenne la fiducia pressoché plebiscitaria di Westminster, in una convergenza di consensi che oggi chiameremmo “bipartisan“ sia della maggioranza conservatrice che della opposizione laburista. La situazione politica interna inglese non avrebbe più subito mutamenti fino alla conclusione vittoriosa della guerra. E così, viste respinte in modo così netto le sue profferte di pace, Hitler era costretto, prima di rivolgersi all’Est come era nei suoi piani, a sconfiggere definitivamente l’Inghilterra, e per far ciò bisognava per forza invaderla.
Come gli eventi storici successivi avrebbero dimostrato, i veri obiettivi strategici di Hitler erano rivolti ad Est, alla conquista di quel “Lebensraum“ (Spazio Vitale), sul quale doveva essere edificato il Reich millenario. Ma per attaccare l’Unione Sovietica era prima necessario stroncare una volta per tutte l’ Inghilterra, dato che, almeno per il momento, i Generali tedeschi, memori della esperienza della Prima Guerra Mondiale, non volevano sentir parlare di una guerra su due fronti. Venne di conseguenza messa frettolosamente in cantiere la Operazione Seelöwe (Leone Marino), ovvero il progetto di uno sbarco nazista in Inghilterra. Hitler addivenne a questa risoluzione di malavoglia e con scarsa convinzione (motivata). Come avrebbe dimostrato lo Sbarco Alleato in Normandia qualche anno più tardi, il semplice spostamento di un esercito moderno attraverso il Canale della Manica comportava problemi logistici enormi, in nessun modo comparabili con le tradizionali operazioni militari; e da questo punto di vista, la preparazione dell’Esercito Tedesco, che pure si era dimostrato così superbamente efficiente sul terreno, era assolutamente inadeguata. Si pensi che, non disponendo di mezzi di sbarco appositamente finalizzati allo scopo, i tedeschi si diedero a requisire in tutta Europa quante più chiatte fluviali (! !) possibile, nel mentre le truppe iniziavano un addestramento molto approssimativo alle future operazioni di sbarco. Ad ogni buon conto, condizione imprescindibile ad ogni tentativo era il conseguimento della superiorità aerea nel cielo del Canale, in mancanza della quale il disastro sarebbe stato inevitabile. Era perciò assolutamente necessario che la minaccia della Aviazione Britannica, che giustamente veniva ritenuta temibile, fosse neutralizzata in modo efficace prima di pensare di intraprendere una traversata ed uno sbarco. Sarebbe quindi ovviamente spettato alla Luftwaffe di Hermann Goering, che aveva conseguito successi così spettacolari in Polonia ed in Francia, l’ onore (e l’onere) di spazzare via dal cielo la Royal Air Force, e spianare così la strada alle forze di invasione. E la Battaglia di Inghilterra cominciò.
LE FORZE IN CAMPO
Alla data del 6 Luglio 1940, il Fighter Command (Comando Caccia) della RAF era in grado di mettere in linea 644 Aerei pronti al combattimento, articolati in 53 FighterSquadrons ( Reparti con un organico di dodici aerei equivalenti alle nostre Squadriglie ), a loro volta coordinati in Quattro Fighter Groups ( Divisioni Caccia – Grandi Unità con compiti di Difesa Aerea Territoriale ). Al 10th Fighter Group competeva la difesa della Inghilterra Sud Occidentale, all’ 11th Fighter Group quella della Inghilterra Sud Orientale che includeva la zona di Londra, al 12th Fighter Group spettava la difesa dell’ Inghilterra Centrale, ed al 13th Fighter Group quella della Scozia e della Irlanda del Nord.
26 Fighter Squadrons erano equipaggiati con il Caccia Monoposto Hawker Hurricane Mk I, 19 Fighter Squadrons volavano sul famoso Caccia Monoposto Supermarine Spitfire Mk I, nel mentre Due Fighter Squadrons erano dotati dei Caccia Biposto Boulton Paul Defiant Mk I, ed i rimanenti Sei Fighter Squadrons operavano come Caccia Notturna utilizzando i Caccia Bimotori Bristol Blenheim Mk IF.
Per contro la Luftwaffe era in grado di metter in campo ben 3.000 ca. Aerei da Combattimento. Di questi 800 ca. erano Caccia Monoposto Messerchmitt Bf 109E, cui si aggiungevano 300 ca. Caccia pesanti Bimotori Messerschmitt Bf 110; i rimanenti 1900 velivoli erano divisi in 1500 ca. Bombardieri Bimotori dei tipi Dornier Do 17Z, Heinkel He 111H e Junkers Ju 88A, e 400 ca. Bombardieri in Picchiata Junkers Ju 87 Stuka. Questo complesso di forze era strutturato in tre Luftflotten ( Armate Aeree ) : la II Luflotte, dislocata in Germania Occidentale, Olanda e Belgio con Quartier Generale a Bruxelles, la III Luftflotte stanziata nella Francia Settentrionale con Quartier Generale a Parigi, e la meno numerosa V Luftflotte acquartierata in Danimarca e Norvegia, con Quartier Generale ad Oslo. Le prime due Armate Aeree erano in grado di battere l’ intera Inghilterra Meridionale e Centrale; la terza, quella destinata ad avere un coinvolgimento nella battaglia tutto sommato marginale, con il compito di tenere sotto tiro la Scozia e costringere così la difesa britannica a disperdere le proprie risorse.
Come si evince chiaramente dai numeri, il rapporto di forze era nettamente sfavorevole agli Inglesi, nella misura di quasi cinque a uno. Per quanto attiene all’ aspetto qualitativo dei mezzi aerei a disposizione, pregi e difetti dei singoli tipi di velivoli finivano alla fine dei conti per bilanciarsi in modo abbastanza equilibrato, con qualche eccezione. Diverso il discorso per quanto riguardava i piloti; infatti, pure essendo sostanzialmente coetanei ( età media vent’ anni ), i piloti tedeschi erano nella maggior parte dei casi veterani già sperimentati dalle precedenti campagne, mentre molti piloti inglesi erano spesso novellini appena usciti dalle scuole di volo. La difesa britannica, tuttavia, godeva anche di qualche vantaggio di non secondaria importanza. In primo luogo, fattore che si sarebbe rivelato di importanza decisiva, la tecnologia Radar, che con molta preveggenza era stata sviluppata a partire dalla metà degli anni ’30. Ora le coste inglesi erano disseminate di una efficiente rete di stazioni radar, che consentivano di avvistare per tempo le formazioni aeree nemiche e di indirizzare verso di loro con prontezza e precisione i propri intercettori; in secondo luogo, i britannici godevano dell’ indubbio vantaggio di “ giocare in casa “, nel senso che un pilota inglese che si lanciava con il paracadute scendeva in territorio amico e, a meno che non fosse rimasto ferito, ritornava a combattere il giorno stesso; al contrario per i tedeschi ogni aero perduto comportava nel 90% dei casi la perdita anche del pilota o dell’ equipaggio nel caso di un bombardiere, dato che quando riuscivano a sopravvivere all’ abbattimento dell’ aereo lanciandosi con il paracadute, scendevano in territorio nemico ed ovviamente concludevano la loro carriera militare come prigionieri di guerra. Infine, i pur eccellenti caccia monoposto Messerschmitt Bf 109 avevano una autonomia limitata, che non consentiva loro di rimanere nei cieli inglesi per più di venti minuti; passato questo tempo ( che in combattimento si accorciava ulteriormente, visto il consumo più elevato ), dovevano necessariamente invertire la rotta per rientrare alle loro basi oltre la Manica, pena l’ esaurimento del carburante e di conseguenza un sempre molto rischioso ammaraggio nel Canale. Oltre a questi fattori, gli storici sono abbastanza concordi nel ritenere che, in termini strategici, la campagna offensiva della Luftwaffe fosse stata inizialmente concepita e condotta in un modo che avrebbe condotto al risultato che si perseguiva; un repentino cambio di strategia, dovuto ai motivi in larga parte casuali che diremo, rovesciò ad un certo punto la situazione favorendo gli Inglesi.
SVOLGIMENTO delle OPERAZIONI
Gli storici militari sono generalmente concordi nel distinguere quattro successive fasi nello svolgimento della Battaglia di Inghilterra, che viene unanimemente considerata conclusa con la vittoria Inglese entro la fine dell’ anno 1940. I bombardamenti tedeschi sulla Gran Bretagna sarebbero proseguiti più o meno sporadicamente anche negli anni successivi, fino alla terribile offensiva con le V1 e V2 dell’estate 1944, ma già all’ inizio del 1941 ogni progetto di invasione dell’ Inghilterra era stato definitivamente abbandonato, essendo incontrovertibilmente chiaro che il tentativo tedesco di assicurarsi la indispensabile superiorità aerea si era concluso con una cocente sconfitta. Nella primavera del 1941 la stragrande maggioranza delle forze aeree tedesche fu quindi richiamata in Germania per una riorganizzazione generale in vista della ormai prossima offensiva all’ Est. Ma precisiamo ora le caratteristiche strategico-tattiche delle diverse fasi della Battaglia .
Fase 1 (dall’inizio di Luglio al 10 Agosto). In questa prima fase la Lufwaffe concentrò i propri sforzi nella interdizione al traffico navale inglese nel Canale della Manica. L’obiettivo strategico, oltre a quello ovvio di rendere sempre più difficoltosi i rifornimenti via mare di cui l’ Inghilterra aveva necessità vitale, era anche quello di attirare in combattimento la caccia inglese per poterla distruggere. Ci si avvide quasi subito che l’ osso da rodere era molto più duro di quelli con i quali la Luftwaffe si era fino a quel momento confrontata; dal 10 Luglio al 10 Agosto i tedeschi persero nei combattimenti sulla Manica ben 217 aeroplani, contro i 96 velivoli perduti dai difensori britannici. Particolarmente clamoroso fu il disastro dei mitici bombardieri in picchiata Junkers Ju 87 “ Stuka “, che avevano fino a quel momento terrorizzato l’ intera Europa.
Aeronauticamente parlando, lo Stuka era un velivolo a dir poco scadente, lento, goffo, appesantito dal carrello di atterraggio fisso; il suo unico pregio era la capacità di colpire con precisione assoluta bersagli di piccole dimensioni come un singolo carro armato. In Polonia e sul Fronte Occidentale avevano conseguito successi spettacolari, grazie però ad una opposizione aerea praticamente inesistente. Quando si avventurarono nei cieli inglesi, gli Hurricanes e gli Spitfires li fecero letteralmente a pezzi. Sembra che, con tipico snobismo britannico, alcuni piloti inglesi avessero a dire che abbattere gli Stukas era “ poco sportivo “, perché risultava facile come “sparare a dei topi in un barile“. Vera o no che sia questa diceria, è un fatto che il giorno 19 Agosto le unità Stukas vennero ritirate dai combattimenti, in conseguenza delle catastrofiche perdite subite. Avrebbero successivamente ottenuto altri successi nei Balcani ed in Russia, ma nei cieli inglesi non si sarebbero più fatte vedere.
Fase 2 (dal 10 Agosto al 6 Settembre). In questa seconda fase la Luftwaffe concentrò invece i propri attacchi sugli aeroporti e le installazioni del Fighter Command RAF nella Inghilterra Meridionale, effettuando la corretta scelta strategica di aggredire il suo avversario direttamente sulle sue basi, al fine di stroncarne definitivamente la capacità operativa. L’ alquanto ottimistica previsione di Goering e del suo Stato Maggiore contava di demolire la difesa aerea a sud di Londra nel giro di quattro giorni, e di annientare del tutto la Royal Air Force al massimo nell’ arco di un mese. In tal modo il progettato sbarco in Inghilterra avrebbe potuto svolgersi secondo i tempi prefissati dalla “ Operazione Leone Marino “, e cioè verso la metà di Settembre. Ma le cose dovevano andare in altro modo.
Il giorno 13, denominato dai tedeschi Adlertag (Giorno dell’Aquila) vide l’inizio del massimo sforzo offensivo della Luftwaffe, che nel corso della giornata effettuò ben 1485 missioni operative sull’Inghilterra, vedendosi abbattere 45 aeroplani contro la perdita di 13 caccia inglesi. Il giorno 15 vide da parte tedesca l’ impegno numericamente maggiore di tutta la battaglia; la giornata vide uno dei rari interventi nei combattimenti anche della V Luftlotte stanziata in Scandinavia, in un attacco coordinato da sud e da nord che vide effettuate 520 missioni dai bombardieri e 1270 dai caccia tedeschi. Il bilancio delle perdite fu di 75 aerei tedeschi abbattuti contro 34 caccia britannici. Il giorno dopo la Luftwaffe replicò il colpo, effettuando nuovamente circa 1700 missioni, e perdendo questa volta 45 aerei contro 21 velivoli inglesi. Dopo alcuni giorni di pausa, i tedeschi attaccarono di nuovo in massa il giorno 18; questa volta persero 71 apparecchi contro le 27 perdite della RAF. Era chiaro che la caccia inglese era tutt’ altro che debellata, tuttavia la Luftwaffe sovrastimava le perdite inflitte al nemico e, ritenendo di essere vicina al successo, proseguì con tenacia nella sua azione nei giorni successivi. Nonostante il bilancio vittorie / perdite fosse nettamente a suo vantaggio, il Fighter Command iniziava a sentire il logorio dello sforzo continuo, e cominciava ad essere sempre più in difficoltà nel rimpiazzare gli aerei perduti e soprattutto i piloti caduti in combattimento, così come nel gestire basi operative che venivano martellate dal nemico quasi quotidianamente. Per i tedeschi il successo sembrava quindi ormai a portata di mano … quando, come spesso avviene nelle vicende umane, il caso intervenne nel mutare il corso degli eventi. Nella notte tra il 24 ed il 25 Agosto, durante una incursione notturna, alcuni bombardieri tedeschi avevano perso la rotta, ed avevano per errore sganciato il loro carico di bombe su Londra, che fino a quel momento era stata risparmiata. La sera stessa Churchill spediva i bombardieri della RAF a bombardare Berlino per ritorsione. I danni furono assolutamente minimi, ma l’ impressione psicologica enorme. Goering aveva giurato sul suo onore che mai un aereo nemico avrebbe potuto violare la capitale del Reich, ed un Hitler pazzo di rabbia impartì nel suo stile le nuove direttive strategiche della battaglia : la Luftwaffe doveva ora concentrare i propri attacchi su un nuovo e primario obiettivo strategico : Londra. La decisione di distogliere gli sforzi dal martellamento degli aeroporti della RAF, ormai vicini alla crisi senza ritorno, per concentrali su Londra, viene considerata dagli storici militari come l’ errore strategico fondamentale che cambiò le sorti della battaglia in favore degli inglesi, in quanto permise al Fighter Command di riprendere fiato, e di riorganizzarsi in vista delle giornate durissime che ancora lo attendevano.
Fase 3 (dal 7 Settembre all’ inizio di Ottobre). In questa terza fase la Luftwaffe concentrò i propri attacchi su Londra ed altre città inglesi. Il cambiamento di strategia non fu immediato, ed infatti fu proprio nel periodo che va dal 24 Agosto al 7 Settembre che la Luftwaffe inflisse i maggiori danni all’ avversario inglese, e fu, senza rendersene conto, ad un passo dal successo definitivo. Fra il 24 agosto ed il 6 settembre i tedeschi compirono ben 33 grandi incursioni, e oltre due terzi furono dirette contro le basi operative di settore e gli altri campi della caccia britannica. In media il numero degli apparecchi tedeschi che presero parte quotidianamente alle operazioni contro l’ Inghilterra durante quelle due settimane si aggirò intorno ai 1000, dei quali da 250 a 400 erano bombardieri, e per due volte il 30 e il 31 agosto gli incursori tedeschi furono circa 1500.
Nel corso dei combattimenti la difesa inglese distrusse 380 aerei tedeschi subendo la perdita di 286 caccia, ma molti altri vennero seriamente danneggiati. Ma soprattutto 103 piloti della RAF furono uccisi, ed altri 128 feriti su un contingente che non superava il migliaio. Per di più, sei delle sette basi operative dell’ 11ma Divisione Aerea subirono gravi danni : nessuna venne messa fuori uso totalmente, ma incontravano difficoltà sempre maggiori nel restare operative. Infine, i nuovi piloti usciti dalle scuole di volo avevano ricevuto un addestramento frettoloso, e non erano ovviamente ancora all’ altezza dei compagni caduti che dovevano rimpiazzare. La forza della caccia inglese stava quindi diminuendo senza sosta e ad un ritmo più veloce che nella fase iniziale della battaglia. Le perdite dei piloti e quelle degli apparecchi superavano di gran lunga le sostituzioni. Di conseguenza, per quanti tremendi lutti e devastazioni la Luftwaffe avrebbe inferto a Londra e alle altre città inglesi a partire dal 7 Settembre, il cambio di strategia tedesco alla fine dei conti si rivelò provvidenziale per la stremata difesa britannica. Cessato il martellamento tedesco, le basi operative del Fighter Command poterono riprendere fiato e riorganizzarsi. Per di più, i nuovi obiettivi, a partire da Londra, erano per gli aerei tedeschi più lontani dalle basi di partenza sul continente; questo significava che i caccia monoposto Messerschmitt 109, gli unici che potevano giocarsela con successo contro i caccia inglesi, potevano restare in combattimento nel cielo di Londra per soli dieci minuti, e questo ovviamente avrebbe reso i bombardieri più vulnerabili agli attacchi della RAF.
Nel tardo pomeriggio del 7 settembre circa 300 bombardieri scortati da 600 caccia attaccarono Londra in massa. Benché quasi tutti i gruppi inglesi alzatisi in volo avessero preso contatto con gli incursori la maggior parte degli aerei tedeschi riuscì a sganciare il proprio carico di bombe ad alto esplosivo e incendiarie prima di essere disturbata. L’attacco colpì in pieno la zona portuale di Londra a est della City. Incendi giganteschi divamparono nei magazzini del porto, e servirono ai tedeschi da guida per le ondate che seguirono la stessa notte, durante la quale altri 250 bombardieri protrassero l’ attacco contro la capitale dal crepuscolo all’ alba. E fu l’ inizio del martirio di Londra. Per tutto il resto del mese, con pause intermittenti dovute alle mutevoli condizioni meteorologiche, la Luftwaffe martellò senza sosta la capitale inglese, alternando incursioni diurne a sempre più frequenti incursioni notturne, ed estendendo gradualmente la zona di attacco dai bacini portuali all’ intera città. Per i tedeschi i tempi si facevano sempre più stretti : per loro era necessario vincere definitivamente la partita entro pochi giorni, dato che il termine ultimo per l’ attuazione del progettato sbarco in Inghilterra non poteva in alcun modo andare al di là del 27 Settembre, perché a quella data sarebbe cambiato il corso delle maree, e dato che la Marina tedesca necessitava di almeno dieci giorni di preavviso per fare partire la Operazione “ Leone Marino “. Di conseguenza, entro il 17 Settembre la Luftwaffe doveva essere riuscita a spazzar via dal Canale la minaccia della Caccia britannica. Il giorno 15, Domenica, tempo variabile, Goering, che aveva assunto personalmente il comando delle operazioni, lanciò su Londra 230 bombardieri scortati da 700 caccia. Gli inglesi, come sempre allertati dal Radar, fecero decollare ogni unità da caccia disponibile per la difesa. Winston Churchill era presente nella Control Room del Fighter Command a Bentley Priory, da dove si seguiva “ in diretta “ lo svolgimento della battaglia, ed in qualche museo inglese si conserva ancora il residuo del sigaro che fumò nervosamente quel giorno. Ad un certo punto, quando gli scontri aerei erano al culmine, Churchill chiese al Vice Maresciallo dell’ Aria Sir Keith Park, responsabile della 11ma Divisione Aerea, di quante riserve ancora disponesse. La risposta fu: “Nessuna, Sir “. A sera, come già ricordato all’ inizio di questo articolo, la Luftwaffe aveva perduto 59 aeroplani, la più alta percentuale di perdite dopo il 15 Agosto, contro l’ abbattimento di 26 caccia della RAF. Era del tutto chiaro che la Caccia Britannica era stata tutt’ altro che debellata, ed anzi era più che mai agguerrita e combattiva; il cambiamento di strategia tedesco aveva permesso al Vice Maresciallo Park di risolvere la crisi dei suoi aeroporti ormai vicina al punto di non ritorno, e per quanto riguardava la carenza di piloti, il problema era stato in qualche modo risolto introducendo al servizio operativo quella sorta di “ legione straniera “ su cui la RAF poteva contare come estrema risorsa. Oltre ai piloti delle altre nazioni del Commonwealth (Canadesi, Australiani, Neo Zelandesi, Sud Africani), si era infatti arruolato un numero considerevole di piloti Francesi, Belgi, Olandesi, Norvegesi, Cecoslovacchi e Polacchi, sfuggiti all’ invasione tedesca ed ansiosi di poter continuare la lotta contro gli occupanti dei loro paesi, nonché una nutrita pattuglia di piloti statunitensi, spinti chi da motivi idealistici chi da spirito di avventura. A tutti costoro la Royal Air Force era stata ben felice di concedere l’ opportunità di battersi contro i nazisti; inseriti i primi piloti stranieri nelle unità britanniche, in breve tempo vennero costituiti interi Squadrons “stranieri “, composti di piloti della stessa nazionalità, che nel corso della battaglia ed oltre si distinsero per impegno e valore.
Dopo la giornata del 15 Settembre, i numeri parlavano chiaro in tutta la loro cruda evidenza; e quindi, il giorno 17 il Fuehrer non ebbe altra alternativa se non quella di rimandare sine die l’ Operazione ” Leone Marino “. Goering tuttavia non era ancora disposto ad ammettere il fallimento, e si aggrappava alla convinzione che un breve periodo di bel tempo sarebbe bastato alla Luftwaffe per distruggere la caccia nemica e costringere l’ Inghilterra alla resa anche senza l’ invasione. Fra il 17 settembre e la fine del mese le sue formazioni diurne attaccarono ancora, tempo permettendo. Poté lanciare attacchi in grande stile contro la capitale soltanto tre volte nei giorni 18, 27 e 30. In ogni occasione i caccia inglesi riuscirono ad evitare un bombardamento massiccio facendo pagare un pedaggio salato all’ attaccante. La perdita di 120 apparecchi durante questi tre giorni di combattimenti contro i 60 della RAF abbattuti dai tedeschi, non poteva certo incoraggiare Goering a persistere ulteriormente. In totale, fra il 7 ed il 30 settembre, se la caccia inglese aveva lamentato la perdita di 247 velivoli, la Luftwaffe ne aveva per contro perduto ben 433. La vittoria, quindi, era irrimediabilmente sfuggita dalle mani dei Tedeschi. Il 12 ottobre Hitler lo riconobbe, differendo formalmente l’ Operazione ” Leone Marino ” alla primavera del 1941, il che equivaleva, nella realtà, ad una rinunzia definitiva. L’ attenzione del Fueher si era ormai definitivamente spostata verso la Russia.
Fase 4 (dall’ inizio di Ottobre alla Primavera del 1941). Tuttavia, fintanto che la macchina bellica tedesca non fosse stata in grado di mettersi in moto in direzione est, moltissime ragioni consigliavano di mantenere una pressione contro la Gran Bretagna, se lo sforzo non era eccessivamente gravoso. In Ottobre la Luftwaffe, appoggiata da un piccolo numero di aerei italiani, tenne la caccia inglese sotto tensione mandandole contro di giorno i propri caccia e i cacciabombardieri che arrecavano pochi danni ma erano difficili da intercettare. Di notte i bombardieri, che operavano praticamente sicuri dell’ impunità, continuarono a rovesciare il loro carico esplosivo su Londra. ll peso degli attacchi notturni si concentrò pressoché per intero sulla capitale inglese. Fra il 7 settembre e il 13 Novembre vi fu un’ unica notte in cui la città rimase immune dai bombardamenti. Il numero degli apparecchi tedeschi che la sorvolavano ammontava in media a 163 per notte. Con il rinvio definitivo dell’ Operazione ” Leone Marino ” gli attacchi aerei si estesero ad altri obiettivi strategici : le città industriali e più tardi soprattutto i porti, integrando le azioni di blocco dei sommergibili tedeschi. La notte del 14 Novembre venne praticamente distrutta la città di Coventry, e furono altresì grevemente colpite le città di Southampton, Birmingham, Liverpool, Bristol, Plymouth, Portsmouth, Cardiff, Swansea, Belfast, Glasgow e numerosi altri centri minori. Durante queste azioni, fintanto che la IIª Luftflotte non venne trasferita a est nel maggio 1941 e le incursioni cessarono gradatamente, i tedeschi uccisero circa 40.000 civili inglesi e ne ferirono altri 46.000, e danneggiarono oltre un milione di case d’ abitazione perdendo complessivamente circa 600 aeroplani. Quantunque la Caccia Notturna inglese cominciasse ad organizzarsi meglio e ad ottenere i primi successi, l’ offensiva tedesca non cessò gradualmente per effetto dell’ accresciuto potenziale difensivo britannico, ma perché la maggior parte degli aeroplani tedeschi dovettero essere impiegati su un altro fronte. Se l’ Unione Sovietica fosse crollata in otto settimane, come riteneva ottimisticamente Hitler, la Luftwaffe sarebbe ritornata indubbiamente abbastanza presto all’ attacco, per spianare la strada alla rinviata invasione, oppure per tentare di mettere la Gran Bretagna in ginocchio e obbligarla a chiedere la resa. Invece, come é ben noto, l’ URSS sostenne l’ urto tedesco, e gli inglesi, benché sottoposti a ulteriori bombardamenti, non si ritrovarono più per il resto della guerra di fronte alla minaccia di un’ invasione del loro territorio.
ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Come la stragrande maggioranza delle battaglie, anche la Battaglia di Inghilterra si concluse quindi con un vincitore, la Gran Bretagna, ed uno sconfitto, la Germania. E’ quindi lecito chiedersi a chi vada il merito maggiore della vittoria inglese, e per contro a chi debba attribuirsi la maggior responsabilità della sconfitta tedesca, visto che senza alcun dubbio alla vigilia dello scontro i pronostici erano tutti a favore della Luftwaffe. Per quanto attiene al campo britannico, non vi è alcun dubbio che l’ artefice principale della vittoria inglese sia stato il Comandante in Capo del Fighter Command della RAF, il Maresciallo dell’ Aria Sir Hugh Dowding, la cui lungimiranza, fermezza e capacità organizzativa consentirono all’ Inghilterra di affrontare ed infine superare con successo una delle prove più dure di tutta la sua storia secolare.
Durante la Campagna di Francia della Primavera 1940, Dowding aveva resistito con caparbietà alle pressioni di Churchill per un maggiore impegno del Fighter Command sul continente; considerava giustamente già persa la Battaglia di Francia, e non intendeva in alcun modo sprecare senza scopo quei pochi caccia che gli erano rimasti, e che sarebbero stati vitali per la difesa della madrepatria. Riuscì a spuntarla lui, e di fatto non uno dei preziosi Spitfires venne impiegato in combattimento in Francia, se non nei giorni convulsi della copertura aerea della “ Operazione Dynamo “, la evacuazione del Corpo di Spedizione Britannico da Dunkerque. Si è già detto che l’ utilizzo molto efficiente della tecnologia Radar rappresentò per gli Inglesi un vantaggio di importanza fondamentale, e va quindi dato atto al Comando Britannico di aver saggiamente e previdentemente investito sullo sviluppo di questa tecnologia fin dalla metà degli anni ’30. Ed ancora una volta fu essenzialmente Dowding l’artefice primo della creazione e dello sviluppo di una ottimamente organizzata rete di stazioni di avvistamento e segnalazione del nemico, che coprivano l’intero territorio nazionale, e che entro brevissimo tempo avrebbero dimostrato la loro fondamentale importanza nella gestione della battaglia. Per contro, la Luftwaffe non potè giovarsi di una guida altrettanto lungimirante quale quella che ebbe la RAF. Abbiamo già detto che la responsabilità dell’ errore strategico fondamentale, quello di distogliere gli sforzi della Luftwaffe dagli attacchi agli aeroporti inglesi ormai prossimi al collasso per concentrarli su Londra, sia da attribuirsi ad una decisione personale di Hitler; tuttavia, anche dal punto di vista più strettamente tattico, quando Hermann Goering assunse personalmente il comando delle operazioni, per la Luftwaffe le cose si complicarono ulteriormente. Goering era stato un valoroso pilota da caccia durante la Prima Guerra Mondiale, aveva ereditato il comando della celeberrima squadriglia di Von Richtofen dopo la morte di quest’ ultimo, e si era guadagnato la massima onorificenza militare, la Croce “ Pour le Mérite “; ma dirigere al massimo livello una operazione di questa portata in modo razionale e competente non era in alcun modo nelle sue capacità. Egli finì per emanare ordini insensati, soprattutto quello che imponeva ai suoi piloti da caccia, cui già non mancavano le gatte da pelare, di volare a stretto contatto con le formazioni di bombardieri per cercare di proteggerli meglio, laddove nei fatti gli aerei da caccia venivano in questo modo penalizzati in quelli che erano i loro punti di forza, la velocità e la capacità di manovra. Non contento, una volta che i risultati della caccia inevitabilmente peggiorarono, egli non seppe trovare di meglio che accusare di codardia i suoi piloti, laddove, come questi comprensibilmente esacerbati confidavano in privato, li aveva messi nella condizione di combattere “ con un braccio legato dietro la schiena “. Ed infine, riteniamo giusto concludere con quelli che Churchill in persona volle indicare come coloro ai quali spettava la maggior gloria ed onore della vittoria, e cioè i piloti del Fighter Command RAF. In tutto un migliaio di persone, Inglesi e come abbiamo visto di molte altre nazionalità, la cui età media, soprattutto nel periodo più critico, si aggirava sui 18 / 20 anni, appena usciti dalle scuole di volo con un addestramento spesso frettoloso ed approssimativo e nessuna esperienza di combattimento, ma dotati di una determinazione incrollabile che mai, neanche nei momenti più duri, li portò a prendere in considerazione anche solo per un momento la possibilità di “gettare la spugna“. Tanto che proprio per loro, in un discorso famoso, Sir Winston pronunciò una delle sue migliori frasi storiche: “ Mai, nella storia dei conflitti umani, così tanti hanno dovuto così tanto a così pochi“.
La Partecipazione Italiana alla Battaglia di Inghilterra
Dopo la conclusione della Campagna di Francia nel Giugno 1940, campagna alla quale l’ Italia si era aggiunta tardivamente e contro un nemico, la Francia, che l’ alleato tedesco aveva già ampiamente debellato, il Duce del Fascismo Benito Mussolini volle la creazione di un Corpo Aereo Italiano che operasse al fianco dei tedeschi nella Battaglia di Inghilterra. Tale Corpo Aereo venne costituito in data 10 Settembre, ed aveva alle sue dipendenze due Unità da Bombardamento, il 13° Stormo Bombardamento Terrestre con i Reparti subordinati 11° Gruppo BT e 43° Gruppo BT, ed il 43° Stormo Bombardamento Terrestre con i Reparti 98° Gruppo BT e 99° Gruppo BT. I due reparti erano equipaggiati con circa 80 Bombardieri Bimotori FIAT BR 20 Cicogna. La componente da Caccia era composta dal 56° Stormo Caccia Terrestre, con i Reparti subordinati 18° Gruppo CT, equipaggiato con il caccia biplano FIAT CR 42 Falco, ed il 20° Gruppo CT, montato invece sul caccia monoplano FIAT G 50 Freccia. Il giorno 27 Settembre, dopo che le strutture logistiche erano state trasportate via ferrovia in Belgio, gli aerei decollarono dall’ Italia alla volta delle basi belghe di Melsbroeck e Ursel, da dove avrebbero operato sull’ Inghilterra. I bombardieri effettuarono il lungo volo di trasferimento nell’ arco della giornata, i caccia invece attraverso una serie di tappe intermedie. Le crescenti avversità metereologiche ostacolarono gli spostamenti, ed il trasferimento dei caccia in Belgio poté essere completato soltanto il 19 Ottobre. Il maltempo, per il quale i nostri aeroplani non erano minimamente attrezzati, si rivelò da subito un nemico non meno temibile della caccia inglese. Nel mese di Ottobre, il tempo in Belgio è sempre estremamente variabile, con annuvolamenti improvvisi, violente piogge e fitte nebbie. I nostri bombardieri erano sprovvisti di attrezzature atte ad impedire la formazione di ghiaccio sulle ali, per non parlare dei caccia, caratterizzati da una cabina di guida aperta, e cosa peggiore di tutte, non dotati di apparecchiatura radio, talché i piloti erano costretti a comunicare a gesti ( quando si vedevano ! ), come ai tempi della Prima Guerra Mondiale. Il solo volo di trasferimento si concluse con la perdita di sei aeroplani, quattro bombardieri BR 20 e due caccia G 50, sfasciati in incidenti vari con la morte di tre aviatori. La prima missione operativa, un attacco notturno sul porto di Harwich, venne effettuata la notte del 24 Ottobre da 12 velivoli del 13° Stormo e 5 del 43° Stormo. Altri tre bombardieri andarono perduti in incidenti di volo. Come si può facilmente notare, al di là di ogni altra considerazione, ancora una volta entravamo in scena nel teatro di operazioni quando ormai i giochi erano già praticamente fatti, e l’ esito della battaglia come si è visto già deciso, e questa volta in senso sfavorevole ai tedeschi. Tuttavia le operazioni sull’ Inghilterra del Corpo Aereo Italiano proseguirono fino al 3 Gennaio 1941, giorno in cui venne effettuata l’ ultima missione. Come già detto, le condizioni del tempo ostacolarono pesantemente l’ attività operativa, e furono causa di numerosi incidenti. Nelle poche ( per fortuna ! ) occasioni in cui i nostri aviatori dovettero confrontarsi in combattimento con la caccia britannica, ebbero purtroppo modo di rendersi conto della totale inadeguatezza dei mezzi di cui erano dotati in confronto a quelli dell’ avversario.
Gli scontri più intensi con la caccia inglese si ebbero il giorno 11 Novembre nel cielo di Harwich; tre bombardieri vennero abbattuti nel corso dello scontro, ed altri tre rimasero così gravemente danneggiati che non riuscirono a tornare alla base, e si sfasciarono in vario modo durante il volo di rientro. In ogni modo, entro la fine del Gennaio 1941, i bombardieri ed il 18° Gruppo CT con i CR 42 erano rientrati in Italia. Il 20° Gruppo CT con i G 50 si trattenne ancora fino al mese di Aprile, impegnato in missioni di pattugliamento difensivo sulla Manica che non videro ulteriori contatti con il nemico. In totale il Corpo Aereo Italiano effettuò sull’ Inghilterra 144 Missioni di Bombardamento, 1640 Missioni di Caccia, e 5 Missioni di Ricognizione. Le perdite ammontarono nel complesso a 13 Bombardieri e 25 Caccia, con 26 aerei del totale perduti per incidenti di volo. Le perdite umane ammontarono complessivamente a 34 morti e 22 feriti, di cui rispettivamente 14 e 9 in combattimento.
Nota dell’Autore:
Le date, le cifre ed i profili a colori degli aerei riportati nel presente articolo sono ripresi dall’eccellente articolo “La Royal Air Force e la Battaglia di Inghilterra” pubblicato sul Blog di Aerostoria da Ino Biondo, che ringraziamo sentitamente per l’ottimo lavoro e per la mole di informazioni messe a disposizione degli appassionati sul Web.
Questo articolo è stato scritto dall’amico prof. Pier Luigi Menegatti, al quale va naturalmente la nostra gratitudine. Chi volesse approfondire la Battaglia d’Inghilterra e la storia dell’aeronautica militare nella Seconda Guerra Mondiale può trovare un’ampia gamma di libri su questi temi nella biblioteca dell’Antica Frontiera.